L’Estate di San Martino: chi è il cavaliere che diventò Santo e perché è legato al vino novello
Tra leggende e tradizioni sono diverse le storie che si accostano a questa figura religiosa
A San Martino, la cui ricorrenza è celebrata dalla Chiesa Cattolica l’11 novembre, si legano tradizioni e leggende diverse. A questo cavaliere che divenne Santo, infatti, si associa quel periodo dell’anno che è chiamato “Estate di San Martino“. Ed in questo stesso periodo, la cultura popolare mette in atto un vero e proprio rito: l’assaggio del vino novello.
Il fenomeno meteorologico che si presenta a metà novembre, dunque più vicino all’inverno che alla stagione calda, è noto come Estate di San Martino. Benché vi sono delle vere e proprie manifestazione climatiche, con soventi rialzi di temperature, a questo periodo dell’anno sono legate delle leggende entrate a far parte della credenza popolare.
L’11 novembre la Chiesa Cattolica celebra la festa di San Martino, ma la tradizione vuole che nelle giornate che precedono e seguono questa data pioggia, nebbia e freddo, cessino per riapparire poco dopo. Una sorta di pausa che l’autunno si concede prima di sfociare nell’inverno.
La leggenda di San Martino
Insomma, nonostante non ci sia una certezza matematica che il primo freddo autunnale ceda il posto, solo momentaneamente, ad un clima più mite, per il 2022 le previsioni lasciano intendere che questo avverrà. Leggenda o coincidenza, la cultura popolare non trascura questo avvenimento. Si narra che durante il freddo inverno del 335 d.C, Martino di Tours (un cavaliere) si trovasse in Gallia, regione nella quale esercitò la professione di soldato per gran parte della sua vita. Una mattina, uscito a cavallo dalla città di Amiens, fu sorpreso da un violento temporale. Assalito da fulmini, tuoni, vento e pioggia si decise a trovare un riparo. Ma proprio mentre stava cercando il suo rifugio, la strada di Martino s’incrociò con quella di un povero coperto di stracci e totalmente bagnato dalla pioggia battente. A quel punto il cavaliere s’impietosì alla vista di quell’uomo e decise di dividere il suo mantello e donarne una parte al povero.
Ma nello stesso istante in cui Martino donò il suo mantello al pover’uomo, la pioggia si fermo. Il cielo coperto diede spazio ad un sole luminoso e le temperature si alzarono. A quel punto il cavaliere fece ritorno presso la sua dimora e quella stessa notte il Signore gli apparve in sogno con addosso il mantello che aveva dato al mendicante. Gesù pronunciò queste parole: “Ecco qui Martino il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito“. Al suo risveglio Martino trovò il suo mantello intatto, nelle stesse condizioni in cui era prima che lo avesse diviso a metà. Questo accadimento fu per il soldato l’impulso a convertirsi, così si fece battezzare e decise di posare la sua spada dopo vent’anni. Si fece monaco e nel 371 d.C. fu nominato Vescovo di Tours. L’11 novembre coincide con la data di sepoltura di San Martino e l’Estate che porta il suo nome ricorda il gesto caritatevole del Santo.
Il vino novello
La storia di San Martino è l’esempio di come spesso la cultura popolare s’intrecci con la religione e porti avanti per secoli tradizioni sempre vive. Secondo un detto popolare, L’Estate di San Martino dura “Tre giorni e un pochino“. Ma l’11 novembre è celebre anche per un altro motivo: l’aperture delle botti e l’assaggio del vino novello. Questa tradizione si lega all’Estate e al clima mite temporaneo e ritrovato. Ma rappresenta anche un’usanza che si lega alla cultura agricola popolare. L’11 novembre, dedicato a San Martino, infatti è conosciuto sia per le particolari condizioni climatiche, sia per il celebre detto: “ogni mosto diventa vino“. Una festa ricca di significati che per la sua allegria e particolarità ha attratto l’attenzione di scrittori e poeti di tutto il mondo. Si tratta, infatti, di una ricorrenza molto particolare, nella quale alla vita del Santo si legano le tradizioni agricole locali.
Secondo una tradizione popolare che, come sempre, sfocia nel religioso a San Martino è attribuito anche il miracolo di aver trasformato l’acqua in vino. Per questo motivo, è anche il Santo protettore degli osti. Tuttavia, il legame tra l’11 novembre e il vino ha origini che si legano all’agricoltura primordiale, in quanto segnava la fine del ciclo del raccolto. Era il periodo in cui si tiravano le somme e coincideva, spesso, con la data in cui terminava l’affitto di campi e terre coltivabili. È questo, dunque, il periodo in cui i mosti depositati durante la vendemmia sono maturati e si sono trasformati in vino novello. Quindi per San Martino si aprono le botti e si assaggia il vino nuovo per la prima volta durante l’anno. Ecco perché a San Martino si gode dell’estate in pieno autunno e si beve il “buon vino“.