La sostenibilità come facciata: il lobbismo delle multinazionali in Europa
La Coldiretti lancia l'allarme, a rischio i prodotti agroalimentari Made in Italy
A seguito dello scandalo del Qatar-gate, la fiducia nelle istituzioni UE è sul filo del rasoio. E come se non bastasse alcune politiche europee oggi rischiano di schiacciare il Made In Italy. L’allarme arriva dalla Coldiretti, che da mesi cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica circa le possibili devianze del mercato alimentare europeo. Dove dietro la facciata della sostenibilità, anche qui si nascondono tranelli e attività di lobby molto pericolose, che rischiano di affossare i nostri settori di punta, come quello dell’agricoltura.
La questione della sostenibilità del sistema produttivo è divenuta ormai un urgenza politica. Ed il marketing, sapientemente, si è adeguato a questa esigenza del consumatore, cambiando il suo linguaggio. Ci viene propinata ovunque la magica parola green, per giustificare ed esaltare determinate scelte produttive e politiche. Ma quante di queste se si va ad approfondire l’argomento, sono davvero sostenibili? Quante di queste svolte nascondono invece interessi economici di settore di multinazionali, che vogliono solo influenzare l’opinione pubblica così da convincerci di una scelta piuttosto che di un altra?
La questione della sostenibilità come facciata
Nel settore alimentare e agricolo in Europa, dal sistema del Nutriscore, ai cibi sintetici, dietro il marketing delle svolte “green”, rischia di venirci addosso uno tsunami. Dove la chimica sta abbattendo la genuinità del prodotto, attraverso la farsa della sostenibilità. I Paesi del Nord Europa oggi, in cima alla lista Olanda e Danimarca, spingono per lo sviluppo di cibi sintetici, denigrando e demonizzando la zootecnica (l’allevamento animale). La strategia delle industrie del settore è abbastanza semplice. Fare leva sul fatto che i bioreattori che producono cibi sintetici, evitano non solo lo sfruttamento degli animali, ma anche quella percentuale di inquinamento causato dagli allevamenti. Peccato che questi bioreattori in realtà che producono la finta carne, il finto latte, il finto pesce, usino enormi quantità di acqua e hanno emissioni record. Come afferma anche il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Ma non solo, aldilà della sostenibilità, crediamo davvero che un cibo sintetico possa essere più sano e nutriente per l’organismo, di un prodotto genuino a km 0? Una realtà simile forse può attecchire in quei Paesi dove non esiste una cultura alimentare. Ma molto meno qui da noi. Dove anche il principio alla base del Nutriscore, è palesemente un ennesimo tentativo di mistificazione della realtà, senza fondamenta scientifiche. Perché se un prodotto confezionato e ultraprocessato viene etichettato come più sano di una fetta di prosciutto DOP, solo sulla base della percentuale dei grassi animali. Si capisce che c’è ben poco di scientifico alla base, ma piuttosto un interesse economico specifico: screditare dei prodotti a favore di altri. Dove i prodotti agroalimentari italiani sono notoriamente delle spine nel fianco.
Il sistema delle lobby: l’attenzione mediatica è pilotata
Anziché concentrare le risorse sulla lotta agli sprechi alimentari, e sul come rendere sempre più sostenibili gli allevamenti. L’attenzione oggi viene spostata e pilotata, dalle multinazionali di settore, sulla sostenibilità di un metodo piuttosto che di un altro, per evitare il dibattito ed il confronto sulla qualità finale del prodotto alimentare. Il Ministero della sovranità alimentare deve compattare il fronte italiano che affronterà la questione alimentare con il nostro Paese che faccia sentire in Europa il proprio peso nel settore, difendendo e promuovendo la qualità e la centralità dell’agricoltura.
Il Qatar-gate ha svelato agli occhi del mondo la malleabilità e la penetrabilità oggi delle istituzioni europee. Ma i fenomeni di lobby e di corruzione non appartengono solo al vecchio continente, ma al sistema economico globale. In cui agiscono multinazionali capaci di eguagliare il PIL di interi Stati occidentali. Conglomerati economici talmente potenti da orientare e influenzare le scelte non solo del mercato, ma a volte anche dei parlamenti e delle organizzazioni internazionali. Da che parte sia la verità purtroppo oggi è sempre più difficile da riconoscere. Aristotele sosteneva come l’uomo sia in grado di riconoscere il buono ed il giusto quando gli è davanti. La sostenibilità del sistema produttivo è un bene per tutti, a patto che non si trasformi nell’ennesima trovata consumistica.