Marge Simpson “regge” la testa di Khamenei nel murales davanti al consolato iraniano
Si tratta di una nuova opera dell'artista e street artist aleXsandro Palombo
The Final Cut -Marge e Khamenei è la nuova opera dell’artista aleXsandro Palombo apparsa davanti al consolato iraniano a Milano. Torna la protagonista dei Simpson in nuovo murale che si presenta come descritto dallo stesso autore, un “inno alla resistenza“.
Davanti al Consolato Generale della Repubblica Islamica dell’Iran a Milano ritorna Marge Simpson. La ‘donna’ è protagonista di una nuova opera, la finale, intitolata The Final Cut – Marge e Khamenei. In questo murale, apparso ancora una volta in un luogo significativo, l’autore, l’artista aleXsandro Palombo, ritorna con il suo stile diretto protestando contro il regime dittatoriale di Teheran. L’opera chiude un trittico dedicato al tema (The Cut 1, The Cut 2 e The Final Cut) nel quale l’artista prende una netta posizione contro quelli che, come si apprende dalla stessa nota stampa ufficiale lanciata per diffondere l’opera, sono definiti gli “orrori” del regime iraniano.
Marge al centro del trittico The Cut
Le opere dissacranti di aleXsandro Palombo tendono a sottolineare la cruda realtà, prendendo spesso in prestito lo stile dei cartoon ed è per questo la famiglia Simpson, e Marge in particolare, tornano spesso nei murale dell’artista. Nella prima opera di questa ‘trilogia‘, The Cut 1, Marge Simpson si tagliava i capelli davanti al consolato dell’Iran a Milano per celebrare Mahsa Amini e il coraggio delle donne iraniane. A meno di 24 ore dalla sua creazione, il murales era stato rimosso. Palombo aveva reagito realizzando l’opera The Cut 2 in cui Marge Simpson mostra il dito medio alzato. The Final Cut arriva a conclusione di questa narrazione. Nell’ultima opera, infatti, Marge riappare davanti al consolato iraniano e questa volta con la testa di Khamenei in mano. Si tratta di un’opera dal forte impatto che vuole essere però altamente simbolica ed apparire come un inno alla libertà e un incoraggiamento alla resistenza.
Come chiarisce anche la nota stampa ufficiale che diffonde i caratteri dell’opera di Palombo, in Iran la violenza e le repressioni, perpetrate dalla dittatura nei confronti dei giovani, non sembrano fermarsi. Sono più di 500 i giovani uccisi dall’inizio delle proteste popolari. Sono 4 i manifestanti giustiziati negli ultimi mesi, colpevoli di aver preso parte alle proteste in solidarietà di Mahsa Amini. 100 le persone arrestate che potrebbero essere condannate a morte. Come sottolinea ancora la nota, c’è una forte aggravante in questa situazione. “Mentre ai giovani iraniani L’Ayatollah Khamenei nega anche internet attraverso la sua feroce censura, lui usa liberamente i suoi profili Twitter con cui lancia proclami al mondo“.
Un simbolo per la libertà
Come dichiara l’artista, secondo quanto si apprende dalla nota stampa ufficiale: “Il 1 Gennaio, con un tweet dal suo account ufficiale, l’Ayatollah Khamenei ha fatto un chiaro invito agli artisti. Dichiarando che ‘l’arte dovrebbe raccontare modelli esemplari quali il generale Soleimani‘. Ho accolto il suo invito e ho preso parte a questo insolito concorso realizzando l’opera The Final Cut. Perché ho pensato fosse opportuno immortalare come finisce un modello esemplare“. Qasem Soleimani era il più potente e sanguinario comandante della Forza Qods del regime iraniano ucciso in un raid americano. Segnalato anche nelle liste dell’Unione Europea come terrorista. A tal proposito, aggiunge Palombo: “L’arma più forte di Khamenei è la censura. Perché è l’unico modo che ha per togliere voce al popolo e distorcere la realtà, per commettere i suoi crimini e continuare ad imporre il suo controllo“.
“Per questo – conclude – l’arte diventa un megafono indispensabile contro la censura per dar voce alla gente e scardinare quell’aura di sacralità che il dittatore si è cucito addosso“. Ad oggi la serie The Cut di aleXsandro Palombo è utilizzata come simbolo di protesta in tante manifestazioni. Ed è utilizzata come esempio per spiegare il significato del “taglio dei capelli” delle donne iraniane. Opere con le quali l’artista continua ad esprimere lo stile riflessivo e allo stesso tempo irriverente. Murales di protesta, di espressione dei propri valori e di riflessione, appunto. Come l’ultima opera apparsa il 27 Novembre in occasione della giornata mondiale di commemorazione della vittime della Shoah. L’opera si chiama Binario 21, I Simpson deportati ad Auschwitz e comprende due murales realizzati sui muri del Memoriale della Shoah di Milano. Tra i colori accesi e la rivisitazione dei cartoon, aleXsandro Palombo continua a proporre immagini che generano stupore costante e che non sembrano temere censure di alcun tipo.