L’Autunno che non è più tra cambiamento climatico e politica
Novembre che sembra la fine dell'estate tra primati e scossoni politici
Tutto il mese di ottobre ha dato il via ad un autunno sui generis rispetto a quanto eravamo abituati fino ad oggi. Un’ottobrata generalizzata di bel tempo e conseguente ed insperato risparmio energetico da un lato, ma che richiama prepotentemente la necessità delle azioni di contrasto al cambiamento climatico.
Un ottobre ben caldo dal punto di vista del meteo. Per la città di Milano ad esempio bisogna risalire al 1897 per ritrovare una media di temperature che sfiora i 20 gradi per le commemorazioni dei defunti. Si spingono oltre le città del Sud e le località balneari: a Rimini si fa ancora il bagno, come in Sicilia, Puglia e Sardegna. Roma e Napoli sono invase da turisti in pieno outfit estivo, come le città d’arte del Belpaese. Si pranza e si cena tranquillamente all’aperto. Continua la voglia di stare all’aperto e non possiamo nasconderci sia da attribuire al lungo post Covid che stiamo ancora vivendo, perché anche sul quel fronte la “guerra” non è finita davvero.
La copertina di VelvetMAG: dedicata a questo “autunno sognante”
Per questo ho chiesto ad uno dei fotografi che spesso presta il suo obiettivo e la sua visione alle copertine che raccontano VelvetMAG, Antonio Martello, di cercare uno scatto (qui sopra a sinistra, n.d.r.), un momento che mostrasse questa fine di ottobre che autunno non è. Nessuna tonalità di giallo, arancio e, figurarsi, marrone. Tutto è verde e rigoglioso nella flora, come nella fauna che impera in questo rigurgito di estate che somiglia più alla primavera. E ci permette di vivere un po’ sognanti e fuori dal tempo come in questo splendido scorcio di Villa Ada a Roma.
Photo credits Cover VelvetMAG @Antonio MartelloUn capovolgimento figlio evidentemente del surriscaldamento globale, che ci ha permesso un consistente ritardo nell’accensione degli impianti di riscaldamento e quindi un risparmio energetico, da un lato. Dall’altro una parentesi “sognante”, per ricordare quanto sosteneva Søren Kierkegaard in fatto di stagioni: “preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra”.
L’autunno in politica interna: Meloni uber alles
Le elezioni politiche dello scorso 25 settembre hanno consegnato una trionfatrice politica assoluta: l’onorevole Giorgia Meloni. Prima premier donna della storia d’Italia. Un titolo di “vanto” assoluto, che sarebbe un peccato sprecare a favore di chi verrà dopo di lei. Non offuscabile neppure dal confuso rincorrersi di note da Palazzo Chigi: c’è ancora qualche tempo di assestamento concedibile, ma ora da Presidente del Consiglio, urge una sterzata verso una comunicazione istituzionale compiuta e un distacco dai toni della propaganda partitica, e della campagna elettorale permanente; si spera da parte sua e di tutta la maggioranza.
Da onorevole e da Presidente per ora ha schivato trappole tese da consumati uomini politici, come il fuoco amico, mostrando le sue doti da “animale cresciuto a pane e politica” in periferia (ma ora è al centro del potere italiano, che più al centro non si può, fino al cuore dell’Europa). Come le hanno riconosciuto sia Gianfranco Fini che la scelse come segretario del Fronte della Gioventù, che Massimo D’Alema, simbolo per eccellenza della scalata ai partiti tradizionali. Giorgia Meloni governa oltre al Paese proprio questo: un partito con un’organizzazione tradizionale, radicato sul territorio e con un’identità che si può non condividere (anche lo stesso Fini l’ha ammonita sui diritti), ma che è chiara e sovranista. E tutti gli altri – Movimento 5 Stelle compreso – hanno perduto, impegnati a rincorrere il consenso, i sondaggi e un elettorato che numericamente appare cristallizzato da un’elezione all’altra.
Dal mondo: la guerra in Ucraina e il ritorno di Lula
Mentre la guerra in Ucraina continua conservando i tratti che abbiamo tristemente imparato a conoscere: la Russia perde sul campo – con un numero di vittime che sarebbe intollerabile per qualunque democrazia – gli ucraini guidati da Zelensky continuano a resistere, grazie agli aiuti inviati in armi e mezzi da tutto l’Occidente atlantista. Posizione ribadita dalla neo premier Meloni nel suo discorso di insediamento, ma che trova sempre più distinguo in tutti gli alleati, storicamente filo putiniani. Dal mondo arriva la notizia del ritorno di Lula, rieletto per un soffio alla guida del suo Brasile, dopo l’annullamento giudiziario delle accuse di corruzione. Ma è soprattutto l’Inghilterra a tenere banco nel vecchio continente.
Il ruggito d’autunno della vecchia Inghilterra
Il nuovo regno di sua maestà Carlo III, pronto a segnare il secondo mese di durata – non per colpa sua va detto – segna un record di instabilità: Liz Truss ha guidato il più breve governo della storia britannica. Lo ricordiamo era stato l’ultimo atto pubblico compiuto da sua maestà Elisabetta II prima dell’aggravarsi delle sue condizioni e della morte sopraggiunta l’8 settembre.
Il neo premier inglese Rishi Sunak, il primo della storia di origini indiane e di fede religiosa induista, con un patrimonio familiare (suo e della moglie ereditiera e imprenditrice) è pari a 800 milioni di euro, il doppio di quello del sovrano. 42 anni, da semi sconosciuto ha scalato il partito dei Tory inglese, maggioranza a Westminster. “Siamo in grave crisi, servono scelte dure” – ha annunciato nel suo primo discorso davanti al n.10 di Downing Street. Così gravi da rinunciare anche alla Cop27, nonostante il cambiamento climatico sia un tema carissimo a casa Windsor dai tempi del principe Filippo, fortemente sostenuto da re Carlo e dal principe di Galles William. Perché di ambiente e futuro non solo quest’autunno sarà necessario riparlare per non essere colti sempre di sorpresa quando come sosteneva Oscar Wilde “all’improvviso, l’estate sprofonda nell’autunno”.