Covid, dopo quasi 3 anni “non è più una pandemia”
Lo dice il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù
Del Covid non dovremmo più preoccuparci come se fosse ancora una pandemia. Lo sostiene Giorgio Palù, il capo dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco.
Intervistato dal Corriere della Sera, Palù spiega che adesso è l’influenza a essere più letale della patologia che si sviluppa a seguito del Sars-CoV-2.
Covid, letalità allo 0,04%
“Il Covid non è più una pandemia e neppure un’endemia” dichiara Palù al Corriere. “Parliamo di un virus che in questa fase mantiene una circolazione diffusa nella popolazione di vaste aree del globo come quello di Dengue e Hiv. Non ce ne libereremo mai. Continuerà ad essere presente con picchi nella stagione invernale assieme agli altri virus respiratori“. Per ciò che riguarda gli effetti letali del Covid, il presidente dell’Aifa fa notare come “la letalità di Covid su stima globale è ora dello 0,045% rispetto all’1-2% di quando ha esordito nel nostro Paese“.
Ciò significa che la patologia derivante dall’infezione del virus Sars-CoV-2 in questa fine anno 2022 è “meno letale dell’influenza“. Naturalmente se ci riferiamo all’Italia e ai paesi ricchi del mondo. Non a quelli poveri e alle vaste aree del mondo in cui i vaccini contro il Covid o non sono mai arrivati o hanno fatto appena capolino. Tornando al nostro Paese, secondo Giorgio Palù “proprio in questa settimana l’influenza stagionale sta martellando gli italiani, assieme ad altre infezioni respiratorie. E ha un’incidenza 5 volte superiore al Covid. Colpisce infatti 16 adulti e 56-60 bambini sotto i 5 anni ogni mille abitanti. Su 100 casi di persone che si ammalano circa la metà sono dovuti al ceppo influenzale di tipo A, il 10% a Sars Cov-2 e il 30-40% ad altri virus stagionali“.
“Vaccino fondamentale”
Quanto però alla campagna vaccinale contro il Covid, Palù ribadisce: “Il vaccino continua a essere fondamentale per proteggere le categorie a rischio. Se non ci fosse stata non saremmo qui a parlarne. È dimostrato che il vaccino se non difende in modo completo dall’infezione, è uno scudo all’80-90% contro la malattia grave. Gli over 60 e i fragili devono fare la quarta dose, gli immunodepressi anche la quinta. Ricordo che ci sono ancora 6-7 milioni di italiani non vaccinati“.
Mascherine anti Covid e non solo
Infine, sull’uso delle mascherine contro il Covid, per il presidente Aifa andrebbero “certamente utilizzate in luoghi affollati, mezzi pubblici, ambienti di ricovero e cura. Non solo per esigenze di sanità pubblica, ma soprattutto per assolvere a un dovere sociale e etico. Proteggere i più deboli“. Come è noto, per altro, l’uso delle mascherine resta indicato a prescindere dal Covid. Se negli anni scorsi si è assistito a molti meno casi di influenza stagionale in Italia lo si deve anche al fatto che era molto diffuso l’utilizzo dei dispostivi di protezione individuale. Adesso invece si assiste a picchi di influenza già a dicembre.
“Non abbiamo più quelle che sono state le attenzioni per il Covid” aveva dichiarato ad Adnkronos Salute, lo scorso novembre, il virologo Fabrizio Pregliasco. “Le mascherine, così come sono servite per Sars-CoV-2, possono servire per l’influenza e le altre infezioni respiratorie. Sia in termini preventivi per se stessi, che in termini protettivi per gli altri. Come facevano un tempo i turisti orientali“. In vari paesi asiatici, infatti l’abitudine a indossare la mascherina sul viso era radicata già in era pre-pandemica.