Terzo covo di Messina Denaro, il Ros: “Potrebbe essere stato ‘ripulito'”
Troppi giorni dall'arresto sono passati e avanza il dubbio che sia sempre più difficile recuperare carte scottanti che il boss poteva avere
Un terzo appartamento a Campobello di Mazara (Trapani) nella disponibilità di Matteo Messina Denaro. Ad alcuni giorni dal blitz alla clinica La Maddalena di Palermo, che ha portato all’arresto del boss di mafia dopo 30 anni di latitanza, si scopre un altro ‘covo’. E ora il dubbio è che sia stato già ‘visitato’ da qualcuno.
Le forze dell’ordine hanno individuato e perquisito il terzo covo di Messina Denaro al primo piano di una palazzina gialla. Anch’esso, come il precedente, a poche centinaia di metri dall’abitazione di vicolo San Vito individuata qualche ora dopo il blitz. Il terzo covo non è distante, inoltre, dal bunker (il secondo covo) trovato il 18 gennaio dalla Guardia di Finanza.
Stanze segrete
La casa che il capomafia avrebbe occupato fino a giugno scorso (il terzo covo) è in via San Giovanni a Campobello di Mazara. Al momento è vuota e sarebbe in vendita. All’immobile, perquisito dagli inquirenti nel pomeriggio del 19 gennaio, si è arrivati seguendo un trasloco. Sono in corso indagini per accertare se nell’appartamento esistano stanze segrete come quella scoperta dalle Fiamme Gialle nel secondo covo: un bunker blindato nascosto da un armadio pieno di vestiti, al quale si accede da un fondo scorrevole.
A dare la chiave di quel che aveva definito un ripostiglio – a quanto pare pieno di scatoloni, alcuni gioielli, pietre preziose e argenteria – è stato il proprietario della casa nella quale il rifugio era stato ricavato. Si tratta, scrive l’Ansa, di Errico Risalvato, fratello di un fedelissimo del boss condannato per mafia e a lungo indagato.
Il ‘materiale’ di Messina Denaro
La procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, dovrà ora esaminare tutto il materiale recuperato dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. L’agenda che era nel borsello del capomafia al momento del blitz conterrebbe anche riflessioni e pezzi di lettere. Ci sono i due cellulari di Messina Denaro, post-it, appunti e documenti con sigle, numeri di telefono. Ma anche nomi e cifre che fanno pensare a una sorta di promemoria su investimenti e spese trovati nell’appartamento di vicolo San Vito (il primo covo) e che sono ora all’analisi del Ris (Reparto investigazioni scientifiche) dei carabinieri.
Al momento non ci sarebbe invece traccia di un ‘libro mastro‘: un possibile registro o archivio contenente documentazione top secret su affiliati, struttura dell’organizzazione mafiosa, operazioni criminali. Fra gli oggetti che i carabinieri hanno rinvenuto nei covi di Messina Denaro, anche un poster con il volto del celeberrimo film Il padrino con Marlon Brando nel ruolo del boss don Vito Corleone.
“Il covo potrebbe essere stato ‘visitato'”
Al di là però delle piccolezze ora comincia a emergere un problema. Gli investigatori non escludono che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro per ‘ripulirli’ subito dopo il suo arresto. Prima dell’arrivo degli investigatori. Il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, spiega: “Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un’ ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla“.
Il Gip di Palermo ha intanto convalidato l’arresto in flagranza di Giovanni Luppino, l’uomo finito in manette col boss che era alla guida della macchina con la quale Messina Denaro ha raggiunto la clinica Maddalena, dove era in cura. “Nessun elemento può consentire di ritenere che una figura riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi“. Così il pm Pietro Padova nella richiesta di custodia cautelare a carico di Luppino. Per la procura di Palermo, Matteo Messina Denaro sarebbe “custode di segreti di alcune delle più cupe pagine della storia repubblicana“.