Alla Scala il tributo a Mattarella garante dell’Italia
Oltre 5 minuti di appalusi del pubblico quando il presidente è entrato sul palco centrale
La prima della Scala a Milano diventa un tributo popolare a Sergio Mattarella e un’occasione per ribadire il punto di vista dell’Italia sulla Russia.
Nessuna ostilità verso i russi e verso la cultura di questo grande Paese, ma fermezza e rifiuto del regime di Vladimir Putin che da 9 mesi ha scatenato e porta avanti la guerra in Ucraina. Questo il messaggio politico e istituzionale di una serata, quella del 7 dicembre, che più di altre volte in passato ha rispecchiato i punti di vista del nostro Paese sul piano interno e internazionale. Alla prima della Scala (per l’inaugurazione della stagione teatrale del balletto e dell’opera) va infatti in scena il Boris Godunov, capolavoro ottocentesco del compositore russo Modest Petrovič Mussorgskij. Una storia di tirannia, gloria e potere, che diventa occasione per ribadire la posizione politica dell’Italia e dell’Europa sulla Russia dopo l’attacco all’Ucraina voluto da Putin.
L’omaggio della Scala
Ma anche per confermare, se ce ne fosse bisogno, l’apprezzamento del Paese nei confronti del Capo dello Stato. Il pubblico della Scala ha salutato Mattarella con una standing ovation e oltre 5 minuti di applausi al suo ingresso nel palco centrale del teatro. Una replica di quanto accaduto lo scorso anno quando il pubblico gli chiese a gran voce un bis al Quirinale. Ad applaudire il presidente anche la premier Giorgia Meloni, che poi ha cantato le parole dell’inno di Mameli. E già la presenza di entrambi è un fatto eccezionale, ma ancora di più se si considera che sul palco con loro c’era anche la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Perché l’opera di un russo
Ed è stata proprio Von der Leyen a usare le parole più dure al suo arrivo alla Scala. “Penso che i compositori russi come Musorgskij o Cajkovskij siano fantastici, cosi come Tolstoij o Dostoevskij. Non dovremmo permettere che Putin distrugga questo fantastico paese. Per questo non vedo l’ora di assistere a quest’opera“. Il Boris Godunov è un’opera in cui si racconta la storia di uno zar che muore roso dal rimorso dei suoi delitti. “Un auspicio” ha commentato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che ha approfittato dell’occasione per annunciare un passo indietro nel taglio dei contributi al teatro, almeno per l’anno in corso. “Noi non ce l’abbiamo col popolo russo, con la storia russa, noi ce l’abbiamo con scelte di chi politicamente ha deciso di invadere una nazione sovrana. È una cosa diversa, secondo me è giusto mantenere le due dimensioni” ha dichiarato Giorgia Meloni.
Fuori dalla Scala
Lontano l’eco dei pochi ucraini scesi in piazza a protestare, dove c’erano anche esponenti dei centri sociali e dei sindacati di base Cub e Cobas. Cancellata ogni traccia dell’imbrattamento con vernice sulla facciata della Scala da parte degli ambientalisti di Ultima Generazione. È rimasto solo l’invito di Morgan a Meloni di ascoltarli e qualche leggera coda di polemiche. Come quella per le parole del sottosegretario Vittorio Sgarbi nei confronti del Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala, Dominique Meyer, bollato come “straniero“. “Per la prima volta ho sentito questa parola dura, ‘straniero’, mi ha ferito” ha commentato Meyer. Di certo resterà il tributo a Mattarella. “Anche se un po’ ce lo aspettavamo, rimaniamo sempre stupiti da questo grande calore verso il nostro presidente” ha spiegato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “Anche la presidente Ursula von der Leyen è rimasta colpita“.