Dalla fine di agosto in Ucraina si assiste al successo pressoché ininterrotto delle controffensive dell’esercito di Kiev. I russi battono in ritirata. Ieri 11 novembre anche da Kherson, annessa con i referendum farsa di settembre. E Putin finisce nel mirino degli ultranazionalisti di Mosca.
Fa scalpore un post su Telegram – poi rimosso – del cosiddetto ‘ideologo’ di Putin, il filosofo Alexandr Dugin. Sua figlia, Darya Dugina, è stata assassinata in un attentato nel mese di agosto a Mosca, presumibilmente provocato dagli ucraini. Adesso però Dugin attacca frontalmente Vladimir Putin incolpandolo indirettamente delle sconfitte militari che la Russia sta subendo a ripetizione in Ucraina. Dopo quasi 9 mesi ininterrotti di conflitto gli esperti calcolano 100mila morti per parte fra gli eserciti ucraino e russo.
In una autocrazia “diamo al sovrano pienezza assoluta dei poteri per salvarci tutti“, quindi “pieni poteri in caso di successo. Ma anche totalità delle responsabilità in caso di fallimento“. Così, su Telegram, Alexandr Dugin dopo la ritirata a Kherson. “Niente contro Surovikin“, ossia il capo delle operazioni militari in Ucraina. “Il colpo non è diretto a lui. È un colpo per voi-sapete-chi“, ha aggiunto Dugin riferendosi al presidente russo, che a suo dire dovrebbe pagare anche con la vita. Nel lunghissimo post su Telegram, Dugin utilizza toni accorati riguardo a Kherson perduta.
Putin come il “Re della pioggia“
“Una città russa, capitale di una regione (Kherson, ndr.), si è arresa, è stata consegnata“. E ora i “russi piangono e soffrono“, scrive. E per indicare il responsabile di tale fallimento, Dugin fa una riflessione sul potere russo. Nel quale al “sovrano viene dato potere assoluto per salvarci tutti in un momento critico.” E “se per farlo si circonda di schifezze o sputa sulla giustizia sociale, è spiacevole, ma è giustificato per salvarci.” Al contrario, “se non ci salva, il suo destino è quello del Re della pioggia“, ossia essere ucciso, aggiunge Dugin. E lo fa citando un saggio dell’antropologo e storico delle religioni scozzese, James Frazer.
Ucraina, l’inverno alle porte
Il fatto è che Mosca progettava di conquistare Kiev nell’arco di pochi giorni, alla fine di febbraio scorso. Ma di fronte all’accanita resistenza ucraina, e all’appoggio massiccio che Kiev ha ricevuto in primo luogo da Usa e Gran Bretagna, oltre che degli altri paesi europei, ha dovuto cominciare a ritirarsi. Prima dal Nord e dalla regione di Kiev, poi dall’area di Kharkiv, a nord-est, infine da parte del Donbass e adesso dalla regione meridionale di Kherson.
Ucraina, negoziati possibili
Adesso si levano voci meno sfavorevoli ai negoziati con l’Ucraina. Da Mosca arrivano segnali all’Occidente e agli Stati Uniti. L’inverno è alle porte: potrebbe costituire una pausa utile ai russi per riorganizzarsi, ma anche ai nemici interni di Putin per rovesciarlo. Ed è forse anche per questo che lo zar ha fatto sapere che non si recherà al G20 di Bali in Indonesia, il prossimo 15 novembre. Meglio non allontanarsi da Mosca proprio adesso.