Si sono incontrati per l’ottava volta, alla base americana di Ramstein, in Germania, i rappresentanti dei 50 Paesi – membri della NATO e loro alleati – del gruppo di contatto per l’Ucraina.
“È un momento decisivo per l’Ucraina e per tutto il mondo” ha detto il segretario della Difesa americano Lloyd Austin. “Ci incontriamo in un tempo molto difficile e turbolento, ma percepiamo qui determinazione e unità“. “È il momento di non cedere. Non smetteremo, non indugeremo e non esiteremo nell’aiuto all’Ucraina” ha concluso.
Ramstein, la reazione del Cremlino
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha incalzato: “Non abbiamo tempo. Il tempo è un fattore determinante. Dobbiamo agire in fretta. Abbiamo bisogno di panzer da difesa e da combattimento. Ogni arma conta“. Le parole di Austin sugli aiuti a Kiev hanno immediatamente provocato la reazione del Cremlino. Il conflitto in Ucraina si inasprisce, cresce il rischio di un coinvolgimento diretto della NATO, sostiene Mosca. Il Cremlino mette in guardia dalle conseguenze negative della decisione di fornire carri armati pesanti all’Ucraina, ha detto il portavoce Dmitry Peskov. “I carri armati occidentali non cambieranno nulla sul terreno“.
Il vertice a Ramstein di venerdì 20 gennaio appare particolarmente importante perché darà il via libera a nuovi massicci aiuti militari a Kiev. E non c’è soltanto l’ipotesi che l’Ucraina debba fronteggiare una possibile offensiva della Russia a primavera. Si fa strada l’idea, politicamente sdoganata dall’Amministrazione Biden, che gli ucraini si riprendano la Crimea con la forza, dopo che nel 2014 la Russia se l’è annessa.
La guerra si estende alla Crimea?
Ciò comporta il serio rischio di più guerra, più morte e violenze fra i militari e i civili inermi, del prolungamento del conflitto sine die. “La Crimea è parte integrante dell’Ucraina e Kiev ha tutto il diritto di riprenderla” ha detto la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh, dopo le dichiarazioni di Zelensky a Davos su questo punto. Alla vigilia del vertice di Ramstein Singh ha però dichiarato che comunque gli Usa non dettano gli obiettivi e i tempi delle operazioni militari. E che gli ucraini decidono in modo sovrano.
Il dilemma carri armati
Al tempo stesso la posizione americana resta immutata sui carri armati che l’Ucraina vorrebbe ricevere. “Non ha senso fornire gli Abrams” ha detto Singh. E ha sostenuto che ci sarebbero problemi di manovrabilità, rifornimenti e manutenzione. Ha quindi sottolineato che i carri armati Leopard della Germania sono invece “diversi“. Ma Berlino, che pure ospita il summit di Ramstein, prende tempo. E subordinerebbe la fornitura dei Leopard a quella dei tank Usa. Il che fa arrabbiare Zelensky: “Se avete i tank, dateceli!” ha detto il presidente della Ucraina rivolto ai tedeschi.
A Ramstein “decisioni forti“
A rappresentare Washington a Ramstein c’è, come detto, il segretario della Difesa, Lloyd Austin. La lega per l’Ucraina, come egli stesso l’ha definita, discuterà un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev. In vista della probabile offensiva russa della primavera. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha dichiarato di aspettarsi “decisioni forti” su ulteriori forniture di armi occidentali.
E se nei giorni del vertice di Ramstein, dopo un anno di guerra ininterrotta in Ucraina, l’Italia è fra i Paesi Ue che forniscono meno aiuti a Kiev, le cose sono diverse per gli Stati del Nord e dell’Est. Un gruppo di 9 Paesi europei – Estonia, Regno Unito, Polonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Slovacchia – hanno emesso un comunicato congiunto. Si dicono disposti a fornire all’Ucraina mezzi pesanti, inclusi i carri armati. La Germania invece, si è dimostrata per ora il Paese più scettico, come detto. E ha negato il permesso di esportare i suoi tank Leopard 2.
In una nota del ministero della Difesa britannico si rileva come i succitati Paesi del Patto di Tallinn si impegnano “a perseguire collettivamente la consegna di una serie di donazioni senza precedenti“. Fra cui, si sottolinea, “cui carri armati, artiglieria pesante, difesa aerea, munizioni e veicoli da combattimento di fanteria” a favore dell’Ucraina. A Ramstein il gruppo dei Nove del Patto di Tallinn solleciterà “gli altri alleati e partner a seguire l’esempio“. E a contribuire “con propri pacchetti di sostegno pianificati il prima possibile“. Tutte decisioni gradite a Zelensky, all’indomani delle dichiarazioni del leader ucraino a Davos su Putin e la Russia.