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In Ucraina 360mila russi pronti all’offensiva, e ora l’Europa ha paura

Francia, Olanda e Danimarca frenano sull'invio di armi per paura di indebolire i propri eserciti. Caccia e navi russe allo scoperto fra Polonia e Mar Baltico

Nubi sempre più cupe si addensano sull’Ucraina in guerra e su tutta l’Europa, mentre la Russia starebbe preparando una massiccia offensiva di terra con centinaia di migliaia di soldati. Aerei russi hanno sconfinato in Polonia, navi di Mosca con armamenti nucleari escono allo scoperto nel Mar Baltico.

E adesso i paesi europei frenano sull’invio di armi a Kiev perché temono di perdere tank e jet da combattimento indebolendo le proprie forze armate. Olanda e Danimarca, non manderanno carri armati a Kiev. La Francia, scrive il quotidiano Le Figaro, sta affrontando una carenza di munizioni per averne inviate molte all’Ucraina.

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Soldati ucraini sparano con un cannone antiaereo presso Bakhmut, nel Donetsk, in Ucraina orientale. Foto Ansa/Epa Sergey Shestak

Borrell: “La guerra si deciderà in estate

La Ue ha stabilito nuove sanzioni a Mosca, l’11° pacchetto, ma non basta. E parlando al Parlamento europeo, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, è andato giù duro. “Abbiamo sostenuto l’Ucraina sul piano militare, economico, finanziario e diplomatico. Abbiamo fatto il massimo ma non basta. Voglio essere chiaro, io non voglio una guerra come nessuno, ma per ottenere un negoziato, per ottenere la pace bisogna aiutare l’Ucraina a vincere la guerra che si deciderà questa primavera e questa estate“.

“Più aiuti a Kiev altrimenti non ce la fa”

Borrell ha quindi affermato che “non solo dobbiamo continuare con gli aiuti ma dobbiamo aumentarli. La realtà sul campo è estremamente preoccupante al momento. Più di 360mila soldati russi sono lì, (in Ucraina, ndr.) il doppio rispetto a prima della guerra. La controffensiva russa è iniziata, anche se su piccola scala. E per la prima volta, l’Ucraina non ha il vantaggio di avere più truppe sul terreno“.

“Ma le armi all’Ucraina sono un problema”

Le parole di Borrell, pronunciate al Parlamento europeo, giungono mentre a Parigi la politica discute con preoccupazione dell’invio di armi a Kiev. “Le nostre forze di terra si stanno confrontando con una carenza di munizioni da 155 mm, usate negli obici e nei cannoni di artiglieria” ha detto a Le Figaro il deputato francese Julien Rancoule. “Le tensioni tra coloro che sono favorevoli a sostenere l’Ucraina e coloro che vogliono salvaguardare le scorte per motivi di difesa nazionale potrebbero crescere“.

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Militari russi della guardia d’onore marciano davanti alla Tomba del Milite Ignoto di fronte al muro del Cremlino al Giardino di Alessandro a Mosca in Russia. La mobilitazione militare contro l’Ucraina è sempre più massiccia. Foto Ansa/Epa Maxim, Shipenkov

Per ora nessun bombardiere

Quasi a eco del dibattito in Francia, dalla Germania sono giunte le affermazioni del ministro della Difesa, Boris Pistorius. La questione della consegna di aerei da combattimento da parte della Germania all’Ucraina “al momento non è centrale” ma sarà discussa in futuro, ha detto Pistorius in un’intervista all’emittente Ard. La priorità è mettere in sicurezza lo spazio aereo di Kiev. “Solo quando i cieli sopra l’Ucraina rimarranno al sicuro per i prossimi 3-4 mesi, allora si potrà parlare di passi successivi” ha detto il ministro di Berlino.

Olanda e Danimarca si tengono i tank

In questo contesto i governi di Olanda e Danimarca hanno annunciato che nessuno dei due paesi consegnerà i carri armati Leopard-2 all’Ucraina. Lo riferisce il canale tv tedesco Welt. Il primo ministro dell’Olanda, Mark Rutte, ha affermato che gli unici tank che potrebbe fornire sono 18 carri armati Leopard-2 presi in affitto dalla Germania. Ma sia l’Aia che Berlino hanno deciso che questi carri non sono disponibili per Kiev. Il Governo danese, che possiede 44 carri armati nel suo arsenale, ha detto a Welt che non parteciperà alla spedizione di carri tedeschi all’Ucraina.

Il tempo gioca a favore di Mosca

A quasi un anno dall’invasione russa, il passare inesorabile dei giorni e dei mesi gioca a favore della Russia. I paesi dell’Unione europea hanno capito che la guerra durerà a lungo e, al di là delle dichiarazioni di bellicoso sostegno a Kiev da parte del segretario della NATO, Jens Stoltenberg, adesso hanno paura. Non solo, il giornalista americano più volte Premio Pulitzer, Seymour Hersh, ha svelato che sarebbe stata la CIA, su ordine di Biden, a far saltare il gasdotto Nord Stream 2 nel Baltico, lo scorso anno.

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Un comandante francese controlla il campo di battaglia durante l’esercitazione militare francese “Eagle Meda 23” tenutasi al poligono di tiro di Smardan, 230 chilometri a nord-est di Bucarest, in Romania, il 25 gennaio 2023. Foto Ansa/Epa Robert Ghement

Caccia russi sorvolano la Polonia

La tensione, dunque, è sempre più alta, sotto tutti i punti di vista. Ed è lecito nutrire dubbi sulla reale compattezza dell’Occidente nel sostegno all’Ucraina. Come se non bastasse, l’Olanda ha reso noto che il 13 febbraio due caccia F-35 olandesi della NATO hanno intercettato 3 aerei russi vicino alla Polonia e li hanno scortati a distanza finché non hanno lasciato lo spazio aereo di Varsavia. Uno di quegli aerei “si è avvicinato all’area di responsabilità polacca della NATO da Kaliningrad“, l’enclave russa situata tra Polonia e Lituania.

Navi con armi nucleari

La Norvegia ha fatto sapere, inoltre, che la Russia ha cominciato a dispiegare navi tattiche con armi nucleari nel Mar Baltico. Per la prima volta negli ultimi 30 anni, ha affermato il servizio di intelligence norvegese nel suo rapporto annuale citato da Politico. “La parte fondamentale del potenziale nucleare è sui sottomarini e sulle navi di superficie della Flotta del Nord“, hanno osservato gli 007 di Oslo. Le armi nucleari tattiche sono “una minaccia particolarmente seria in diversi scenari operativi in cui i Paesi della NATO potrebbero essere coinvolti“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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