“Che cos’è la noia?” uno scrittore geniale come Alberto Moravia, che oggi avrebbe compiuto ben 115 anni, lo ha provato a spiegare nel suo celebre libro. Mentre il boom economico e il culto del consumismo prendevano piede nell’Italia degli Anni Sessanta, Moravia osservando i cambiamenti in corso nella società, aveva intravisto nella noia il male. Capace di affliggere l’uomo di oggi e di domani, immerso e ammaliato dalla filosofia e l’etica borghese.
La noia è descritta da Alberto Moravia come una trappola, la gabbia dell’uomo moderno occidentale che in un attimo sembra possedere tutto, e l’attimo dopo si sente vuoto e senza entusiasmo nei confronti della vita e della realtà. Dalla noia si fugge, dalla noia si cerca una cura, e alle volte nella noia si cerca riparo per scappare dalle emozioni intense della vita. Dopo quasi sessant’anni dall’uscita del romanzo, La noia di Moravia è un libro che regala un importante spunto di riflessione sulla modernità. E sfogliandolo forse oggi potremmo renderci conto di quanto siamo ancora tragicamente annoiati.
Chi è Dino? Il protagonista de “La Noia” di Moravia: annoiato e poi spaventato dall’amore
Il romanzo di Moravia gira attorno al protagonista Dino, un pittore “affetto” dalla noia. Figlio di una donna facoltosa, cerca di fuggire da quella realtà materialista, semplicista, medio-borghese, trasferendosi a Roma per fare il pittore e realizzare il suo sogno. Ma non gli basterà fuggire, cambiare città e stile di vita, per curare la sua anima annoiata da ricco borghese. Così smette di dipingere e torna dalla madre, che non solo lo riaccetta, ma gli regala anche una costosa macchina sportiva. Non ci vorrà molto tempo però prima che Dino scappi di nuovo. E stavolta tornato a via Margutta, incontra Cecilia, una modella diciassettenne. Istintiva, animalesca, che si preoccupa di soddisfare solo le proprie necessità fisiche. E diventa subito l’amante di Dino, che inizia ad annoiarsi anche dei rapporti sessuali con la ragazza e decide di chiudere il rapporto. Senonché inaspettatamente Cecilia non si presenta al loro solito appuntamento e fa scattare finalmente qualcosa nell’anima di Dino.
Moravia descrive Dino adesso non più annoiato, ma al suo posto è nato un desiderio ardente di possesso nei confronti della ragazza. Se prima la dava per scontata ora si era reso conto di non averla in pugno quanto credeva, e si è innamorato perdutamente. Il problema è che quest’amore lo fa sentire fragile, sofferente, insicuro. Trascinandolo lontano da quello stato d’animo di quiete e d’autocontrollo che la noia gli aveva garantito. Vuole perciò assolutamente tornare ad annoiarsi e riacquisire quel distacco dalla realtà, dalle emozioni, dalle cose, dalle persone. Doveva convincersi dunque di possedere Cecilia e averla in pugno proprio come aveva pensato all’inizio. Ma Cecilia è irraggiungibile, inafferrabile, vive in un mondo tutto suo come in un quadro indecifrabile.
La noia oggi: affligge sempre più i giovani
Osservando la storia di Dino scopriamo che senza alcun dubbio la noia è ancora un abitante della nostra epoca. E miete “vittime” sempre più giovani. Questa forma di disincanto nei confronti della realtà infatti, e di rifuggire dalle emozioni, affligge oggi sia i più grandi che gli adolescenti. Gli psicologi lamentano oggi pazienti giovanissimi già annoiati, demotivati, apatici, e insofferenti nei confronti della vita. Ecco perché la noia di Moravia è forse una delle osservazioni più contemporanee. Dove lo sfarzo e l’effimero della filosofia consumistica, il continuo bombardamento degli oggetti, la frenesia dell’accumulo, per lo scrittore ci avrebbero essenzialmente portato al nulla. Al disincanto dell’esistenza, in una specie di stato dissociativo intermittente. Dove quasi niente è più in grado di stupirci.
La noia si è impadronita dell’uomo moderno che inseguendo uno stile di vita incapace di saziarlo davvero, si sente svuotato del proprio entusiasmo vitale. Abbiamo la convinzione oggi di dover correre e avere poco tempo: per sognare, per capire chi siamo, per fare il viaggio che desideravamo o per cambiare vita. E forse la noia di Moravia nasce proprio da li, da quella profonda consapevolezza di non vivere davvero fino in fondo, di non riconoscersi appieno nella propria realtà, inseguendo dei desideri e degli obbiettivi che qualcun altro ha deciso per noi. Dino, il protagonista del romanzo, sarebbe voluto nascere povero e avere la “fame” del pittore qualsiasi. Non perché Moravia disprezzasse la ricchezza, ma perché semplicemente quando non hai niente sei forzato a comprendere profondamente il valore di ogni piccola cosa. E capisci finalmente cosa nella vita è davvero necessario.