L’Europa trema: i rischi escalation in Moldavia e Serbia
Preoccupa l'influenza di Mosca in Europa in Paesi dalla stabilità politica politica precaria
La situazione politica in Europa è sempre più bollente. Mosca si prepara ad un assalto massiccio contro Kiev, raggruppando truppe al confine. Gli 007 di Oslo inoltre hanno avvisato della presenza di navi russe con armi nucleari nel Baltico. Ma non dobbiamo guardare solo all’Ucraina. La situazione è a rischio anche in altre zone calde del Vecchio Continente, come la Moldavia e la Serbia.
La stabilità politica è appesa ad un filo, per via delle numerose manifestazioni. In aree in cui azioni di destabilizzazione rischiano di innescare nuovi catastrofi. Il presidente francese Macron, non a caso ha affermato recentemente davanti alle Camere francesi che “Mosca deve essere sconfitta, non schiacciata”. Il timore di un escalation globale si fa sempre più concreto per la Francia, come per la Germania. Entrambe consapevoli del fatto che se non si cerca in tempi brevi una mediazione diplomatica fra la posizione massimalista del presidente Zelensky e quella del presidente Putin, la pace sul campo di battaglia rischia di costare a tutto il mondo molto cara. Non solo in termini economici, ma soprattutto in termini di vite umane.
Tensioni in Europa: vacilla la stabilità politica di Moldavia e Serbia
In Europa la situazione rischia di sfuggire di mano in Moldavia e in Serbia. Dove domenica mentre la presidente moldava Maia Sandu chiedeva alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco una maggiore inclusione del suo Paese nei piani di sicurezza europea, nella capitale a Chișinău migliaia di persone sono scese in piazza per domandare le dimissioni del suo governo filo-occidentale. In Moldavia è presente difatti una regione separatista filo-russa, la Transnistria. Ed il timore oggi è che con la guerra in Ucraina, l’inflazione galoppante nel Paese, le bollette energetiche alle stelle e la carenza di scorte alimentari, possano concorrere a scatenare una rivolta filo-russa. Solo pochi giorni fa il Paese è stato costretto a chiudere il proprio spazio aereo per circa 3 ore a seguito delle violazioni di missili russi.
In Serbia invece, dopo che recentemente il presidente Aleksandar Vucic ha lasciato intendere alla popolazione che l’applicazione di sanzioni economiche contro la Russia potrebbero essere inevitabili. Gruppi nazionalisti si sono riuniti in strada, chiedendo le dimissioni del capo di Stato e la fine di quello che hanno definito “il governo traditore”. Inneggiando inoltre alla reintegrazione del vicino Kosovo nel sistema serbo. Per Vucic, la situazione resta ancora sotto controllo. Ma il presidente serbo ha assunto negli anni una posizione ambivalente tra Europa e Mosca: al momento riceve fondi dall’Unione europea come Stato candidato e al contempo ha gas a basso costo dalla Russia. Non aderendo appunto ancora al pacchetto di sanzioni occidentali .
La pace in Europa: le aspettative di Zelensky e l’approccio USA
Queste regioni nevralgiche in Europa subiscono ancora il fascino di Mosca. E non è infatti un caso se in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, si è parlato molto spesso di un possibile allargamento UE verso i Balcani. Un’opzione che piace molto più agli USA che a Francia e Germania. Che non hanno mai voluto innescare uno scontro politico radicale e frontale con Mosca. Ora però il conflitto ucraino ha mostrato tra le priorità americane quella di diminuire l’influenza russa in Europa. Anche perché così potrebbero concentrarsi maggiormente su un’altra aerea del mondo dove si deve ancora giocare un’importante partita contro la Cina nell’Indopacifico. Ma il pericolo di intoppi in questo percorso è dietro l’angolo, visto che la guerra in Ucraina sta entrando in una nuova pericolosa fase con l’arrivo di nuovi armamenti e l’anniversario del 24 Febbraio.
L’obbiettivo del presidente ucraino Zelensky è ovviamente ricavare il massimo risultato possibile: ottenere dai propri alleati armi sempre più pesanti, dai Tanks agli F-16 americani. Le sue aspirazioni politiche in Europa riguardano l’adesione all’Unione Europea e l’entrata del Paese nel Patto Atlantico. E sui termini di un’eventuale accordo di pace, le sue aspettative puntano ad un recupero totale dei territori occupati, compresa la Crimea, visto che l’appropriazione di quel territorio con la forza nel 2014 è contro il diritto internazionale. Unica via possibile per il raggiungimento di tutti questi obiettivi è una vittoria militare sul campo.
Un percorso alternativo: Macron chiede prudenza con Mosca
L’obbiettivo di Zelensky però è molto costoso in termini di vite umane, e rischioso da raggiungere, non solo per il popolo ucraino, ma per il mondo intero. Dove tutti noi stiamo rischiando ogni giorno, una guerra globale dalla quale nessuno potrebbe uscirne vivo, con l’uso delle armi nucleari. Il presidente Macron affermando che “Mosca deve essere sconfitta, non schiacciata” ci riporta alla realtà. Non si può sperare di coltivare la pace innescando un clima da Guerra Fredda al livello globale e senza offrire una via d’uscita a Mosca. L’Europa dovrebbe soppesare con prudenza e coscienza le proprie mosse – come la propria comunicazione politica – nei confronti di Mosca: cosa serve all’Europa per costruire un ponte di pace che la colleghi alla Russia passando per l’Ucraina?