L’Udienza Generale dell’8 febbraio è dedicata al viaggio apostolico appena conclusosi. Papa Francesco ricorda i giorni in Africa dal 31 gennaio al 5 febbraio scorsi e ripercorre alcune tappe del pellegrinaggio. Nell’appello del Santo Padre un nuovo messaggio contro le guerre nel mondo e una preghiera di consolazione per i popoli della Turchia e della Siria colpite da un recente e tragico terremoto.
Papa Francesco dedica l’Udienza Generale di mercoledì 8 febbraio 2023 al suo ultimo viaggio apostolico. Il Santo Padre ha visitato la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan e in queste terre, afflitte da guerre, carestie e drammi, ha vissuto momenti forti e toccanti che ha voluto ripercorre nella sua catechesi. Il suo discorso si incentra sulla necessità di fermare ogni forma di sfruttamento, colonizzazione, deprivazione e oppressione nei confronti di una terra colpita da secoli. “Basta sfruttare l’Africa” è stato il grido del Pontefice a Kinshasa. E poi un appello contro i conflitti, partito dall’Africa e diffusosi per tutto il mondo.
La prima tappa di Papa Francesco
In Aula Paolo VI, Papa Francesco definisce le tappe del suo recente viaggio apostolico (dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023) due “sogni“. “Visitare il popolo congolese, custode di un Paese immenso, polmone verde dell’Africa e secondo del mondo. Terra ricca di risorse e insanguinata da una guerra che non finisce mai perché c’è sempre chi alimenta il fuoco. E visitare il popolo sud sudanese, in un pellegrinaggio di pace insieme all’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al Moderatore generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. Siamo andati insieme per testimoniare che è possibile e doveroso collaborare nella diversità, specialmente se si condivide la fede in Cristo“. Dialogo e pace, sono stati dunque i due fili conduttori che hanno guidato il viaggio del Santo Padre in Africa.
Il Pontefice descrive la Repubblica Democratica del Congo come un “diamante” ricco di risorse e persone di grande spirito. Ma queste stesse risorse si sono trasformate in motivo di contese nel paese, portandolo a violenza e povertà. Una dinamica, che come ha voluto sottolineare Papa Francesco, si trova purtroppo nella maggior parte del Continente africano. Una terra troppo spesso saccheggiata, sfruttata e demolita. Ed è difronte a tutto questo che il Santo Padre ricorda di aver voluto esprimere due parole: “basta” e insieme“. Basta sfruttare e distruggere ma costruire insieme, con pari dignità e rispetto reciproco. “Non sfruttare e andare avanti“.
Kinshasa e Sud Sudan
Del suo viaggio a Kinshasa il Papa ha voluto ricordare il suo incontro con alcune vittime nell’est del paese lacerato dalla guerra. Il Pontefice ha evidenziato la paura e l’insicurezza vista negli occhi di tante persone, ma con loro ha voluto dire “no” alla rassegnazione. “Ho ascoltato le testimonianze sconvolgenti di alcune vittime, specialmente donne, che hanno deposto ai piedi della Croce armi e altri strumenti di morte. Con loro ho detto ‘no’ alla violenza, no alla rassegnazione, ‘sì’ alla riconciliazione e alla speranza“. Della sua tappa nella Repubblica Democratica del Congo, poi, il Santo Padre ha voluto ricordare l’incontro con quanti si occupano dei più poveri e le numerose iniziative di carità. Esortando a rendere non solo assistenza, ma sostegno allo sviluppo delle persone.
Ripercorrendo la tappa del Sud Sudan, Papa Francesco lo ha definito: “Un pellegrinaggio ecumenico di pace“. Questa tappa, infatti, è stata percorsa in compagnia dei capi delle due Chiese che sono storicamente presenti in quella terra. Un viaggio che doveva rappresentare il punto di arrivo di un cammino iniziato nel 2019 insieme alle autorità sudanesi con lo scopo di raggiungere la pace. Il Pontefice spiega: “Purtroppo il processo di riconciliazione non è avanzato tanto e il neonato Sud Sudan è vittima della vecchia logica del potere. Della rivalità, che produce guerra, violenze, profughi e sfollati interni. Ringrazio tanto il signor presidente dell’accoglienza che ci ha dato e di come sta cercando di gestire questa strada niente facile per dire ‘no’ alla corruzione e ai traffici di armi e ‘sì’ all’incontro e al dialogo“. E poi ha voluto ribadire quanto sia “vergognoso” che tanti dei paesi che si definiscono “civilizzati” continuino a fornire armi al Sud Sudan per alimentare la guerra.
Gli appelli di pace e la solidarietà per Turchia e Siria
Della sua tappa sudanese il Papa ha voluto sottolineare l’importanza ecumenica e il pregare insieme ad altre confessioni religiose. Un simbolo forte di pace e dialogo. “In una realtà fortemente conflittuale come quella sud sudanese questo segno è fondamentale. E non è scontato, perché purtroppo c’è chi abusa del nome di Dio per giustificare violenze e soprusi“. Del Sud Sudan, inoltre, il Santo Padre ha voluto rievocare anche l’incontro con alcuni sfollati interni che vivono in campi dove la presenza di donne e bambini è grande. “Sono la forza che può trasformare il Paese“, afferma ancora Papa Francesco auspicando la pace nel mondo.
Una pace che ha invocato in Africa e che al termine dell’Udienza Generale di quest’oggi ha chiesto ancora per l’Ucraina, ricordando come il gelo di queste settimane non faccia che amplificare il senso del dramma in questo popolo colpito dalla guerra. Al termine della sua catechesi, prima di salutare i fedeli riuniti in Aula Paolo VI, Papa Francesco ha voluto rivolgere un pensiero e una preghiera speciali alla Turchia e alla Siria colpite dal devastante terremoto. Nel suo appello il Santo Padre chiede solidarietà per questi paesi che hanno visto migliaia di morti e feriti. “Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una lunga guerra. Preghiamo insieme perché questi nostri fratelli e sorelle possano andare avanti, superando questa tragedia“.