La tecnica pittorica di Matisse
La tecnica di Matisse parte da una rielaborazione della realtà che lo circonda andando via via a semplificarla riducendola alle sue forme geometriche essenziali in modo da poterla assorbire al meglio e trasmetterla con efficacia e lucidità allo spettatore che osserva le sue opere. In questa operazione un ruolo essenziale è svolto dal colore che non è più un mero mezzo pittorico, ma diventa un verso e proprio caposaldo della poetica del francese: proprio attraverso la stesura cromatica Matisse conferisce infatti forma ai soggetti, agendo tramite colori primari e secondari estremamente accesi che si distaccano totalmente da una rappresentazione oggettiva del mondo circostante. I soggetti di Matisse vengono infatti interiorizzati, idealizzati e solo a questo punto restituiti sulla tela. Proseguendo nella sua carriera infatti Matisse arriverà anche a sconfinare nell’astrattismo.
Matisse e i Fauves
Henri Matisse è noto anche per l’appartenenza al gruppo dei Fauves, avanguardia artistica di breve durata, tra il 1905 e il 1910, ma di grande impatto sull’arte di Matisse e di conseguenza sui primi anni del XX secolo. Il movimento viene identificato in un preciso momento storico, ossia la mostra collettiva data al Salon d’Automne a Parigi. Proprio in quest’occasione il critico Louis Vauxcelles conia l’espressione “cage aux fauves”, traducibile come gabbia delle belve, in merito alla sala espositiva. Tra i capisaldi artistici del movimento figurano l’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro e la totale dedizione al colore come mezzo espressivo.