“Marina, Marina, Marina” cantava Rocco Granata nel 1959. A distanza di cinque anni dalla morte di Marina Ripa di Meana queste parole risuonano ancora più cariche di emozione. La celebre stilista, scrittrice, attivista e personaggio della tv nazionale si è spenta infatti il 5 gennaio 2018 a causa di un tumore da cui lottava da oltre sedici anni.
Aveva affidato a Maria Antonietta Farina Coscioni le sue ultime volontà e con lei aveva scelto la sedazione palliativa profonda continuata. Un’intera esistenza vissuta sempre sotto i riflettori, una vita intensa, carica di amori appassionati e nobiliari, contratti in primis con Alessandro Lante della Rovere e poi con Carlo Ripa di Meana. Ma anche intrisa dalla passione per la moda e per i celebri cappellini che avevano contribuito alla creazione del suo mito. Ma al di là di ciò e dei suoi importanti mariti, Marina era lei stessa un personaggio. L’intero suo vissuto è stato sempre caratterizzato da fascino e curiosità.
Marina Ripa di Meana, la passione per la moda e per i cappelli
I copricapi erano un vero e proprio prolungamento della personalità istrionica e irriverente dell’irriverente marchesa, ed hanno sempre fatto parte di lei, del suo look e del suo spirito. Marina Ripa di Meana era la regina dei cappelli bizzarri. Sulla sua testa comparivano nelle occasioni più mondane cappellini di ogni fantasia, tessuto, altezza e spessore. Li teneva, si dice, su basi-piedistallo in una stanza speciale della sua casa.
Questi accessori hanno rappresentato la donna eclettica e combattiva, ma anche la sua passione per la moda. Negli ultimi anni della sua vita Marina indossava spesso delle creazioni appositamente realizzate per lei dal talentuoso couturier marchigiano Vittorio Camaiani, suo grande amico. Proprio in esclusiva per i nostri lettori Camaiani dedica un pensiero a Marina: “Oggi sono cinque anni che te ne sei andata, di te manca la tua voglia di vivere, di fare mille cose in un giorno, i tuoi consigli, la tua bellezza, il tuo essere senza filtri. Marina sarai sempre tu “Marina”. E comunque Marina volevo dirti che nessuno qui porta i cappelli con il tuo stesso estro”.
I cimeli battuti all’asta
E nel 2018 proprio a pochi mesi della morte, la collezione di cappelli di Marina Ripa di Meana, fra i quali alcuni pezzi realizzati per lei proprio da Camaiani, e una selezione di significativi abiti del suo guardaroba venne messa all’incanto dalla casa d’aste Bertolami Fine Art di Roma. Lucrezia Lante della Rovere e Andrea Ripa di Meana Cardella, eredi della Signora Ripa di Meana, destinarono il ricavato della vendita a sostegno della ricerca scientifica di Fondazione Umberto Veronesi. Secondo una classifica stilata da Life America, Marina Ripa di Meana era, alla fine degli Anni Sessanta, una delle cento donne più belle del mondo.
Fu in effetti una bellezza perfettamente rappresentativa di quell’epoca di formidabile glamour, una bellezza fuori dal comune perché abbinata a una personalità fuori dal comune. A differenza di altre iconiche socialite e star del tempo. Marina Ripa di Meana non si limitava a indossare la moda, la faceva, spesso identificando le sue creazioni con il marchio Marina Lante della Rovere. Alla sua torrentizia creatività, al personalissimo stile inventato da una designer che aveva scelto se stessa come musa ispiratrice.
Marina Ripa di Meana, la donna più bella del mondo
Secondo anche Gianni Agnelli Marina era la donna più bella del mondo, sicuramente per la bellezza delle sue gambe e per quei grandi occhi verdi. Marina Elide Punturieri, all’anagrafe, nasce a Reggio Calabria e cresce in una famiglia borghese e dopo gli studi trascorsi nella sua città natale, inizia a lavorare come stilista aprendo un atelier di alta moda in Piazza di Spagna, a Roma.
Nel 1961 sposa Alessandro Lante della Rovere. Da lui avrà una figlia, Lucrezia Lante della Rovere, attrice teatrale, cinematografica e televisiva. Negli anni Settanta Marina è protagonista di una tormentata relazione sentimentale con il pittore Franco Angeli. Sull’esperienza scriverà un libro, Cocaina a colazione (2005), raccontando di essere arrivata a prostituirsi per poter riuscire ad acquistare la droga al suo amante. Sulle ceneri di questo grande amore racconterà: “L’ho amato di un amore folle. Così folle che, per procurargli la droga, ho fatto di tutto. Compreso prostituirmi”.
Gli amori intensi e le passioni
Marina divorzia da Alessandro Lante della Rovere, ma continua a conservare ed utilizzare il cognome sia firmando opere autobiografiche, sia per le licenze collegate al settore della moda in cui opera. Smetterà di utilizzare il cognome quando sarà il Tribunale a proibirlo, su istanza dello stesso Lante della Rovere. Marina Ripa di Meana intraprende successivamente una serie di relazioni sentimentali, non ultima quella con il giornalista Lino Jannuzzi, di cui dà conto nel best seller I miei primi quarant’anni.
Nel 1982 si sposa civilmente con Carlo Ripa di Meana, contrae poi matrimonio religioso vent’anni dopo, nel 2002. Dalla fine degli anni Settanta inizia sempre più spesso ad apparire in tv come opinionista in trasmissioni dove mette in risalto il carattere esuberante e la sua natura anticonformista e sopra le righe. E’ al centro dell’opinione pubblica per le sue vedute sulla politica, sui temi della natura, sulla tutela del paesaggio, sull’esaltazione del bello e della moda e soprattutto sulla difesa degli animali.