Caro-benzina: esiste una speculazione? Istruttoria dell’Antitrust su Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil
Il governo non rinnova lo sconto sulle accise puntando sulla futura congiuntura economica
Ha fatto discutere negli ultimi giorni l’approccio del governo Meloni nei riguardi del caro-benzina. Dove l’attuale esecutivo, a differenza del governo Draghi, ha deciso di non rinnovare lo sconto sulle accise. Generando un certo malcontento, visto che la benzina, seppur al di sotto della soglia d’allarme dei 2€ al litro, rimane oggi ad un prezzo parecchio al di sopra della media a cui eravamo abituati fino a pochi anni fa. L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil.
La soluzione messa in campo dal governo oggi per evitare una speculazione del prezzo della benzina alla pompa, consisterà nell’obbligo di affissione, da parte dei distributori, di un cartello con il prezzo medio del carburante calcolato al livello nazionale.
Dove a seguito di tre irregolarità verificate dalla vigilanza predisposta, gli esercenti rischiano multe salate e perfino la sospensione dell’attività. Basterà a calmierarne il prezzo? Come si formulano e da cosa dipende il prezzo del petrolio e del gas? Esiste davvero una speculazione in Europa a danno dei consumatori?
Perché il prezzo della benzina dovrebbe scendere: la congiuntura macroeconomica del 2023
Il mancato rinnovo dello sconto da parte del governo è stato dettato principalmente da due fattori. Il primo è una questione di risorse pubbliche. Dove un’ulteriore proroga dello sconto avrebbe gravato sulle casse dello Stato. Che invece ha preferito concentrare le risorse a disposizione “in riforme economiche strutturali di lungo respiro” come affermato dalla presidente Meloni. L’altro fattore determinante deriverebbe invece dal quadro macroeconomico che sta cambiando notevolmente. Il prezzo petrolio al barile difatti è stimato in discesa libera, la Cina ha “riaperto le porte”, ed il dollaro pian piano sta calando. A cui aggiungere il meccanismo di price cap al prezzo del gas approvato in sede UE. Questa combinazione segnerebbe complesso una congiuntura macroeconomica attesa molto diversa rispetto a quella dell’anno scorso.
Il governo Draghi, con un prezzo della benzina a 2,100 € a litro, fu costretto a intervenire con lo sconto sulle accise. L’ipotesi oggi è che il prezzo della benzina, anche senza sconto sulle accise, scenderà. Perché? Perché il prezzo del gas è correlato a quello del petrolio. Quando il prezzo del petrolio scende, anche il prezzo del gas è dato in discesa. Per di più i barili di petrolio vengono venduti in dollari, quindi se la moneta statunitense cala, per noi europei il greggio ritornerà ad avere un prezzo più conveniente. Dove la ripartenza della Cina fa sperare in un aumento della produzione da parte dei principali Paesi esportatori. Che comporterebbe un ulteriore calo del prezzo di mercato e quindi anche del gas e dei suoi derivati.
Dai prezzi della benzina e quelli del gas in Europa: esiste una speculazione dei colossi energetici?
In realtà le aspettative sul costo dell’energia in Europa erano date in discesa già da qualche settimana. Dato l’andamento calante delle ultime settimane del prezzo del greggio e dei titoli TTF del gas. Eppure la discesa repentina dei prezzi finali per i consumatori fatica a verificarsi. Piuttosto strano, se si pensa che invece quando a verificarsi è il contrario, ovvero l’aumento del prezzo del greggio al livello globale. Il rincaro poi sul prezzo del gas, sul prezzo finale alla pompa di benzina e sulle borse finanziarie europee, si verifica all’istante con precisione quasi matematica. Ecco perché non è un caso dunque se si continui oggi a parlare di speculazione all’interno del mercato europeo.
Dai dati OCSE sull’andamento nell’ultimo anno dei prezzi di gas, petrolio e carbone – che si riflettono sul costo della benzina – emerge quello del petrolio è raddoppiato, quello del carbone è quadruplicato, mentre il prezzo di mercato del gas naturale è aumentato di ben 18 volte. Un aumento spropositato, in cui i fenomeni speculativi appaiono ancora più evidenti, se si confrontano le differenze dell’andamento dei prezzi dei titoli TTF nella borsa di Amsterdam, a quelli di altri Paesi extra UE, dove non si sono mai verificati i picchi elevati europei. Il che non lascia dubbi riguardo al fatto che questi siano stati dettati da un panico generale, e da bolle speculative ben pilotate nel mercato finanziario. Piuttosto che da una vera e propria scarsità della risorsa al livello globale o da un’aumento effettivo della sua domanda. Ma chi ci guadagna? I colossi energetici del settore.
Il meccanismo dei prezzi: come guadagnano i colossi energetici
Il gas oggi può essere comprato sul mercato finanziario spot, dove i titoli TTF nella borsa di Amsterdam ne dettano il prezzo giornaliero di riferimento. O tramite contratti pluriennali stipulati dai colossi energetici con la controparte. La soluzione preferita dai grandi colossi, che stanno vendendo al momento ad un prezzo molto più alto rispetto a quello di approvvigionamento, generando una plusvalenza che va a riempire abbondantemente le sue casse. In Europa i ricavi di alcuni colossi energetici negli ultimi due anni sono notoriamente triplicati – come accaduto anche al gigante di casa nostra, l’Eni – che è il principale rifornitore in Italia di combustibili.
L’azione dell’Antitrust: istruttorie con ispezioni verso Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil.
E’ di questa mattina la notizia che l’Antitrust ha avviato istruttorie con ispezioni nei confronti di Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil. Lo ha annunciato la stessa l’Autorità spiegando in una nota di aver riscontrato irregolarità per l’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato, nonché per l’omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti al portale “Osservaprezzi carburanti“. Dai controlli è emersa “un’omessa diligenza” da parte delle compagnie nei controlli sui distributori. Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil “non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori“.