Mentre a Catania e Reggio Calabria i migranti sbarcano dalle navi delle Ong fatte attendere in seguito alle nuove regole del Governo Meloni, a Lampedusa muoiono bambini arrivati su barchini di fortuna.
Il cadavere di un neonato di 20 giorni originario della Costa d’Avorio è stato trovato su un barchino soccorso al largo di Lampedusa nella notte fra il 9 e il 10 novembre. Il piccolo faceva parte di un gruppo di migranti che stava viaggiando verso l’Italia. I militari della Capitaneria hanno rinvenuto la salma quando hanno agganciato e soccorso il barchino con a bordo 36 persone, fra cui 9 donne e 2 minori. Sul natante anche due persone ustionate.
I medici, presenti al molo Favarolo durante lo sbarco dei migranti, hanno effettuato un’ispezione sul corpo del neonato. E hanno riferito che il decesso corrisponde a quanto dichiarato dalla madre al momento del soccorso. Il piccolo soffriva di problemi respiratori. La traversata della mamma col piccolo era iniziata da Mahres in Tunisia. Il neonato, partito con la madre di 19 anni mentre il padre è rimasto in Tunisia, aveva sofferto di disturbi respiratori. I genitori speravano di arrivare in Italia per riuscire a farlo curare.
“Il bambino è morto di ipotermia”
Come detto, i medici intervenuti a soccorrere i migranti giunti a Lampedusa hanno effettuato un’ispezione sulla salma del bambino. Già durante la notte. I sanitari non hanno riscontrato alcun segno esterno di violenza e hanno ritenuto che il decesso sia avvenuto per ipotermia a causa delle condizioni di fragilità del neonato.
L’ipotermia è una condizione di emergenza in cui il corpo perde calore più velocemente di quanto rapidamente lo produca. Questa situazione porta a una pericolosa diminuzione della temperatura corporea, che scende al di sotto dei 35 gradi. A queste temperature il cuore, il sistema nervoso e altri organi non riescono a funzionare correttamente. Spesso a causare l’ipotermia è l’esposizione a una bassa temperatura atmosferica o all’immersione in acqua fredda.
Arrivi continui di migranti
La Procura di Agrigento, con il suo facente funzioni Salvatore Vella, ha già disposto il nulla osta alla sepoltura del cadavere del bambino. La mamma del piccolo si trova adesso all’hotspot di contrada Imbriacola, così come i compagni di viaggio. Sono 118 i migranti giunti a Lampedusa dalla mezzanotte in poi. A soccorrere i tre barchini sui quali viaggiavano sono state le motovedette della Guardia costiera. Il 9 novembre, con 9 diversi sbarchi, sono giunte invece 522 persone. L’ultimo approdo, poco prima della mezzanotte, ha riguardato 28 persone, in fuga da Costa d’Avorio, Burkina Faso, Guinea, Camerun e Nigeria. I militari della Guardia di finanza le hanno ritrovate direttamente a Cala Francese. Durante la notte, poi, i soccorritori hanno salvato al largo gruppi di 31, 36 e 51 persone. Il neonato di 20 giorni si trovava su quest’ultimo barchino. Tutti sono partiti da Sfax in Tunisia.
Il sindaco scrive a Meloni
Il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, ha scritto alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiedere un incontro urgente sui migranti. “È un continuo ricevere chiamate da parte delle forze dell’ordine per informarmi che ci sono cadaveri. Mi sembra di assistere a un bollettino di guerra. Ciò che mi preoccupa è che stia diventando una quotidianità, nell’indifferenza dell’Europa. È duro lavorare in queste condizioni, innanzitutto umanamente e poi perché il nostro Comune non può sopportare questo peso, anche per l’insufficienza di risorse umane, strumentali e finanziarie“.