Udienza Generale 16 novembre, Papa Francesco lancia un nuovo appello per l’Ucraina
Al termine della sua catechesi sul discernimento il Pontefice torna a parlare della scelleratezza della guerra
In occasione dell’Udienza Generale del 16 novembre, Papa Francesco coglie l’occasione per lanciare un nuovo accorato appello per l’Ucraina. Al termine della catechesi, che in questa settimana torna sul tema del discernimento, il Santo Padre si riferisce agli otre 100 razzi che nelle ultime ore hanno colpito il paese europeo.
Il 16 novembre la catechesi in occasione dell’Udienza Generale in Piazza San Pietro ritorna sul tema del discernimento. Dopo il suo giro in papamobile, dove ormai come consuetudine accoglie cinque bambini, il Santo Padre si rivolge a tutti i fedeli in ascolto.
In questo mercoledì di preghiera il Pontefice affronta il tema della desolazione, considerandolo un passo necessario per affrontare la pienezza della vita. Ma al termine della sua catechesi il Santo Padre, in riferimento all’ultimo attacco contro l’Ucraina nelle ore scorse, torna a rivolgere un accorato appello per quel paese a cui ha attribuito, ormai da nove mesi, l’epiteto “martoriato“.
Il tema della desolazione nell’Udienza Generale
L’Udienza Generale di mercoledì 16 novembre si apre con il sentimento della desolazione. Il momento, come lo definisce Papa Francesco, in cui “nel cuore è tutto buio e triste“. E benché esso è simbolo di tristezza, in realtà può trasformarsi in un’occasione di crescita. Il Pontefice, infatti, sottolinea come la capacità di saper vivere la solitudine con sé stessi, senza sfuggirne, sia un modo per vivere la pienezza della vita. Al contrario, si rischia “di rimanere sempre alla superficie delle cose“, lontani dal centro della propria esistenza. La desolazione, infatti, scuote l’anima e tiene lontano il “vento del capriccio” avvicinando, piuttosto, vigilanza e umiltà.
“Condizioni indispensabili per il progresso nella vita, e quindi anche nella vita spirituale. Una serenità perfetta ma asettica, senza sentimenti, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani. Noi non possiamo non fare caso ai sentimenti, siamo umani e il sentimento è una parte della nostra umanità“. Vivere privi di sentimenti si traduce nel vivere immersi nell’indifferenza. Una condizione che, non solo non fa comprendere il dolore degli altri, ma che non permettere di accogliere la propria sofferenza. “Questa non è vita – sottolinea Papa Francesco – questo è come se noi vivessimo in un laboratorio, chiusi per non avere dei microbi, delle malattie“.
Gli esiti imprevedibili delle preghiera
Per quanto difficile possa sembrare, la desolazione, in realtà, permette di costruire relazioni più belle e più mature con il Signore e con gli altri. Vivere senza aspettarsi niente in cambio, ma stare in una relazione perché si è felici di conoscere l’altro. E tal proposito, il Santo Padre chiarisce: “La vita spirituale non è una tecnica a nostra disposizione, non è un programma di benessere interiore che sta a noi programmare. No. La vita spirituale è la relazione con il Vivente, con Dio, il Vivente, irriducibile alle nostre categorie“.
“E la desolazione allora è la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una forma di suggestione, una semplice proiezione dei nostri desideri“. Viceversa, se si trattasse di una semplice proiezione di desideri, sarebbe possibile sempre programmare, “saremmo sempre felici e contenti“. Invece, chi prega sa che gli esiti sono imprevedibili. È per questo, esorta il Pontefice, che non c’è da avere paura della desolazione, anzi bisogna “portarla avanti con perseveranza, non fuggire. E nella desolazione cercare di trovare il cuore di Cristo, trovare il Signore. E la risposta arriva, sempre“.
L’appello di Papa Francesco per l’Ucraina e Istanbul
Al termine della catechesi e prima di rivolgere i suoi saluti nelle diverse lingue del mondo, Papa Francesco lancia un accorato appello per quella che, ormai da nove mesi, ha definito la “martoriata Ucraina“. In riferimento all’ultimo attacco che il paese europeo ha ricevuto nelle ore scorse, il Santo Padre esorta a non dimenticare l’Ucraina afflitta dalla guerra. “Dio converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra“. La scia di sangue e le brutali violenze, attraversano il Bosforo e legano le vittime dell’attacco terroristico del 13 novembre nel quartiere Taksim a Istanbul agli abitanti di Kiev, Leopoli e le altre città ucraine sulle quali si sono abbattuti oltre 100 missili. Collegamento che anche Papa Francesco fa nel suo appello al termine dell’Udienza Generale.
Temendo un escalation del conflitto, Papa Francesco esorta alla pace e a non animare la guerra. “Ho appreso con dolore e con preoccupazione la notizia di un nuovo e ancor più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morti e danni a molte infrastrutture civili. Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate il fuoco e al dialogo“. E nell’appello del Santo Padre non manca il pensiero per Istanbul che, due giorni fa, ha subito un attentato kamikaze in una delle zone centrali uccidendo otto persone e ferendone oltre 80. Una preghiera per le vittime e ancora un forte grido di pace e fratellanza concludono la catechesi di Papa Francesco.