La benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco, in occasione del Natale, è preceduta da un messaggio rivolto a tutti i più fragili del mondo. Un pensiero a tutti i popoli afflitti da guerre e carestie, ai profughi, ai malati e ai poveri. Così il Santo Padre esprime la sua vicinanza e il suo sentimento d’affetto in questa giornata speciale.
“In questo giorno di festa – ricorda Papa Francesco – rivolgiamo il nostro sguardo a Betlemme“. Così il Santo Padre introduce il suo messaggio di Natale. Anche in occasione della benedizione Urbi et Orbi del 25 dicembre, il Pontefice torna a rivolgere il suo pensiero ai più fragili del mondo, ai poveri, ai malati e, sopratutto, a chi soffre a cause delle guerre e delle carestie. Gesù nasce in una mangiatoia, fra gli umili, non “sotto i riflettori” e su quest’immagine emblematica si concentra l’attenzione del Papa. Il Signore arriva, oggi, in un “mondo malato di indifferenza” dove si consumano tanti drammi in Ucraina, Siria, Libano, Myanmar, Iran, Yemen, Haiti e in Africa. Un messaggio di pace che si vuole opporre al “vento gelido di una guerra insensata“.
Benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco
Papa Francesco prega insieme a migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro e in ascolto da casa. Alle 12 in punto, mentre risuona l’Inno dello Stato della Città del Vaticano, seguito da un cenno dell’Inno nazionale italiano. Il Pontefice chiede a tutti di lasciarsi guidare dalla luce di Gesù, cosi come i pastori fecero con la luce di Betlemme. “Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi“. Questa l’esortazione del Santo Padre che ricorda l’importanza e il vero significato del Natale. Il Papa, che in questa ricorrenza si affaccia dalla loggia centrale, ricorda l’importanza della pace, quella pace a cui questo mondo non sembra più abituato e la stessa che Gesù desidera portare, ogni anno, rinascendo.
“Con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione – spiega Papa Francesco – ha aperto il passaggio da un mondo chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra, a un mondo aperto, libero di vivere nella fraternità e nella pace“. Ed è per questo che il Pontefice esorta a liberarsi da tutte le “zavorre” che sono il potere, il denaro, la falsità e le menzogne. Ed è proprio nel volto di Gesù Bambino che il Santo Padre chiede di intravedere il volto di tutti quei bambini che soffrono a causa delle guerre e delle carestie. E tra quei bambini sofferenti Papa Francesco ricorda “I fratelli e le sorelle ucraini che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra“. E in questo momento così intenso il Papa indica tutte le bandiere ucraine che sventolano in Piazza San Pietro.
Aiutare chi soffre
In questo contesto così solenne e nel cuore della festa di Natale il Pontefice chiede di compiere gesti concreti verso chi soffre. L’auspicio più forte è che il Signore possa illuminare: “Le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata“. Tante le regioni del mondo che oggi chiedono la pace veri teatri della “terza guerra mondiale“. La Siria e la Terra Santa nel ricordo di Papa Francesco, luoghi dove le vittime non cessano. “Imploriamo il Signore perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Israeliani e Palestinesi“. Una preghiera anche per il Medio Oriente dove la speranza è che le diversi fedi possano vivere in convivenza fraterna. E l’invocazione arriva anche per il Libano con l’auspicio che possa risollevarsi grazie alla Comunità internazionale. Il pensiero del Santo Padre si rivolge, anche, alla richiesta di pace nella regione del Sahel, lo Yemen, il Myanmar e l’Iran.
Papa Francesco lancia un accorato appello sperando che le autorità politiche e le le persone di buona volontà possano agire concretamente per fermare definitivamente le tensioni politiche e sociali in tutti i paesi. E prima di concedere la sua solenne benedizione, il Santo Padre rivolge la sua attenzione alla fame nel mondo. Carestia che le guerre, inevitabilmente, aggravano. “In questo giorno, nel quale è bello ritrovarsi attorno alla tavola imbandita – ricorda Bergoglio – pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi“. “Ogni guerra – prosegue il Santo Padre – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti“.
L’accoglienza
L’impegno che il Papa chiede in occasione del Natale è che il cibo sia solo uno strumento di pace e non motivo di conflitto. Che si operi per aiutare le famiglie colpite dalle crisi e quelle che fanno fatica a causa della disoccupazione. Un pensiero, poi, anche per i profughi, per chi è costretto a scappare dalla propria terra, per chi chiede pace e cerca accoglienza. “Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani, saggezza di un popolo, che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani“.
La preghiera di Papa Francesco si conclude con l’auspicio che lo spirito di Gesù, nato povero in una mangiatoia, sia la luce che illumini. Una luce che porti a compiere le scelte di pace, di accoglienza, di fraternità e di giustizia per tutti.