Mondiali in Qatar, la partita dei diritti la vincono la Germania e l’Iran
Anche Nazionale inglese torna ad inginocchiarsi a sostegno del "black lives matter"
La clamorosa e composta protesta della Nazionale tedesca ai Mondiali di Calcio in Qatar: una mano sulla bocca per simboleggiare chi non si fa mettere a tacere. Ma non solo: fortissima la presa di posizione della compagine iraniana all’esordio che non ha cantato il proprio inno a sostegno di chi lotta in Iran. Come il ripetersi dell’inginocchiarsi di quella inglese contro il razzismo.
La regia internazionale non ha mandato in onda questo momento, immortalato dai fotografi, che ha permesso a questo scatto qui sotto di fare il giro del mondo. La censura, anche violenta, non riesce quasi mai del tutto nel suo proposito. E anche questa volta ha sortito lo stesso effetto: la foto campeggia già e rimarrà innegabilmente anche nella storia dello sport, e non solo, delle lotte per i diritti civili. Come lo è stato quel pugno chiuso di Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico nel 1968. Ogni tempo è giusto abbia la sua protesta.
Nazionale tedesca: la protesta è davvero uber alles
Per certi versi il dissenso che non ti aspetti, forse da quella che è considerata tra le compagini presenti in Qatar la più composta. Per questo di quelle che fanno più rumore. Durante la foto di rito, tutto l’undici che sta per scendere in campo contro il Giappone si pone la mano sulla bocca. Non servono le parole a spiegare il gesto, ma è proprio l’account ufficiale della stessa Nazionale tedesca – che ha già nel profilo una foto che parla da sola – a dare con le parole un senso più grande: “Non è una questione politica: i diritti umani non sono negoziabili.
Questo dovrebbe essere ovvio. Purtroppo non lo è ancora. Ecco perché questo messaggio è così importante per noi. Vietarci la fascia one love è come tappare le nostre bocche“.
Wir wollten mit unserer Kapitänsbinde ein Zeichen setzen für Werte, die wir in der Nationalmannschaft leben: Vielfalt und gegenseitiger Respekt. Gemeinsam mit anderen Nationen laut sein. Es geht dabei nicht um eine politische Botschaft: Menschenrechte sind nicht verhandelbar. 1/2 pic.twitter.com/v9ngfv0ShW
— DFB-Team (@DFB_Team) November 23, 2022
A rafforzare la presa di posizione teutonica in tribuna la presenza del ministro dello sport del governo Scholtz, Nancy Faeser. Lei indossa e mostra orgogliosa proprio quella fascia one love che era stata vietata sul campo dalla FIFA ai giocatori che ne avevano fatto richiesta.
Ufficialmente per rispettare i valori del Paese ospitante. Peccato che i diritti umani in generale proprio lì siano diritti di serie B, se non peggio. Al suo fianco un criticatissimo presidente proprio della FIFA, Giovanni Infantino, che i social fin dalla vigilia di questa edizione hanno preso a bersaglio. Come se non bastasse il capitano-portiere della Germania ha subito l’ispezione del guardalinee sulla sua fascia: perché non recasse messaggi di dissenso! Non da questi Mondiali in Qatar…
Mondiali in Qatar: di calcio, protesta e sorprese
Clamorosa, ma non isolata. Non erano passate neppure ventiquattro ore da quando il pre match tra l’Iran e l’Inghilterra aveva attirato l’attenzione del mondo: ancora una volta non è stata una questione di calcio. Per due ragioni diverse. La Nazionale iraniana non ha cantato al suo esordio ai Mondiali l’inno del Paese a sostegno del popolo che in larga parte sta protestando per la repressione nel sangue attuata dalla Repubblica Islamica delle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini.
Un gesto importante e rischioso pensando a quando i singoli calciatori, e non solo, dovranno far ritorno nel Paese. Dall’altra parte del campo di fronte un altro gesto dimostrativo. Non è la prima volta, ma ogni volta rafforza il suo peso, l’inginocchiarsi della Nazionale inglese: perché è potente che lo facciano i leoni di sua maestà, a sostegno del black lives matter. Quello che sta accadendo durante i Mondiali in Qatar – in attesa che qualcuno si esprima sulla guerra in Ucraina – ci dimostra che non è solo una questione di diritti LGBTQ+ o della comunità nera. Alla vigilia della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, domani 25 novembre, sappiamo che è necessario ancora protestare e tanto per i diritti di ogni singolo essere umano, in ogni condizione. Anche durante i Mondiali di Calcio.