Il ritorno, Stefano Chiantini su Teresa: “La scommessa che abbiamo fatto con Emma”
La storia di una donna e lo spaccato di una società che fatica a rialzarsi
Il ritorno di Stefano Chiantini con Emma Marrone protagonista, presentato in anteprima ad Alice nella Città sezione parallela della Festa del Cinema di Roma. VelvetMAG, presente alla manifestazione capitolina – giunta alla sua diciassettesima edizione – ha incontrato il cast della pellicola e intervistato il regista Chiantini.
Emma Marrone sperimenta nuovamente il set cinematografico dopo Gli anni più belli di Gabriele Muccino e la serie A casa tutti bene. La cantante è la protagonista assoluta de Il ritorno, film diretto dal regista Stefano Chiantini e presentato in anteprima ad Alice nella Città, realtà parallela alla Festa del Cinema di Roma. Tutto ruota attorno al personaggio interpretato da Emma, la quale regge il film con una profonda intensità recitando un ruolo che la vede madre e che dopo 10 anni di carcere cerca di ricucire il rapporto col figlio e col marito. Il ritorno è un film che viaggia nei silenzi più bui di una vita lacerata. Emma incarna il riflesso di una società che esiste, e che germina spesso tra glia angoli più lontani di una città. E’ una donna alla ricerca della seconda possibilità, ma che fa fatica a trovarla.
Il ritorno, Emma Marrone in conferenza stampa: “Mi sono messa alla prova”
“Quando ho letto il copione sono rimasta folgorata. Ho capito che sarebbe stato un film fisicamente e umanamente complicato. Mi sono messa alla prova – ha dichiarato la cantante nel corso della conferenza stampa tenutasi negli spazi di Alice nella Città – scendendo agli inferi, nel dolore, nell’apatia e nei silenzi di questa donna. A Teresa viene vietato di avere una seconda possibilità come capita a molte donne e uomini che soccombono a questa società poco inclusiva”. Emma per interpretare Teresa si è spogliata di se stessa calandosi il più possibile tra le ombre di una donna che viene ‘rigettata’ dalla stessa vita.
Ha tagliato i capelli. Non si è mai staccata dal personaggio finché le luci del set non si sono definitivamente spente su Il ritorno. Per sei settimane la cantante ha camminato con Teresa, ha mangiato e si è vestita come lei. “Me li sono fatti tagliare per il ruolo – ha raccontato – a Sanremo dovevo portare una canzone non la mia immagine. Dobbiamo smettere di pensare che l’immagine debba stare al di sopra dell’arte, quando si decide di fare un film o di scrivere una canzone ci si deve mettere in gioco al cento per cento”.
Stefano Chiantini in esclusiva per VelvetMAG
Teresa è una donna che lotta. Lotta per se stessa, per suo figlio. Lotta contro alcuni sacchi della spazzatura come se fossero i sacchi di un ring. Abbiamo raggiunto Stefano Chiantini – regista del film Il ritorno – per porre una riflessione su quanto sia importante lottare sempre – indipendentemente dalla vittoria o meno – se vale la pena farlo. “Penso che la lotta sia fondamentale, non perché la si debba vincere, ma perché è un modo per andare avanti. Sono una persona che ha dovuto sempre lottare e l’ho fatto spesso per ottenere qualcos’altro. Credo che sia anche un approccio per sentirsi vivo. Il personaggio di Emma ha altre necessità. Parliamo di una lotta che la porta ad un ennesimo precipitare: ogni cosa che Teresa fa, finisce sempre per essere qualcosa che la porta ad un gradino più giù. Mi piace – aggiunge il regista – che questo film abbia come titolo Il ritorno, in quanto va a contrapporsi a quello che poi succede. La lotta è quindi il tema del film.
Emma è stata scelta per interpretare Teresa, un ruolo dalle sfumature cupe e dalla sofferenza che prende forma tra le righe della sua espressione. Quale caratteristica ha fatto sì che potesse però vestire i panni della protagonista?
Mi piaceva l’idea di fare un film poco incline alla massa, al commercio, e di avere come protagonista un personaggio pop. Mediaticamente forte e conosciuto. Una bellissima contrapposizione! Ma soprattutto di spogliarla di quella sua immagine. Questa è stata la scommessa che abbiamo fatto con Emma.
Prendendo in mano la sceneggiatura, qual è stato l’aspetto più affascinate che hai maggiormente evidenziato?
Mi piaceva molto già dalla scrittura raccontare questa donna attraverso il fisico, il movimento, il reiterare delle cose senza dialogo. Questo è un aspetto su cui ho lavorato da subito.
Cosa vorresti che lo spettatore portasse a casa dopo aver guardato il tuo film?
Non lo so bene, perché mi rendo conto di aver fatto un film volutamente sentito che arrivasse come un pugno allo stomaco. In un certo senso è anche frustante. Respingente per alcuni versi. Penso che ogni spettatore vedrà il film e avrà delle emozioni diverse. Mi piace – inoltre – l’idea di poter far capire che si può raccontare anche un tipo di cinema apparentemente più distaccato, più difficile e che anche questo possa arrivare coinvolgente a tutti. Mi piacerebbe questo: che un film fosse fatto ancora pensando al cinema e che la gente possa amare il cinema.