Addio Vivienne Westwood, l’irriverente Signora della moda
Si è spenta all'età di 81 anni la Regina mondiale del punk
Se ne è andata via in punta di piedi “serenamente e circondata dalla sua famiglia, a Clapham, nel sud di Londra“. Al contrario di un’esistenza sempre vissuta al massimo, mai risparmiandosi. Una vita insolita e particolare quella di Vivienne Westwood, l’irriverente lady della moda inglese.
La sua innovazione e il suo impatto negli ultimi sessant’anni sono stati fondamentali per il fashion system mondiale.
Vivienne Westwood, il credo della designer
“Continuerò con Vivienne nel mio cuore – ha detto Andreas Kronthaler, marito e partner creativo della stilista -. Abbiamo lavorato fino alla fine e lei mi ha dato un sacco di cose con cui andare avanti. Grazie tesoro”. “Il mondo – si legge nel comunicato che ne annuncia la morte – ha bisogno di persone come Vivienne per cambiare in meglio. Lei che era stata la regina incontrastata della estetica del punk, gli ultimi tempi, si considerava una taoista. ‘Sistema spirituale del Tao – aveva scritto -. Non c’è mai stato più bisogno del Tao oggi. Il Tao ti dà la sensazione di appartenere al cosmo e dà uno scopo alla tua vita. Ti dà un tale senso d’identità e forza sapere che stai vivendo la vita che puoi vivere e quindi dovresti vivere: fai pieno uso del tuo carattere e pieno uso della tua vita sulla terra‘ “. Vivienne ha sempre lottato per la giustizia e l’equità e ha lavorato a un piano per salvare il mondo. La stilista ribelle, nonostante l’età, ha continuato ad essere un‘attivista politica fino a poco prima di morire.
Una vita al di sopra della righe
Scelte mai banali e scontate neppure per i sentimenti di Madame Vivienne Westwood. Nel 1992 sposa infatti un suo studente di moda, l’austriaco Andreas Kronthaler, di 25 anni più giovane, che ora porterà avanti la sua etichetta, ed è stato ed è un vero amore. Nel 1989 si era fatta fotografare sulla cover del giornale iper conservatore Tatler (tra)vestita da Margaret Thatcher con la frase This woman was once a punk, cioè “Un tempo questa donna era punk”; il completo indossato da Westwood era stato ordinato per la Thatcher, ma non le era ancora stato consegnato.
Vivienne Westwood, la storia del brand
È al 430 di King’s Road a Londra che una giovane Vivienne Westwood, insieme al compagno di allora e manager della band dei Sex Pistols Malcom McLaren, aprì il negozio che diventò la mecca degli adepti del movimento e la fucina di idee della moda punk. La designer insignita del titolo di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla regina Elisabetta II in persona, è quella che la moda punk l’ha inventata. Nel pieno della recessione inglese i giovani erano arrabbiati e il loro abbigliamento non poteva che rifletterne il sentire. Pelle, borchie, catene, elementi anche vicini al mondo fetish ma indossati con più durezza.
L’avvio in passerella
Ma Vivienne Westwood è anche una profonda conoscitrice della tradizione della moda britannica e l’esordio in passerella è il primo di tanti modi irriverenti alla classica sartoria, dai corsetti fino al tartan. La prima collezione, infatti, sfila nel marzo 1981 con il nomePirate e dimostra quanto la designer sappia coniugare il DNA del suo Paese con uno stile più attento ai giovani, alle tendenze, alla strada. All’inizio degli Anni Novanta è lei a portare nella moda anche il New Romantic, nuovo segnale della sua innata capacità di cogliere i sentimenti dal basso e dare loro un palcoscenico internazionale.
Vivienne Westwood, la carriera da attivista
Le battaglie della Westwood non sono una novità degli ultimi anni. È tra le prime designer ad aver parlato apertamente di quanto l’industria della moda sia inquinante e distruttiva e a essersi impegnata in prima persona in diverse cause, dall’indipendenza della Scozia all’islamofobia, dalla contrarietà a Brexit fino a, ovviamente, l’ecologia. La sua campagna più recente ha portato molte industrie di moda del Regno Unito a passare a Green Energy. “Compra meno, scegli bene, fallo durare“, è diventato il manifesto del marchio Vivienne Westwood. Sfilate e presentazioni sono tutte pensate per lanciare un messaggio, oltre che per presentare le nuove collezioni. La sua moda è stata sempre concentrata a ridurre l’inquinamento delle azioni individuali.
Nel tempo ha aderito a varie cause ed è diventata membro dell’organizzazione dei diritti umani Liberty, madrina di Reprieve e supporter di Amnesty International e War Child. È stata ambasciatrice di Green Peace e ha disegnato il loro logo, nel 2013. Ha supportato attivamente CoolEarth, associazione no profit che lavora per salvare le foreste pluviali e fermare il cambiamento climatico. e si è sempre battuta per creare delle collezioni realizzate con materiali interamente riciclati.