A due mesi dalla morte della giovane Mahsa Amini per mano della polizia, in Iran le proteste continuano a infiammare il paese. Sono centinaia i morti, fra cui decine di minorenni, e migliaia gli arrestati. La repressione si inasprisce: da ora in poi chi protesterà rischierà la condanna a morte.
Nella capitale dell’Iran un tribunale ha condannato a morte uno delle migliaia di arrestati per il coinvolgimento nelle proteste degli ultimi due mesi contro la morte di Mahsa Amini e contro il regime iraniano. Si tratterebbe del primo caso, al quale molti altri potrebbero seguire. Mizan, il sito di notizie della magistratura iraniana, ha specificato che questa persona, di cui al momento non è nota l’identità, ha ricevuto la condanna capitale per una serie di reati, fra cui uno dei più gravi: ovvero quello di aver diffuso corruzione e declino morale ed essere “nemica di Dio.”
Ciò è avvenuto domenica 13 novembre. Il giorno dopo, ossia il 14 novembre, l’Unione europea ha varato un nuovo pacchetto di sanzioni contro Teheran. “Ho parlato con il ministro iraniano di questo, dell’accordo sul nucleare, del sostegno militare alla Russia che deve essere fermato” ha dichiarato l’Alto rappresentante della Ue per la politica estera comune, Josep Borrell. È stato lo stesso Borrell ad annunciare le sanzioni europee a Teheran, parlando con i cronisti prima del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. Eventuali contromisure da parte dell’Iran “sono parte del gioco”, ha aggiunto il dirigente europeo.
L’Iran: “Sanzioni? Carte bruciate“
La replica dell’Iran è giunta a stretto giro. “Consigliamo agli Stati europei di evitare di utilizzare i diritti umani come strumento e agire nel quadro della diplomazia. Poiché le sanzioni sono carte bruciate, che non funzionano in questo paese.” Si tratta di affermazioni del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani. L’Iran ha inoltre inviato documenti ad alcuni paesi stranieri su presunti coinvolgimenti dei loro cittadini arrestati nel corso delle proteste contro il regime degli ayatollah. Manifestazioni, sit-in, e scontri con la polizia che vanno avanti da dopo la morte di Mahsa Amini lo scorso 16 settembre. La ragazza, 22 anni, era stata arrestata per “abbigliamento improprio” ha detto Nasser Kanani. È morta mentre era agli arresti e si sospetta che sia stata uccisa dalla polizia.
“Si sono intraprese azioni giudiziarie contro questi paesi e i loro cittadini per aver trasformato le proteste in violenza“ ha detto Kanani. “L’Iran monitora le dichiarazioni e il comportamento dei cittadini stranieri, nonché di alcuni paesi. E anche la loro interferenza, che ha inflitto perdite alla nazione.” L’Iran ha arrestato all’inizio di ottobre 9 cittadini stranieri, tra cui l’italiana Alessia Piperno e altri provenienti da Francia, Germania, Paesi Bassi e Polonia. L’accusa? Avere un ruolo nelle proteste. Alessia Piperno, romana, 30 anni, è stata rilasciata ed è tornata in Italia 4 giorni fa, il 10 novembre.
Proteste ai Mondiali in Qatar?
Ma le manifestazioni contro il regime della Guida Suprema, ayatollah Ali Khamenei, sono ormai dilagate in varie zone dell’Iran. E dopo le donne, i giovani e gli studenti universitari e delle scuole si sta mobilitando anche il mondo dello sport. Domenica prossima 20 novembre cominciano i Mondiali di calcio in Qatar e la nazionale di Teheran vi parteciperà. Fra gli atleti che si sono espressi a favore delle proteste dopo la morte di Mahsa Amini c’è anche il fantasista 27enne Sardar Azmoun tra i convocati dell’Iran. Azmoun, che gioca nel club tedesco del Bayer Leverkusen, ha pubblicato diversi messaggi di sostegno sui social per le proteste in Iran. Il suo account Instagram ha 5 milioni di follower. Gli attivisti hanno invitato i tifosi che assisteranno alle partite dell’Iran ai Mondiali a scandire il nome di Mahsa Amini.