La sovranità politica dell’Europa passa anche per la tecnologia
L'urgenza di un piano europeo per rispondere alla potenza tecnologica americana e cinese
L’Europa si trova oggi ad un importante bivio circa l’allentamento o meno delle regole europee sugli aiuti di Stato. Una materia particolarmente ostica e divisiva all’interno dell’UE che verrà messa sul tavolo dell’ultimo Consiglio Europeo.
I principali attori economici globali come Cina e USA da tempo ricorrono ai sussidi statali per stimolare, e a volte salvare, le proprie realtà economiche strategiche. Mentre l’Europa sull’argomento fa fatica a ragionare da blocco unico e continua ad agire come un conglomerato frammentato e diviso.
Dal principio la materia degli aiuti di Stato è sempre stata trattata con prudenza dalle istituzioni UE per scongiurare il pericolo di una concorrenza sleale fra i Paesi membri. Che intervenendo a soccorso delle proprie aziende distorcerebbero la liberalizzazione del mercato unico. Dove coesistono Paesi che possono permettersi oggi un maggiore indebitamento grazie a dei bilanci statali più sostenibili. Ma tale principio rischia di divenire il limite fatale dell’Europa, che rischia di soccombere e perdere la propria sovranità politica.
La concorrenza mondiale: Europa tra Cina e USA
Lo sviluppo tecnologico necessita di risorse economiche consistenti, ancora di più se in un mercato globalizzato. Dove la concorrenza è mondiale e chi arriva prima ha il potere di dettare la tecnologia dominante. Le aziende europee, in un mercato libero, non avendo accesso in patria a risorse economiche pari a quelle americane e cinesi, potrebbero ritrovarsi in ritardo rispetto ai competitors e decidere di abbattere i costi producendo in territorio straniero. Così finiscono Oltreoceano profitti e know how, per non parlare delle tasse e dei posti di lavoro. E perdere la propria indipendenza tecnologica, dove già in alcuni settori oggi l’UE è schiava dell’high tech made in USA. Questo significherà alla lunga per il Vecchio Continente perdere sovranità politica e sprecare risorse economiche, che andranno immesse sempre più nell’importazione. A chiaro vantaggio di altri.
L’UE rischia dunque, in un lasso di tempo assai breve, di abdicare di fatto al livello globale verso Cina e America. Che dominando l’export di tecnologie si divideranno il mondo in sfere di influenza. Vista la posta in gioco, l’Europa dovrebbe imparare oggi a mettere da parte certi egoismi nazionali e certi rigorismi economici. Una delle soluzioni sul tavolo potrebbe passare per la creazione di un nuovo debito comune, – anche tramite l’emissione di Eurobond – che garantirebbe una crescita equa e sostenibile per tutti i Paesi membri.
Il tabù del debito pubblico in Europa: i vantaggi di quello condiviso
Il tabù del debito pubblico esiste in UE sin dalla sua creazione. I Paesi rigoristi vivono nella fobia dell’inflazione e difendono parametri di spesa pubblica molto ristretti. Quelli più indebitati per uscire dalla stagnazione economica sono costretti così a ricorrere a ingenti tagli per recuperare delle risorse da destinare al proprio sviluppo. Questo circuito poco solidale, consiste nella più grande debolezza del sistema economico europeo. Una situazione che rende impossibile piani di investimento congiunti destinati alla crescita nel medio termine dell’intero blocco europeo. Così da imporre il Made in Europe in settori strategici a livello globale: dalla produzione militare a quella tecnologica, dove l’UE è oggi in gran parte succube degli USA.
Ancora oggi il mercato finanziario nei momenti di crisi si rifugia nei Titoli di Stato USA come buon investimento, e considera il dollaro una moneta rifugio. Anche in mercati iper-inflazionati e con l’Europa meno pericolosa sul fronte debitorio. Se si presentasse più unita sul mercato finanziario – anche tramite l’emissione di nuovi Eurobond – la fiducia degli investitori sarebbe garantita dal sostenere un aumento del debito come passeggero e sicuramente più sostenibile in prospettiva. E quindi al riparo da speculazioni ed incertezza che hanno in passato generato sfiducia prima e dichiarazioni di insolvibilità poi.
La ricchezza del sistema economico UE
Oggi sappiamo non solo per la letteratura economica finanziaria, ma anche per una serie TV di successo come Diavoli, che ’attacco speculativo del 2008 difatti a danno dei PIIGS, fu un attacco premeditato e pilotato. Dove la sostenibilità dei debiti pubblici era soltanto il pretesto di un piano più alto dell’alta finanza anglo-americana che intendeva minare alla stabilità dell’Euro. In realtà la salute del sistema finanziario europeo è a dir poco invidiabile: la ricchezza è generata difatti ancora in gran parte dall’economia reale, che da prodotti finanziari. L’Eurozona, salvo attacchi speculativi pilotati, è in grado di sopportare piani di indebitamento comuni come il PNRR, se la BCE si erge senza esitazioni a tutela dell’intero blocco europeo. La potenza di fuoco degli investimenti pubblici di USA e Cina spazzerà via qualsiasi voce esterna che agisca in solitaria. Serve agire da continente intero contro questi due Paesi-continente, con investimenti alla pari.