L’Udienza Generale di mercoledì 21 dicembre è incentrata ancora sul tema del discernimento. Anche in questa occasione Papa Francesco non dimentica di rivolgere il suo pensiero a chi soffre. Ai più fragili, proprio come i bambini ucraini che, afflitti dalla sofferenza della guerra, hanno perso la capacità di sorridere.
L’Udienza Generale di mercoledì 21 dicembre è quella che precede il Natale. Ancora una volta incentrata sul tema del discernimento, la catechesi di questa giornata si sofferma in particolare sulla maniera distorta in cui spesso si può interpretare la presenza di Dio. Si è spesso portati a pensare che Egli s’imponga, ma in realtà Papa Francesco tende a sottolineare come, invece, Dio agisca sempre in maniera discreta. Rispetto a chi pensa che la pratica del discernimento sia complicata, il Santo Padre sottolinea come, piuttosto sia la vita ad essere complicata. “E, se non impariamo a leggerla, complicata com’è, rischiamo di sprecarla, portandola avanti con espedienti che finiscono per avvilirci“. E proprio rispetto al rischio di prendere strade sbagliate, la catechesi si chiude con un nuovo appello rivolto all’Ucraina e al desiderio di scelte giuste e di pace.
Papa Francesco spiega come compiere le scelte giuste
Se non scegliamo e non facciamo discernimento, sarà la vita a portarci dove vuole e non dove vorremmo. E ascoltando la voce di Dio è più facile trovare la strada giusta. “La voce di Dio non si impone. La voce di Dio è discreta, rispettosa, io mi permetterei di dire – continua Papa Francesco – la voce di Dio è umile, e proprio per questo pacificante“. Quella strada giusta che il Santo Padre cerca di indicare nel corso delle sue catechesi è proprio la strada della pace. “È nei momenti di calma che è possibile avvertire la voce di Dio che ci fa comprendere meglio i nostri atteggiamenti e le nostre scelte“, prosegue il Pontefice, che evidenzia il modo in cui Dio parla all’uomo. E in questo contesto il Santo Padre vuole sottolineare come per un credente la Parola di Dio non è solo un testo da leggere, ma è una “presenza viva“.
E fornendo un esempio concreto, Papa Francesco ricorda che negli anni in cui si trovava in Argentina ebbe un incontro molto particolare con un giovane. Durante il pellegrinaggio annuale dei giovani al Santuario di Luján, un ragazzo, accostatosi al confessionale, gli confidò di aver fatto il pellegrinaggio su consiglio della madre che gli aveva assicurato che andando dalla Madonna, avrebbe capito molte cose. E così era stato. Il pellegrinaggio aveva dato modo al ragazzo di ascoltare la Parola di Dio ed Essa gli aveva toccato il cuore aiutandolo a comprendere molte cose. E quindi, non bisogna temere Dio come un giudice severo, ma come il più accogliente dei padri. A tal proposito, il Santo Padre riporta alla mente una figura tutt’altro che minacciosa. “Gesù sulla croce non fa paura a nessuno, è l’immagine dell’impotenza totale e insieme dell’amore più pieno, capace di affrontare ogni prova per noi“.
Il pensiero per i bambini ucraini
Gesù sulla croce dimostra che si può vedere sempre oltre quella croce. C’è il brutto, ci sono i fallimenti, ci sono le delusioni e le sconfitte, ma è possibile guardare sempre oltre. “Abbiamo un Padre tenero, un Padre affettuoso, un Padre che ci ama, che ci ha amato da sempre. Quando se ne fa esperienza, il cuore si scioglie e cadono dubbi, paure, sensazione di indegnità. Nulla può opporsi a questo amore dell’incontro con il Signore“. E dunque, in tal senso, lo scopo del discernimento è proprio quello di guidare verso il riconoscimento di Dio che opera sempre per il bene di ogni uomo. E parlando di pace e salvezza Papa Francesco chiede di guardare verso le azioni giuste. Rivolgere il pensiero, le preghiere, ma anche gesti concreti verso i fratelli più fragili. Ed è in questo contesto che, al termine della catechesi in occasione dell’Udienza Generale, il Santo Padre, ricordando la venuta di Gesù Bambino che si celebra con il Natale ormai alle porte, chiede di rivolgere il pensiero ai bambini ucraini.
“La maggioranza non riesce a sorridere – afferma il Pontefice parlando dei bimbi ucraini incontrati in Italia – e quando un bambino perde la capacità di sorridere, è grave. Questi bambini portano su di sé la tragedia di quella guerra che è così inumana, così dura. Pensiamo al popolo ucraino, in questo Natale. Senza luce, senza riscaldamento, senza le cose principali per sopravvivere, e preghiamo il Signore perché porti loro la pace il più presto possibile“. E dell’Ucraina il Papa ha parlato anche nel saluto ai polacchi, ricordando che quest’anno il posto vuoto a tavola (lasciato in questo paese per tradizione) sarà occupato dalla moltitudine di rifugiati a cui la Polonia ha aperto le porte. L’auspicio è che questo possa essere d’esempio per tutti.