Massimo Recalcati, “La luce delle stelle morte” è il saggio best seller su lutto e nostalgia
Il libro che parla di come affrontare la perdita gareggiando con i thriller più amati dai lettori
Un libro dedicato al lutto e alla nostalgia dal titolo poetico La Luce delle Stelle Morte. Lo scritto di Massimo Recalcati ha impensierito nella classifica dei libri più venduti nelle ultime quattro settimane -quindi regali di Natale compresi – sia gli amatissimi thriller che gli habitué delle vette come Alberto Angela e Benedetta Rossi.
Un saggio breve, ma assai intenso, provvidenziale per chi affronta il periodo delle festività con un lutto recente. Massimo Recalcati affronta ed eviscera le diverse manifestazioni della perdita, come viene raccontata ed esorcizzata anche dai maestri del pensiero occidentale – non solo di area psicoclinica – come Freud, Nietsche; da artisti e cineasti che hanno dedicato le loro opere al ricordo di persone scomparse o tragedie collettive. Così come i sentimenti ad essa connaturati: su tutti la nostalgia della persona o del sentimento che abbiamo perduto.
Da Nietzsche-Zarathustra alla “Luce” di Recalcati: il lavoro del lutto
Il libro eviscera la “necessità del lavoro del lutto” in primis come lavoro tutto fisico: simboleggiato per eccellenza dall’acrobata di Nietzsche-Zarathustra che si porta sulle proprie spalle nel buio della foresta e
della notte il cadavere del funambolo come noi “portiamo sulle nostre spalle chi abbiamo amato ed è caduto“, perché al contrario di chi si allontana dopo aver manifestato dispiacere, il lutto è “un lavoro solitario” accompagnato da quella “pena necessaria che esso comporta. Ma se si vuole riattivare la vita si deve sempre
dare sepoltura simbolica alle ombre del nostro passato. Non per cancellarle dalla nostra esistenza, ma
per incorporare la loro esistenza nella nostra senza che questo processo generi un’idealizzazione melanconica“.
Mentre nell’elaborazione del lutto il distacco dal pensiero freudiano per lo piscoanalista Recalcati è netto. A differenza del padre della psicoanalisi che la ritiene possibile e completamente compiuta con la riappropriazione di quella libido trasferita verso il soggetto-oggetto, l’autore sostiene che “c’è sempre un resto dell’oggetto che non si lascia dimenticare e la nostra stessa esistenza è fatta di questi resti, dei resti dei nostri innumerevoli lutti“.
La luce appunto di questi ricordi che spesso sono lutti che “segnano come incendi nella notte il cammino nella vita“. Come “un’illuminazione che non rattrista la vita” diversa dalla “coazione a ricordare il passato che affligge il melanconico” perché ridona “alla vita un senso nuovo” irrompendo “nel tempo presente come un fascio di luce inaudito, assolutamente nuovo e assolutamente antico“. Proprio come la luce delle stelle, che vediamo brillare nel buio della notte, senza pensare che quella luce appartiene ad un oggetto già morto.
Lutto tra arte e cinema: come omaggiare il ricordo di chi non c’è più
Recalcati passa poi ad esempi concreti: come Reflecting Absence – l’opera sorta al posto delle Torri Gemelle a New York – “un’opera che lavora volutamente attorno al trauma della perdita“; o al Grande Cretto di Burri, che “non nasconde le macerie della città perduta ma le include in se stessa”. Esempi di esorcizzazione del vuoto, o meglio di come non abbia senso suturare la ferita, ma sia meglio esporla perché guarisca, generando un nuovo oggetto nel caso dell’arte – o un nuovo soggetto, colui che ha subito la perdita – in una forma inedita.
Claudio Parmiggiani in A lume spento, Giorgio De Chirico in Canto d’amore mostrano direttamente come spesso la luce – specie quella dell’arte – provenga dal passato. Recalcati poi individua il binomio lutto-ricordo anche in alcuni notissimi film che raccontano una storia di elaborazione. Prima quella di Totò in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore che riceve dal suo maestro – che gli ha insegnato come video proiettare – una serie di ammonizioni: “non tornare più“; “non ci pensare mai a noi“; “non ti voltare“; “dimentica“; “non lasciarti fottere dalla nostalgia“. Con questo bagaglio lui mostra come non restare vittima montando tutte le scene tagliate dalla censura.
Il concetto dell’eredità dal passato appare secondo Recalcati anche in Gran Torino di Clint Eastwood: qualcosa viene dal passato, magari dopo un lutto o una perdita, e rende possibile una vita nuova a condizione che ciò che ritorna sia accolto da un giusto erede. In questo caso la gratitudine soppianta il rimpianto: “non è semplicemente la memoria di ciò che è stato, ma la possibilità di una vita differente“.
Il potere buono della nostalgia
Il potere della luce dal passato che non si spegne, “che ci sprona a vivere con ancora più vita”, può diventare “nostalgia per quello che abbiamo mai visto, mai conosciuto, mai saputo, mai ancora non vissuto. Una sorta di nostalgia-gratitudine, contrapposta alla nostalgia-rimpianto” (e alla memoria spettrale) che è capace di interrompere l’esistente “rapporto ordinario con il mondo“. E, in questo senso quindi esce dal nostro passato arriva fino a noi, ma non è solo un ricordo del passato, piuttosto una nuova “promessa di avvenire“. Come in un thriller chi resta si avvia ad una nuova vita, il lutto deve orientarci verso la nostra. Come ci sprona a fare per certi versi questo saggio sulla morte, sulle sue conseguenze e su come si affrontano.