Bufera politica e istituzionale senza precedenti sul Parlamento europeo. Dopo il fermo con l’accusa di corruzione dell’ex europarlamentare italiano Pier Antonio Panzeri ora è uno dei 14 vicepresidenti dell’Eurocamera, la greca Eva Kaili, a essere nei guai.
Nel corso delle perquisizioni a casa della vicepresidente socialdemocratica, la polizia belga ha trovato “sacchi di banconote“. La donna è stata arrestata.
Parlamento, le accuse
È quanto si legge sul quotidiano belga L’Echo. Il dato chiarirebbe anche il perché Kaili, 44 anni, sia stata arrestata nonostante l’immunità parlamentare. Secondo il regolamento interno del Parlamento europeo, infatti, l’immunità decade in caso di flagranza di reato. Il Partito socialista greco (Pasok) ha immediatamente espulso Eva Kaili. Fermato anche il suo compagno: Francesco Giorgi, ex assistente parlamentare di Pier Antonio Panzeri.
In sostanza, secondo gli inquirenti belgi, da tempo un gruppo di politici e funzionari era attivo presso il Parlamento Ue per propagandare un’immagine positiva di paesi come il Qatar. Da piccolo Stato ricchissimo e oppressore dei diritti umani l’Emirato avrebbe cercato di ‘riverniciare’ il proprio nome, in vista dei Mondiali di calcio, facendosi presentare sotto una luce positiva di fronte all’opinione pubblica europea.
Presunte tangenti
Per ottenere questo ‘restyling’ politico internazionale dal Qatar sarebbero arrivare regalìe e tangenti agli accusati. Il quotidiano belga Le Soir, che ha svelato l’inchiesta della magistratura di Bruxelles insieme al settimanale Knaak, ha citato a mo’ di esempio un tweet della vicepresidente Eva Kaili del 1 novembre, dopo un incontro col ministro del Lavoro del Qatar, Ali bin Samikh Al Marri.
L’esponente Ue, si legge, “si rallegra dell’impegno del Qatar a perseguire le sue riforme in materia di lavoro dopo i Mondiali 2022 e augura buon torneo“. Da anni, però, secondo i media occidentali, per far costruire gli stadi del Mondiali in corso Doha ha sfruttato il lavoro di migliaia di operai immigrati. Più di 6.500 dei quali sono morti a causa delle condizioni disumane in cui hanno dovuto lavorare.
Panzeri e Visentini
Per quanto riguarda l’ex eurodeputato del PD, Pier Antonio, detto Antonio, Panzeri, ora in Articolo 1, gli inquirenti sospettano che sia intervenuto “politicamente con i membri” che lavorano al Parlamento europeo “a beneficio di Qatar e Marocco“. Lo si legge in uno degli atti dell’indagine di Bruxelles per “corruzione di funzionari e membri degli organi delle Comunità europee e di Stati esteri, riciclaggio e associazione per delinquere“.
Nel documento è scritto che comunque vige la “presunzione di innocenza“. Il 9 dicembre a Bruxelles è scattato il fermo di Panzeri ma non solo. La polizia ha sottoposto a fermo anche il segretario generale dell’organizzazione internazionale dei sindacati (Ituc) Luca Visentini, 53 anni, anch’egli tacciato di “sospetta corruzione“. E ha bloccato anche Niccolò Figà-Talamanca, della ong No Peace Without Justice.
Arrestate moglie e figlia di Panzeri
Sabato 10 dicembre si è invece svolta davanti alla Corte d’Appello di Brescia l’udienza di identificazione – ossia la convalida dell’arresto – di Maria Colleoni e Silvia Panzeri, rispettivamente moglie e figlia dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri. Le forze dell’ordine avevano fermato le due donne nell’abitazione di famiglia a Calusco d’Adda (Bergamo) nella serata del 9 dicembre. Il tutto in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Le due donne devono rispondere dell’accusa di favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta di Bruxelles per corruzione e riciclaggio, con vincolo di associazione per delinquere. La stessa che ha portato agli arresti lo Antonio Panzeri e altre persone.
La presidente del Parlamento
“Il Parlamento europeo si schiera con fermezza contro la corruzione” ha scritto in un tweet la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola. “In questa fase non possiamo commentare le indagini in corso, se non per confermare che abbiamo collaborato e collaboreremo pienamente con tutte le autorità giudiziarie e di polizia competenti” ha sottolineato. “Faremo tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia“.
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