Udienza Generale 25 gennaio, Papa Francesco contro la negazione dell’Olocausto
In prossimità della commemorazione internazionale il Santo Padre rivolge il suo pensiero alle vittime della Shoah
Nel corso dell’Udienza Generale di mercoledì 25 gennaio Papa Francesco ricorda l’imminente ricorrenza dedicata alle vittime dell’Olocausto. In un clima in cui ancora le guerre assalgono intere popolazioni il Santo Padre sottolinea l’importanza di riconoscere la Shoah e non cedere ancora all’odio e alla negazione.
“Non può esserci un impegno costante nel costruire insieme la fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e violenza che hanno alimentato quell’orrore“, ricorda Papa Francesco nel corso della sua catechesi in occasione dell’Udienza Generale del 25 gennaio 2023. Il pensiero del Santo Padre, infatti, è rivolto alla commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto che ricade il prossimo 27 gennaio. Nel corso delle sue catechesi e dei suoi messaggi pubblici, il Pontefice ricorda con frequenza costante i popoli afflitti da guerre, persecuzioni ed odio, ancora oggi. E alla luce di questo, ribadisce come sia impossibile continuare a negare la Shoah e il sacrificio di tanti innocenti che non può essere dimenticato.
L’importanza della commemorazione
Il 27 gennaio del 1945 sono rivelati al mondo gli orrori dei campi di concentramento. Oggi, per ricordare la brutalità e la violenza che ha distrutto la vita di milioni di ebrei e vittime dell’Olocausto, in quella giornata ricade la Giornata Internazionale per la Commemorazione delle vittime della Shoah. E facendo riferimento a questa ricorrenza imminente, nella sua catechesi del 25 gennaio Papa Francesco ricorda al mondo l’orrore del genocidio. “Il ricordo di quello sterminio di milioni di persone, ebrei e di altre fedi, non può essere né dimenticato né negato – commenta il Santo Padre – Non può esserci un impegno costante nel costruire insieme la fraternità senza aver prima dissipato le radici dell’odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto“.
I messaggi, contenuti anche nei saluti ai fratelli di diverse lingue, si legano ad un unico filo conduttore attraverso il quale Papa Francesco chiede la fraternità e la collaborazione tra popoli, anche di diverse confessioni religiose. Pensiero che s’incentra nella catechesi tenuta in occasione dell’Udienza Generale in cui il Santo Padre ha ricordato che l’annuncio stesso del Vangelo, della “buona novella” deve avvenire in maniera gioiosa e non tra le costrizioni. “Gioia, liberazione, luce, guarigione e stupore” sono, secondo il Pontefice, gli elementi attraverso i quali ogni cristiano dovrebbe mettere in pratica collaborazioni profonde per costruire la pace. E torna, così, l’opera attiva del cristiano che non può chiudere gli occhi davanti alle sofferenze, ma deve agire concretamente per il bene comune.
La catechesi di Papa Francesco
Ripercorrendo il significato dei cinque tratti sopracitati, Papa Francesco parte dal Vangelo di Luca quando Gesù, leggendo un passo del profeta Isaia, commenta: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato“. Il Signore afferma di essere arrivato per portare il “lieto annuncio” tra i poveri. E qui risiede il primo tratto: la gioia. Se manca la gioia il Vangelo non compie il suo percorso poiché, come aggiunge il Santo Padre: “Un cristiano triste è un triste cristiano“. Il secondo elemento è la liberazione. Gesù dice infatti di essere stato mandato per liberare i prigionieri e non opprimere gli altri. “Certo, seguire Gesù comporta un’ascesi, dei sacrifici – come ha ribadito anche nel corso dell’Angelus in cui ha parlato della scelta – ogni cosa bella ne richiede, quanto più la realtà decisiva della vita! Però chi testimonia Cristo mostra la bellezza della meta, più che la fatica del cammino“.
Il terzo elemento è la luce. Quella che Gesù attiva fisicamente ridonando la vista ai ciechi e anche quella immateriale che permette di vedere la vita in modo nuovo. “Allora la vita non è più un cieco avanzare verso il nulla“, prosegue il Santo Padre. Il quarto aspetto è legato alla guarigione. Gesù è sceso sulla Terra per liberare gli oppressi dal male. Perché il male opprime più delle malattie, delle fatiche e degli sbagli commessi. “E allora accompagnare qualcuno all’incontro con Gesù è portare dal medico del cuore, che risolleva la vita“. L’ultimo tratto, infine, è lo stupore. Riuscire a dirsi: “Non posso credere! Sono stato perdonato. Sono stata perdonata“. E prima di concludere la sua catechesi, Papa Francesco tiene a ricordare che il lieto annuncio è rivolto ai poveri. Essi sono “I prediletti di Dio“. Per accogliere il Signore, dunque, non si possono mai dimenticare i più deboli.