La de-escalation voluta dalla NATO e i timori di Zelensky
I caduti in Polonia il 15 settembre non sarebbero partiti da Mosca. Ma l'Ucraina punta il dito sull'armata russa
Nella notte del 15 Novembre al confine polacco-ucraino, stava per accadere l’irreparabile. O forse l’inevitabile? Due missili di fabbricazione russa sono caduti a Przewodòw, un villaggio polacco a 12 km dal confine con l’Ucraina. Di fatto dunque in territorio NATO. L’esplosione ha causato la morte di due persone, e ha coinciso con uno dei più massicci attacchi dell’armata russa dall’inizio della guerra.
L’esercito di Putin è ritornato a bersagliare città come Kiev e Leopoli, situate nella parte occidentale e più lontana dal confine russo del territorio ucraino. Dal G20 il presidente Joe Biden è intervenuto dichiarando sin dall’inizio alquanto improbabile che i missili di fabbricazione russa fossero stati sparati da Mosca. Fatto che ad oggi sembrerebbe essere confermato.
In primo luogo dalla NATO, dove Stoltenberg ha dichiarato stamattina che “non è stata la Russia, ma Kiev non ha colpe: è suo diritto difendersi”. Eppure l’accaduto, non solo ci ricorda tragicamente quanto sia semplice ad oggi una precipitazione drammatica degli eventi. Ma ci ha insegnato quanto il confine geografico e politico che divide oggi i paesi NATO dall’Ucraina sia sempre più sottile. La NATO è chiaro che una guerra non la voglia e non la cerchi.
Le reazioni della NATO e di Biden “all’incidente” in Polonia
Ieri notte è stato probabilmente uno dei momenti più tesi della guerra in Ucraina. Per mesi abbiamo assistito agli avvertimenti minacciosi da ambo le parti, Russia e USA, circa il pericolo di una terza guerra mondiale. E ieri questa possibilità stava concretamente per prendere forma. “L’incidente” o “l’errore” riguardo la caduta dei missili russi in territorio polacco sarebbe potuto divenire fatale per gli equilibri mondiali. Dove la Polonia, avrebbe potuto invocare l’art. 5 del trattato che sorregge la NATO e coinvolgere i paesi del patto Atlantico in guerra. Questo è il drammatico rischio a cui ogni giorno in più del conflitto andiamo incontro. Che tutti i Paesi NATO vogliono visibilmente scongiurare, consapevoli che un’escalation come predisse a suo tempo Albert Einstein “sarebbe l’ultima sulla faccia della Terra“. Perché, continua il celebre aforisma, la successiva si combatterebbe solo con pietre e bastoni.
Non è un caso che Stoltenberg ha difatti sottolineato come non ci sia “alcuna evidenza che la Russia stia preparando attacchi verso alleati Nato”. Oggi vi è il sentore di una maggiore rinnovata apertura da parte della Russia verso dei negoziati, ed è una possibilità che il mondo non può gettare all’aria. In generale è difatti prevalsa da parte dei Paesi NATO, a seguito “dell’incidente”, una volontà di prudenza e distensione. A maggior ragione dopo che i missili, sarebbero risultati di fabbricazione russa, ma probabilmente abbattuti dalla contraerea ucraina per difendere il territorio nazionale dal bombardamento russo.
La reazione discordante di Zelensky: “i missili sono russi e rappresentano uno schiaffo al G20″
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky però ha parlato dei missili russi, definendoli come “uno schiaffo in faccia al G20 in corso a Bali“, e parlando di “un’escalation molto significativa“. Di qui l’appello: “è necessario agire”. Il consigliere del presidente ucraino, Mykhaylo Podolyak, ha successivamente scritto che gli “attacchi sul territorio della Polonia non sono un incidente, ma sono deliberatamente pianificati dalla Russia e camuffati da “errore”. Il regime russo-terrorista deve essere fermato“. Toni accesi dunque e diametralmente opposti da quella posizione di prudenza portata avanti dalle potenze occidentali. E che ci deve spingere a riflettere.
Il presidente Biden si è dimostrato sin dai primi istanti sicuro della provenienza dei missili. Procedendo con le sue dichiarazioni assieme a quelle della NATO al raffreddamento dell’escalation. Mentre le reazioni del governo ucraino sembrano andare nel senso opposto e cercano di provocare una reazione all’interno del Patto Atlantico. Dov’è a questo punto la verità? Il parziale riavvicinamento tra Cina e USA per una soluzione globale della guerra in Ucraina preoccupa più Mosca o Kiev? L’intervento NATO nella guerra, va a favore di Mosca che spera in un allargamento disperato e suicida del conflitto? O va a favore di Kiev che ha intenzione di umiliare militarmente la Russia e renderla l’obbiettivo primario dell’intero Occidente?