Vigilia di Natale, tra significati e tradizioni
Uno dei momenti più attesi, soprattutto per chi vive lo spirito di queste feste in maniera intensa
Il 24 dicembre si celebra la Vigilia di Natale uno dei momenti più attesi, soprattutto per chi vive lo spirito di queste feste in maniera intensa. La notte che precede il Natale e conclude il periodo dell’Avvento, iniziato il 1 dicembre. Tradizione cristiana a cui si legano diverse tradizioni che le connotano anche un aspetto popolare.
La Vigilia di Natale rappresenta un evento ricco di tradizioni e significati. Il valore di questa festa è pienamente contenuto nell’attesa e nella religione cristiana rappresenta una delle quattro celebrazioni liturgiche che cadenzano l’arrivo del Natale, il 25 dicembre. Si parte dalla messa vespertina della vigilia, quella ad noctem (cioè la messa prima di mezzanotte), la messa in aurora e la messa in die (ovvero celebrata nel giorno di Natale). In particolare, la liturgia della messa di mezzanotte riprende il significato di attesa col racconto della nascita di Gesù, ma anche quello d’accoglienza del figlio di Dio nel mondo, un evento che torna ogni anno, in maniera immutata.
Dalla fede cristiana alle usanze popolari
La Vigilia di Natale nel mondo cristiano ha un significato molto intenso, perché rappresenta un momento di transito verso il mistero della nascita del Signore che si fa uomo ed entra nella storia dell’umanità. Per l’anno liturgico della Chiesa cattolica, la Vigilia di Natale è l’ultimo giorno dell’Avvento ed è anche l’ultimo dei nove giorni feriali della novena di Natale e il primo del tempo di Natale. A questo significato originario si aggiunge poi quello più ‘popolare’ in cui si consuma una ricca cena e si scambiano i regali. Ma se per i cristiani rappresenta il momento in cui si fa una cena in famiglia e poi si partecipa alla messa per attendere la nascita di Gesù Bambino, esistono diverse tradizioni che variano in diverse parti del mondo. I fedeli che hanno allestito il Presepe finalmente possono inserire la figura del Bambinello, uno dei simboli più sentiti del Natale.
Nella tradizione popolare sono tanti i bambini che lasciano sotto l’Albero di Natale latte e biscotti per Babbo Natale e le sue renne, per ringraziarlo dei regali ricevuti. In alcuni paesi d’Italia, poi, c’è anche la tradizione delle strenne natalizie, spesso suonate dagli zampognari con lo strumento tipico del Natale. Si tratta di un insieme di canti che anticamente erano intonati nelle strade del paese e cantate porta a porta per rallegrare le famiglie contadine. E tra le tradizioni, sicuramente, non si possono non menzionare quelle legate al cibo. E se, per esempio, nelle famiglie della Provenza in Francia, si usa consumare un pasto magro nella Vigilia di Natale, nel nostro Paese possiamo dire che le tavole sono più che imbandite.
Perché si mangia il pesce
Sono diversi i cibi che riempiono la tavola il giorno della Vigilia di Natale, ma tra tutte le tradizioni forse quella di consumare il pesce è la più diffusa. Il 24 è considerato il giorno di ‘magro‘, ma benché si pensi che questa usanza derivi dal Vangelo, è in realtà più popolare di quanto si possa pensare. Il Codex Iuris Canonici, nel 1917, aveva in effetti prescritto l’astinenza dalla carne e il digiuno nei giorni della vigilia delle solennità di Pentecoste, dell’Assunta, di tutti i Santi e del Natale. Ma la Costituzione Apostolica Paenitemini, firmata nel febbraio 1966 da Paolo VI, stabilì che il digiuno fosse previsto solo nel mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo; per quanto riguarda l’astinenza della carne, invece, tutti i venerdì dell’anno ma non più nelle vigilie.
Quindi, tranne che la Vigilia di Natale ricada di venerdì, non è previsto dalla Chiesa il consumo esclusivo di pesce. Inoltre è utile precisare che per la Chiesa l’astinenza dalla carne si configura attraverso cibi semplici e poveri. Di conseguenza, potremmo simpaticamente chiederci, se i crostacei, vongole, cozze o pesci particolarmente pregiati siano poi un’alternativa così austera alla carne.