Angelus 27 novembre l’invito di Papa Francesco a “svegliarsi” dal sonno
Nella prima domenica d'Avvento il Santo Padre ricorda come il Signore sia presente nelle cose di ogni giorno
In occasione dell’Angelus di domenica 27 novembre, prima giornata d’Avvento, Papa Francesco invita a riflettere sulla presenza del Signore nelle azioni di ogni giorno. “Svegliamoci dal sonno” esorta il Santo Padre, ricordando come Dio è sempre pronto all’ascolto, anche quando siamo “distratti e travolti” dalle vicende quotidiane.
Domenica 27 novembre apre ufficialmente il tempo di attesa al Natale, in quanto si configura come prima domenica d’Avvento. In questa ricorrenza, speciale per i Cristiani, Papa Francesco vuole sottolineare l’importanza di rivolgersi al Signore in ogni momento della vita.
Nella riflessione che precede l’Angelus, l’invito del Santo Padre parte dal Vangelo di Matteo, in cui è contenuta una promessa ricca di valore. “Il Signore nostro verrà“, con questo il Pontefice invita a riconoscere la presenza di Dio nelle azioni quotidiane, nelle gioie e nelle sofferenze.
Il messaggio di Papa Francesco prima dell’Angelus
“Svegliamoci dal sonno” è l’esortazione di Papa Francesco in occasione del messaggio rivolto ai fedeli prima della preghiera dell’Angelus. L’invito ad accorgersi della presenza di Dio si collega, infatti, ad un altro aspetto che il Santo Padre ribadisce con parole precise: “Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi“. Il Vangelo odierno riporta la promessa della venuta del Signore, ma durante l’attesa è importante essere preparati. Tale attesa è il fondamento della speranza di ogni fedele, come ribadisce il Pontefice che ricorda come Dio viene anche nei momenti più difficili. “Il Signore viene, ci fa visita, si fa vicino, e ritornerà alla fine dei tempi per accoglierci nel suo abbraccio“. Ma a questo punto Papa Francesco, rivolgendosi a fedeli riuniti in Piazza San Pietro, rivela il modo cui riconoscere ed accogliere Dio.
E a tal proposito il Santo Padre ricorda che il Signore non si manifesta in modo eclatante, ma nelle piccole cose. Ma: “Gesù dice che avverrà ‘come ai giorni di Noè’. Cioè mentre gli uomini facevano le cose normali e quotidiane della vita: ‘mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito’“. Dio è nella nostra vita sempre nelle situazioni più comuni, più ordinarie, non arriva con eventi prodigiosi, ma ogni giorno e in ogni cosa. Questo è il concetto che Papa Francesco vuole ribadire nella sua catechesi che precede l’Angelus. E, dunque, come riconoscere il Signore? A questa domanda il Pontefice risponde: “Dobbiamo essere svegli, attenti, vigilanti“.
Il pensiero a Gerusalemme e ad Ischia
Si può, infatti, correre nel pericolo di non accorgersi della presenza di Gesù. Così come ai tempi di Noè, in cui ognuno preso dalle proprie cose si accorse della presenza di Dio solo dopo il diluvio. E allora, l’invito del Papa è: “Lasciamoci scuotere dal torpore e svegliamoci dal sonno! Proviamo a chiederci: sono consapevole di ciò che vivo, sono attento, sono sveglio?“. E come a voler ribadire e concretizzare il messaggio espresso nel corso della catechesi che ha preceduto l’Angelus, a termine di quest’ultimo il Santo Padre invita a rimanere “svegli” anche e rispetto a tutte le cose che accadono attorno a noi. Al termine della preghiera dell’Angelus, il Papa, prima di congedarsi, rivolge il suo pensiero verso l’aumento di violenze e scontri che negli ultimi mesi stanno colpendo la Palestina e Israele. Azioni a cui il Pontefice pensa con preoccupazione.
“Mercoledì scorso due vili attentati a Gerusalemme hanno ferito tante persone e ucciso un ragazzo israeliano. E lo stesso giorno, durante gli scontri armati a Nablus, è morto un ragazzo palestinese. La violenza uccide il futuro, spezzando la vita dei più giovani e indebolendo le speranze di pace“. Auspicando che le autorità siano in grado di compiere azioni di dialogo e fiducia reciproca per portare la pace in Terra Santa, il Papa chiede di pregare per le vittime e le loro famiglie. Prima dei suoi saluti finali al termine dell’Angelus, Papa Francesco ricorda anche la popolazione di Ischia colpita dall’alluvione pregando per le vittime e i soccorritori. E, invitando implicitamente a non ignorare chi soffre, il Pontefice ricorda nelle sue preghiere anche Burkhard Scheffler, morto tre giorni fa sotto il colonnato di Piazza San Pietro: morto di freddo.