La tragedia di Ischia innesca polemiche politiche sul condono del Governo Conte I, nel 2018, e l’ex senatore Gregorio De Falco accusa: “Fui cacciato perché mi opposi.

Nel decreto sul Ponte Morandi di Genova era inserita anche la norma su Ischia e il testo passò. Anche grazie al voto di Fratelli d’Italia. “Il mio no al condono mi costò l’espulsione dal Movimento Cinque Stelle“. A parlare, intervistato dall’Adnkronos, è l’ex senatore pentastellato Gregorio De Falco. Dopo i tragici fatti di Ischia, l’ex esponente del M5S – celebre militare della Marina, per la sfuriata al comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino – ricorda la contestata norma contenuta nel decreto Genova del 2018. Una norma, quella relativa a Ischia, che al tempo qualcuno definì “porcata“. Ovvero l’articolo 25 sulla “Definizione delle procedure di condono“.

Gregorio De Falco. Foto Ansa/Augusto Casasoli

Conte sotto accusa

Matteo Renzi e Carlo Calenda rinfacciano il provvedimento all’ex premier Giuseppe Conte, il quale nega però si sia trattato di un condono. Secondo il presidente pentastellato “era una procedura di semplificazione per accelerare pratiche impantanate” risalenti ai condoni precedenti “che si dovevano velocizzare“. Ma Gregorio De Falco attacca: “Conte sa benissimo che fu un vero e proprio condono ex novo che richiamava il condono del 1985. In diritto esiste un principio, ‘tempus regit actum‘, il professor Conte non può non saperlo. Il condono del 2018 doveva essere disciplinato dalle norme del 2018. Se fosse vero quello che dice Conte, sarebbe bastato un atto amministrativo e un modellino unificato.”

Lunedì 29 novembre De Falco è tornato in servizio a Napoli presso la Capitaneria di Porto. “Parlo a titolo personale“, ci tiene a precisare all’Adnkronos. L’ex senatore grillino, all’epoca, si scagliò contro quella norma ‘blindata’ dal M5S, azionista di maggioranza del Governo Conte I, il cosiddetto Governo gialloverde (M5S-Lega). Un’opposizione che poi gli sarebbe costata la cacciata dal Movimento. “Mi contestarono il no al decreto Salvini, ma certamente – rimarca De Falco – il decreto Genova fu la goccia che fece traboccare il vaso a metà novembre 2018. Contestai i 12 articoli che riguardavano il condono a Ischia. Mi fu risposto che non si potevano presentare emendamenti e che il condono si sarebbe fatto. Il senatore Santangelo, allora sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, disse che era stato deciso così.”

Giuseppe Conte. Foto Ansa/Claudio Peri

La storia del condono secondo De Falco

De Falco in Commissione provò a bloccare la norma sul condono. “Avevo predisposto un emendamento che prevedeva di tagliare le ultime parole dell’articolo 25 laddove si faceva riferimento alla legge 47 del 1985, il cosiddetto condono Craxi“. In Commissione “si votò sull’emendamento della senatrice forzista Urania Papatheu, identico al mio. Il Governo – racconta il Capitano di fregata – restò sconfitto e quell’emendamento passò. Immediatamente si autosospesero 4 senatori campani di Forza Italia, tra cui De Siano e Cesaro. Il giorno seguente, in Aula, Forza Italia, dopo un travaglio interno, tornò a ‘militare’ a favore dei condoni. E quindi votò contro il proprio emendamento a firma Papatheu. Insieme a Forza Italia votarono la Lega e Movimento Cinque Stelle.”

Tutto il M5S difese quella norma, eccetto me e le senatrici Nugnes e Fattori. Tutto il Movimento si muoveva come una testuggine, secondo un’espressione evocata all’epoca da Luigi Di Maio“, prosegue De Falco togliendosi più di un sassolino dalle scarpe. “Il voto su Ischia contribuì alla mia espulsione. A certificarlo fu il Movimento stesso nelle motivazioni che accompagnarono il mio provvedimento disciplinare. Su quel condono Conte all’epoca nulla ebbe da eccepire, così come Salvini. Oggi entrambi balbettano.

Il problema dell’abusivismo edilizio

Adesso il leader M5S sconta la sua eccessiva attitudine al cambiamento.” L’ex senatore del M5S punta il dito contro l’esecutivo allora in carica. “Il disastro di Ischia grava sulle spalle di tanti soggetti e il Governo Conte I è sicuramente corresponsabile. Le case abusive non hanno generato la frana ma le case costruite laddove non devono stare hanno certamente incrementato la tragedia e probabilmente concorso a rendere ancor più fragile quel territorio.”