Cina vs USA: gli americani cercano alleati militari nell’Indopacifico
Gli USA aumentano le pressioni sull'export di tecnologie verso la Cina e cercano alleati militari nell'Indopacifico.
La tensione fra Cina ed USA continua ad essere alle stelle. La guerra per il predominio globale si sta muovendo “silenziosamente” su più fronti: quello tecnologico, economico e quello geopolitico. La Cina in maniera non troppo celata, continua a sostenere oggi economicamente l’alleato russo nel conflitto. Correndo il rischio di compromettere i propri rapporti commerciali con l’Occidente.
Ma che forse a questo punto compromessi lo sono già, visto lo scontro frontale innescato dagli USA. Che fanno pressione oggi in Europa affinché le aziende occidentali non esportino più componentistica tecnologica verso la Cina. Questo non solo per rallentare l’economia cinese, ma per ritardare lo sviluppo delle loro tecnologie militari. Nel frattempo però nell’Indopacifico spirano venti di guerra, e gli USA sono alla ricerca di alleati. In questa parte del globo si teme lo scoppio della Terza Guerra Mondiale.
Gli USA accerchiano la Cina: un accordo militare con le Filippine
“Gli Stati Uniti si preparino alla guerra contro la Cina, se non nel 2024, di sicuro nel 2025“. Sono le drammatiche affermazioni di qualche giorno fa dell’ex segretario di Stato USA, Mike Pompeo. Il quale non ha dubbi circa l’inevitabilità di uno scontro con il Dragone. Toni altrettanto eloquenti sono stati usati inoltre recentemente anche dal segretario generale della NATO Stoltenberg, in visita alla Keio University di Tokyo. Dove ha affermato che “la Cina rappresenta oggi una minaccia, una sfida anche per gli alleati della Nato”. Concludendo poi sulla necessità di un allargamento dell’organizzazione verso i Paesi dell’Indopacifico per frenare l’avanzata cinese nell’area.
Non a caso gli USA hanno recentemente chiuso un importante accordo militare con le Filippine. L’iniziativa riguarderà l’accesso delle truppe statunitensi in altre quattro basi militari nel Paese asiatico. Che saranno così posti maggiormente in grado di combattere entro il 2025 dotandosi di capacità avanzate, come missili anti-nave. Rafforzando così la presenza militare USA in un territorio situato a pochi km sia dall’isola di Taiwan, che dal territorio cinese. Un atto che non può che non essere visto di cattivo occhio dalla Cina. Che continua a mantenere alta la tensione su Taipei, violando solo due giorni fa lo spazio aereo con ben 20 velivoli militari. Che hanno attraversato la linea centrale dello Stretto di Taiwan, da tempo zona cuscinetto non ufficiale tra le due parti.
La guerra tecnologica ed economica: Huawei e il blocco dell’export imposto dagli americani
Ma le tensioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina non si fermano solo sul piano militare, ma interessano anche quello economico. Fra le due super potenze imperversa la cosiddetta “guerra high tech”. L’amministrazione Biden ha informato lunedì alcune società americane come la Qualcomm e la Intel che non permetterà più di esterndere licenze per tecnologia americana a Huawei, il colosso delle telecomunicazioni Made in Cina finito nel mirino dei Paesi occidentali per la sua potenziale minaccia (spionistica) alla sicurezza nazionale. Un’ulteriore dimostrazione degli sforzi statunitensi di creare una rete di Paesi alleati per frenare l’avanzata nell’industria dei processori cinese, arriva poi da Giappone e Olanda. Che hanno firmato il 27 gennaio con gli Stati Uniti un accordo che ha lo scopo di impedire all’esercito cinese di sviluppare armi avanzate, tramite l’export di tecnologia.
La Cina è stata fino ad oggi ben attenta dal non svelare troppo le proprie carte e le proprie intenzioni, così da poter infiltrarsi nel tessuto economico dell’Occidente. Non a caso la sua presa di posizione nel conflitto in Ucraina rimane tuttora abbastanza ambigua. Dove il sostegno economico cinese all’alleato russo è cosa certa vista la sopravvivenza dell’economia del Paese nonostante il regime delle sanzioni occidentali. Pechino ha difatti nella Russia un fedele alleato in chiave anti-statunitense a livello geopolitico. Così come l’Europa consiste nel più importante alleato strategico per gli USA in chiave anti-cinese. Ma la vera domanda è se sia o no troppo tardi oggi per fermare l’avanzata del Dragone, senza un conflitto mondiale. Consapevoli che se ci troviamo difronte ad un tale baratro è prima di tutto colpa nostra – intesa come Europa – e degli USA, che hanno favorito per primi in questi decenni l’inserimento della Cina nel sistema economico occidentale in nome della globalizzazione.