Domenica 12 e lunedì 13 febbraio elezioni regionali Lombardia e Lazio. Si tratta del primo test politico rilevante per le forze del Centrodestra che compongono la maggioranza a sostegno del Governo Meloni. Sia a Roma che a Milano i favoriti a diventare i nuovi governatori sono i candidati di Centrodestra.
Una miriade di candidati si contendono poi 131 seggi nei Consigli. Ma sono soprattutto le poltrone di governatore di due delle regioni più importanti d’Italia a determinare il peso politico della tornata in corso.
Non ci sarà ballottaggio
Le urne per rinnovare le due amministrazioni saranno aperte domenica 12 febbraio dalle 7 alle 23 e lunedì 13 dalle 7 alle 15. L’ultima tornata elettorale per Lazio e Lombardia risale al 4 marzo del 2018. Le due Regioni hanno le loro leggi locali per le elezioni ma in ambedue i casi risulta eletto governatore “il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale“, senza ballottaggio.
Il voto disgiunto
Nel Lazio, ma anche in Lombardia, ci sarà la possibilità per gli elettori di assegnare il cosiddetto voto disgiunto. Alle elezioni si potranno, cioè, dare due voti. Si potrà assegnare la propria preferenza a una lista e a un candidato presidente non collegato alla stessa lista votata in precedenza. In estrema sintesi con il voto disgiunto una preferenza va al candidato presidente mentre l’altra va, contemporaneamente, alla lista che sostiene un altro candidato presidente.
Elezioni nel Lazio
Per il ruolo di presidente del Lazio si sfideranno Alessio D’Amato (Centrosinistra e Terzo Polo), Francesco Rocca (Centrodestra), Donatella Bianchi (M5S e altre liste di sinistra), Rosa Rinaldi (Unione popolare), Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). Il Consiglio regionale del Lazio è composto da 50 consiglieri più il presidente della Regione. Quattro quinti, cioè 40 consiglieri, si eleggono col metodo proporzionale sulla base di liste concorrenti presentate a livello circoscrizionale (le cinque province: Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo). Il restante quinto (10 seggi) che vale si assegna più automaticamente tramite il cosiddetto listino, abolito nel 2017.
Il premio di maggioranza
Il premio di maggioranza varia in funzione dei seggi che le liste collegate al presidente della Regione eletto hanno ottenuto con metodo proporzionale. Se il gruppo o i gruppi di liste collegati al candidato presidente eletto hanno conseguito, in sede di riparto proporzionale, una percentuale di seggi inferiore al 60% (30 seggi), il premio di maggioranza consiste nell’assegnare, tra i suddetti gruppi di liste, un numero di seggi necessario a raggiungere tale soglia.
Tuttavia, il numero massimo di seggi attribuibile con il premio non può superare i dieci seggi, anche nel caso in cui non fosse sufficiente a garantire il raggiungimento del 60% dei seggi. Nel 2017 poi è stata introdotta tra l’altro la parità di genere, attraverso la doppia preferenza e l’obbligo di garantire il limite del 50% ai candidati dello stesso sesso nelle liste circoscrizionali e la garanzia di almeno un consigliere eletto per ogni provincia.
Elezioni in Lombardia
In Lombardia la partita è tra l’uscente Attilio Fontana (centrodestra), Pierfrancesco Majorino (centrosinistra e M5s), Letizia Moratti (Terzo Polo), Mara Ghidorzi (Unione Popolare). Il Consiglio regionale, è spiegato dal sito dell’ente, è composto da 80 consiglieri compreso il presidente della Regione. Gli altri 79 consiglieri sono eletti con criterio proporzionale sulla base di liste provinciali concorrenti. Le circoscrizioni provinciali sono quelle esistenti al 1 gennaio 2012. Ovvero: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio, Varese.
Nel rispetto della parità uomo-donna, le liste provinciali devono essere composte seguendo l’ordine dell’alternanza di genere. Rispetto al premio di maggioranza, alle liste collegate al governatore eletto si assegnano almeno 44 seggi (cioè il 55% dei seggi) se il presidente ha ottenuto meno del 40% dei voti validi. Almeno 48 seggi (cioè il 60% dei seggi) se il presidente ha ottenuto il 40% o più dei voti validi. Alla coalizione vincente non possono però essere attribuiti più di 56 seggi (cioè il 70% dei seggi). Ci sono inoltre 23 seggi sempre garantiti alle liste ‘perdenti’, ed è garantito che ciascuna provincia abbia il proprio rappresentante.