Cospito in ospedale, l’accusa chiede l’annullamento del 41-bis. Violenti scontri a Milano
Fra 2 settimane la decisione della Cassazione; la procura generale vorrebbe annullare l'isolamento dell'anarchico, in sciopero della fame da 4 mesi
In vista dell’udienza in Corte di Cassazione il 24 febbraio, nella quale i giudici decideranno se Alfredo Cospito deve restare o meno in regime di carcere duro, la procura generale chiede l’annullamento del 41-bis per il detenuto anarchico.
Le condizioni di salute di Cospito sarebbero molto gravi, anche se stabili, e l’11 febbraio il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) ha deciso il suo trasferimento dal carcere di Opera all’ospedale San Paolo di Milano. Nel capoluogo lombardo un corteo di anarchici è degenerato in scontri con la polizia il pomeriggio dell’11 febbraio.
Contrasto fra la procura e Nordio
Il regime di carcere duro, 41-bis, era stato stabilito nel 2022 tramite decreto ministeriale della Guardasigilli del Governo Draghi, Marta Cartabia. Il suo successore, Carlo Nordio, lo ha ribadito nei giorni scorsi, respingendo l’istanza di revoca presentata dal legale di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Bernardini. La decisione di Nordio era arrivata dopo una sentenza del tribunale di sorveglianza che lo scorso dicembre aveva confermato per Cospito il 41-bis.
Secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione, Piero Gaeta, quella decisione andrebbe annullata. L’11 febbraio la procura della Cassazione ha dunque depositato una richiesta che va in senso opposto alla decisione del tribunale di sorveglianza, ma anche di quella del ministro, E ha chiesto di eliminare il regime di 41-bis per l’anarchico.
Perché il ricovero di Cospito
Come si spiega questa svolta, che apparentemente denota un contrasto fra la magistratura e il ministro Nordio, il quale ha asserito di aver deciso dopo aver soppesato tutte le istanze giuridiche del caso? Il punto è che le condizioni di salute Alfredo Cospito sarebbero gravissime perché il detenuto è in sciopero della fame da quasi 4 mesi – da 114 giorni – e ha fatto depositare dai suoi legali al Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) una dichiarazione di rifiuto dell’alimentazione forzata qualora precipitasse in stato di incoscienza.
L’11 febbraio il Dap ha disposto il trasferimento di Cospito dal centro clinico del carcere di Opera al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano. Il ricovero ospedaliero si è reso necessario perché il detenuto si rifiuta di assumere anche gli integratori, oltre al cibo. Cospito sta rischiando una crisi cardiaca e un edema cerebrale. Ora però il tribunale di sorveglianza di Milano dovrà formalmente ratificare il trasferimento. “La salute di ogni detenuto costituisce priorità assoluta“, sottolinea il ministero della Giustizia in una nota.
“Cospito rischia di morire”
Il legale di Cospito, Flavio Rossi Bernardini, dà “quasi per scontato” che l’anarchico al 41-bis muoia dietro le sbarre. Perché Cospito vuole giungere alle estreme conseguenze della sua protesta contro il 41-bis a cui è sottoposto. E contro la possibilità che la sua condanna a 20 anni si trasformi presto in ergastolo ostativo.
In questo momento, riferisce il medico di parte che ha visitato il detenuto l’11 febbraio, Alfredo Cospito pesa 71 chili. È a rischio di edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali. L’anarchico, in base a quanto aggiunge il medico, “è determinato ad andare avanti con la protesta. È lucido e cammina sulle proprie gambe“. Il consulente ha definito le condizioni di Cospito “serie“. “I parametri tengono ma basta poco perché la situazione precipiti senza dei segni particolari di allarme” preventivo, ha aggiunto. Le sue parole sono state rese note dall’avvocato Rossi Bernardini.
Scontri e feriti al corteo
In questo contesto si è svolto in centro a Milano l’11 febbraio, non lontano dai Navigli, un corteo di militanti e simpatizzanti anarchici in solidarietà con Alfredo Cospito. A un certo punto sono cominciati tafferugli e scontri con le forze dell’ordine. Alcuni manifestanti hanno lanciato sassi e fumogeni, e fatto esplodere petardi e bombe carta; la polizia ha risposto caricando a manganellate. Sei poliziotti del Reparto Mobile di Milano sono stati feriti e medicati in ospedale. Numerose le vetrine e le auto danneggiate. Undici le persone portate in Questura per essere identificate.