La guerra in Ucraina sta smantellando gli storici legami economici e politici fra il vecchio continente e Mosca, sancendolo con l’approvazione da parte del Parlamento europeo di una risoluzione che definisce il Cremlino “sponsor del terrorismo“. E che ha ricevuto il plauso di Kiev. Ma sta generando anche pericolose ripercussioni politiche negli equilibri della regione mediorientale. Dove Iran e Turchia si stanno rendendo sempre più protagonisti.
L’aerea d’azione tornerebbe ad essere la Siria. Dove la minoranza curda è da sempre nel mirino di Iran e Turchia. Ma se i primi “gareggiano” dalla parte di Mosca e di Pechino, aderendo al BRIICS e fornendo droni alla Russia, Ankara sta cercando oggi di trarre il massimo beneficio possibile dal conflitto ucraino. Sfruttando abilmente la sua posizione geografica e politicamente quell’ambivalenza politica di Paese NATO, ma “amico” di Putin.
La destabilizzazione dei già precari equilibri della Siria, non solo sta rischiando di creare i presupposti per un ulteriore fronte di combattimento. Ma “nella migliore” delle ipotesi rischia di sfociare in una nuova pericolosissima proliferazione di gruppi terroristici.
La Turchia e la possibile invasione via terra in Siria
In seguito all’attentato a Istanbul, che per il governo turco sarebbe opera di una donna aderente al movimento indipendentista curdo – senza il riscontro sulla matrice delle intelligence occidentali – ha innescato i bombardamenti contro le postazioni curde nel Nord dell’Iraq e nel Nord della Siria. Nel mirino Kobane, la città simbolo per la sua eroica resistenza contro l’Isis e segnando la quarta offensiva anticurda da parte del governo di Ankara. Che brama di creare una “zona cuscinetto”, a maggioranza araba sunnita, nel nord della Siria fino all’Iraq, per reinserirvi poi i profughi siriani presenti oggi in Turchia.
Un piano che incontra la preoccupazione di russi e americani. Che in quella area difendono gli interessi dei propri alleati. I russi quelli degli iraniani e del regime di Assad. Mentre gli americani le Forze democratiche siriane. Ma Erdogan è oggi per entrambe le parti un partner essenziale per la Guerra in Ucraina. Ecco perché nei raid avvenuti in questo fine settimana sulla Siria, l’esercito di Erdogan ha usufruito di uno spazio aereo controllato da russi e americani. Washington e Mosca si sono dimostrati aperti a concessioni sulle “attività” militari di Erdogan. L’esercito turco ad oggi ha ammassato truppe lungo il confine in preparazione di una operazione via terra che il presidente turco ha rivendicato pochi giorni fa pubblicamente: “Se Allah vuole, presto li eradicheremo con i nostri carri armati, la nostra artiglieria e i nostri soldati”. In riferimento ai miliziani curdi.
L’asse Teheran-Mosca e i pericoli della destabilizzazione della Siria
Ma alla pari della Turchia chi sta “approfittando” del conflitto è l’Iran. Sempre più alleato chiave, insieme a Pechino, di Putin. Esportatore di petrolio all’interno del cartello Opec, nemico giurato (per via delle sanzioni) degli USA, aderente al BRIICS, sta consegnando a Mosca i propri droni militari. L’indebolimento dell’asse Teheran-Mosca si sta rilevando perciò necessario per conseguire un eventuale cedimento di Putin, tanto quanto l’indebolimento dell’asse Pechino-Mosca. Lo confermano i vari dossier che si sono susseguiti nelle testate internazionali nelle ultime settimane. Dove non solo le istituzioni UE accusano l’Iran di inviare droni a Mosca e quindi di partecipare al conflitto. Ma recentemente anche Israele ha avvertito i governi occidentali del pericolo che Mosca in cambio dei droni iraniani, possa fornire a Teheran sistemi tecnologici di sorveglianza per la repressione delle rivolte in corso nel Paese.
Un’alleanza dunque quella tra l’Iran e la Russia che impensierisce il fronte occidentale. Ragion per cui alcuni esperti ipotizzano dietro la rivolta iraniana lo “zampino” USA, nel tentativo di destabilizzare il Paese e indebolire la sua alleanza con Mosca. Ma aldilà di questa “possibilità”, ormai è chiaro che il prolungamento del conflitto sta generando una spaccatura geopolitica senza precedenti. Dove ogni equilibrio politico è divenuto precario. Un attacco via terra oggi della Turchia in Siria causerebbe un effetto domino nella regione devastante. Ma non solo. Potrebbe scatenare un conflitto globale perché si confronterebbero indirettamente alcuni dei protagonisti/antagonisti che si nascondono dietro il conflitto ucraino. Gli USA, la Turchia, la Russia e l’Iran. Basta una miccia per appiccare quell’incendio che metterebbe ancora più a rischio la situazione globale.