Nightmare Brexit
A 3 anni dal divorzio dall'Ue, agricoltori, pescatori, medici, professori e artisti si lamentano sempre di più del commercio e del lavoro paralizzati
Avrebbe dovuto restituire al Regno Unito la grandezza dei tempi andati ma la Brexit si sta rivelando nefasta. I sondaggi indicano che i britannici sono sempre più scontenti e adesso anche nel partito laburista si aprono fratture.
Secondo un sondaggio YouGov oggi solo il 32% degli inglesi voterebbe ancora per il leave (la Brexit), mentre il 56% si rammarica che il paese abbia votato a favore al referendum del 2016.
Brexit, da speranza a ossessione
E così in questi giorni hanno fatto rumore le dichiarazioni del sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan, che – rompendo il fronte della prudenza all’interno del suo stesso partito – ha attaccato la Brexit brutalmente. In Gran Bretagna il ripensamento, o quanto meno le perplessità sulla Brexit, continuano a emergere dall’opinione pubblica. I britannici sono in preda a un malcontento sempre più diffuso per una crisi economica legata in larga parte a fattori globali, così come avviene per l’Europa. Ma ritengono che l’uscita dall’Unione europea votata da loro stessi con il referendum del 2016, e attuata in concreto a partire dal 2020, abbia aggravato la situazione del Regno Unito.
Khan contro il suo stesso partito
L’attacco a viso aperto di Khan, primo sindaco di radici pachistane e musulmane nella storia della capitale del Regno Unito è avvenuto in occasione di un intervento pubblico il 12 gennaio. Khan ha preso di mira i Tories, accusandoli di aver inflitto “un danno immenso” al paese con la Brexit. Ma ha criticato indirettamente pure il leader del Labour, Keir Starmer, evocando un ripensamento almeno a favore di una Brexit più soft. Magari con una riadesione dall’esterno al mercato unico e all’unione doganale europea.
Prospettive che sir Keir ha invece di recente escluso, impegnandosi a non riaprire un dibattito “chiuso” per non rialimentare le divisioni del passato. Khan non le ha mandate a dire. “Dopo due anni di fuga dalla realtà – ha replicato a Starmer – dobbiamo confrontarci con la dura verità dei fatti. La Brexit non funziona. Ha indebolito la nostra economia, lacerato l’unione interna del Regno, sminuito la nostra reputazione“.
“Basta con la Brexit hard”
Qualcosa a cui, a suo dire, si può ancora “porre riparo” solo a condizione di ripristinare “un maggior allineamento con i nostri vicini europei, di svoltare da questa Brexit hard ed estrema a una versione gestibile che sia al servizio della nostra economia e della nostra popolazione“. Una svolta che dovrebbe comprendere “un dibattito pragmatico sui benefici del mercato unico e dell’unione doganale“.
Regno Unito, economia a pezzi
Sul Guardian, Sir Simon Jenkins, già editore dell’Evening Standard e del Times ha fatto notare in un editoriale che ‘Brexit‘ è ormai una parola bandita dalla politica britannica. “Rishi Sunak (il primo ministro, ndr.) non la respira mai. Dillo a Keir Starmer e fa finta di non sentire. La Brexit è tagliata, cancellata, proibita, liquidata come noiosa“. Eppure bisogna parlarne, perché argomenta Jenkins, “la Gran Bretagna è l’unica grande economia mondiale che non è riuscita a tornare alla performance di crescita pre-Covid. Gli economisti considerano la Brexit una causa primaria“.
Impatto peggiore del Covid
L’Office for Budget Responsibility, ente pubblico che fornisce analisi indipendenti e autorevoli sullo stato della finanza del Regno, riferisce che “l’impatto negativo della Brexit è stato il doppio di quello del Covid. Ha ridotto il Pil a lungo termine di ben il 4%“ ha scritto ancora Jenkins sul Guardian. “Non passa giorno senza che agricoltori, pescatori, produttori, operatori sanitari, accademici o artisti si lamentino del commercio ostacolato e dell’offerta di lavoro paralizzata“. I prezzi del cibo sono aumentati e il 43% delle aziende considera il Regno Unito un luogo in declino per gli investimenti. “Chiedere ai Brexiters di elencare le loro tanto propagandate ‘opportunità‘ dall’aver ‘ripreso il controllo‘ – è la sarcastica convinzione di Simon Jenkins – è come chiedere agli evangelici di predire la seconda venuta: un giorno avverrà“.