Prima della preghiera dell’Angelus, nella sua consueta riflessione, Papa Francesco affronta il tema dell’incontro diretto con Gesù. In questo giorno di festa per molti paesi dell’Estremo Oriente, il Santo Padre rivolge i suoi auguri a chi festeggi il Capodanno Cinese e ricorda anche tutti i civili, ancora oggi, perseguitati o afflitti dalla pandemia.
Nel messaggio in occasione dell’Angelus di domenica 22 gennaio, la riflessione di Papa Francesco si divide in due momenti. Nella prima parte, che precede la preghiera, il Santo Padre accende un importante spunto su quello che definisce “Il momento dell’incontro decisivo con Gesù“. Quello in cui i discepoli ricevono la chiamata e sono invitati a lasciare tutto per seguire il Signore. Il Pontefice si concentra proprio sul senso di questo “lasciare tutto“. Spiegando come questo rappresenti, in verità, essere pronti a sacrificare qualcosa per un bene maggiore. Nella seconda parte del sua riflessione, successiva alla preghiera dell’Angelo, il Papa rivolge i suoi auguri a tutti coloro che oggi celebrano il Capodanno Lunare. Un incipit che porta a rivolgere il pensiero a tutte le persone, sopratutto in Asia, che soffrono ancora a causa del Coronavirus e a tutti i civili perseguitati.
La riflessione che precede l’Angelus
Come chiarisce Papa Francesco, il Vangelo di oggi narra della chiamata dei primi discepoli a seguire Gesù. Dopo averli cercati, il Signore rivolge la sua chiamata diretta: “Seguitemi“. E come recita il Vangelo: “Loro subito lasciarono le reti e lo seguirono“. ‘Lasciare‘ è questa la parola che torna in questa domenica. È un termine che insieme indica coraggio e volontà di mettersi in cammino, di affrontare i cambiamenti ed avere fiducia in un futuro migliore di quello che si è lasciato. “Se non si trova il coraggio di mettersi in cammino si rischia di essere spettatori della propria esistenza“. Lasciare tutto ciò che tiene ancorati, che trattiene. E questo si traduce con il coraggio di chiedere perdono, di abbandonare le paure e di lasciare il tempo che si spreca per le cose inutili.
“Penso a certe professioni – spiega il Papa – come un medico o un operatore sanitario che hanno rinunciato a tanto tempo libero per studiare, per prepararsi. E ora fanno del bene dedicando molte ore del giorno e della notte, molte energie fisiche e mentali per i malati“. Ed un pensiero, quello del Santo Padre, rivolto anche a tutti i lavoratori che lasciano le comodità e “il dolce far niente” per “portare il pane a casa“. Insomma, come riassume Papa Francesco: “Per realizzare la vita occorre accettare la sfida di lasciare“. E prima della preghiera dell’Angelus, il Pontefice pone degli spunti di riflessione come di consueto. Il Papa, infatti, invita ciascuno a chiedersi se nella propria vita ci sono stati dei momenti in cui si è incontrato Gesù o se qualcuno si è mai sentito posto difronte alla scelta di lasciare qualcosa. Ma su queste parole il Santo Padre ricorda: “Non abbiate mai paura di lasciare qualcosa, se è per seguire Gesù“.
Il pensiero all’Estremo Oriente e a tutti i perseguitati
Dopo la preghiera dell’Angelus, prima di lasciare Piazza San Pietro come sempre gremita di gente, Papa Francesco invita a riflettere sulle Sacre Scritture. Il ‘mezzo’ attraverso il quale il Signore parla e guida. Il Pontefice rinnova il suo invito a portare un piccolo Vangelo sempre con sé. Perché in qualsiasi momento si senta la voglia di leggere, anche solo un piccolo passo, si comprenda che in quel momento Gesù è lì, pronto ad accompagnare. E nel suo messaggio finale il Santo Padre desidera portare il suo pensiero di pace a tutti coloro che in Estremo Oriente e in varie parti del mondo celebrano il Capodanno Lunare. Dopo i suoi auguri, Papa Francesco ricorda: “In questa gioiosa circostanza, non posso tuttavia non esprimere la mia vicinanza spirituale a quanti attraversano momenti di prova causati dalla pandemia, dal Coronavirus. Nella speranza che le presenti difficoltà vengano presto superate“.
E tornado sulle tante persecuzioni e violenze, il Santo Padre rivolge un pensiero carico di dolore al Myanmar. In questo paese della Birmania è stata incendiata e distrutta la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione, in uno dei luoghi di culto più antichi del paese. “Sono vicino – dice il Papa – all’inerme popolazione civile che in molte città è sottoposta a dura prova. Voglia Dio che si concluda presto questo conflitto e si apra un tempo nuovo di perdono, di amore e di pace“. Pregando anche per la fine delle violenze in Perù, Papa Francesco ricorda: “La violenza spegne la speranza di una giusta soluzione dei problemi“. E nella conclusione il Santo Padre si unisce ai vescovi peruviani con il suo “No alla violenza“. E prima di rivolgere il suo ultimo saluto ai fedeli, il Pontefice non dimentica, come sempre, di invocare la pace per la “Martoriata Ucraina“.