Ucraina un anno dopo. Il mondo si avvicina all’abisso
300mila morti fra i soldati; migliaia di civili uccisi; crimini contro l'umanità. E il rischio della terza guerra mondiale
Un anno fa, all’alba del 24 febbraio 2022, l’esercito della Russia invadeva l’Ucraina. Kiev finiva sotto assedio. Non era più accaduto dall’invasione nazista dell’Urss, ottant’anni prima, nel 1941. Nessuno se lo aspettava davvero. Dopo 365 giorni di guerra – senza mai neppure una tregua parziale – il timore che il conflitto possa allargarsi ad altri paesi, fino a diventare una guerra mondiale nucleare, non è infondato.
La Moldavia teme che la Russia la invada per annettersi la Transnistria, regione autonomista e russofona: il ‘Donbass’ locale. Da lì le truppe di Putin potrebbero prendere alle spalle Odessa, in Ucraina. Il 20 febbraio 2023 il presidente degli Stati Uniti è arrivato di persona a Kiev, come John Fitzgerald Kennedy a Berlino nel 1963. E il giorno dopo, il 21 febbraio, il presidente russo ha annunciato che la Russia ha sospeso l’applicazione del trattato internazionale di non proliferazione nucleare New Start.
Una guerra mostruosa
L’Unione europea e la NATO sono sempre più coinvolte nella guerra. Tramite 10 pacchetti di sanzioni alla Russia e una sempre più massiccia fornitura di armi all’Ucraina per decine e decine di miliardi. Le opinioni pubbliche dei paesi della Ue sono inquiete. E l’Italia è riuscita ad andare a elezioni anticipate e a cambiare Governo.
I piani di Mosca, che un anno fa sperava di rovesciare il Governo dell’Ucraina in poche settimane sono miseramente falliti. Si stima che i soldati morti siano ormai più di 100mila tra gli ucraini e quasi 200mila tra i russi. I civili uccisi sarebbero migliaia. Ci sono poi i feriti, i torturati, i prigionieri, i bambini e minori deportati in Russia. E l’esodo di massa di milioni di ucraini all’estero, Italia compresa.
Invasione e resistenza in Ucraina
Nelle prime ore del mattino del 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato l’Ucraina da sud (dalla Crimea), da nord (dalla Bielorussia) e da est, verso il Donbass. Secondo molti analisti Putin voleva una guerra lampo per rovesciare Zelensky e il suo “regime di neo-nazisti drogati“. Non è accaduto nulla di tutto questo.
L’offensiva militare russa ha incontrato subito enormi difficoltà. La resistenza dell’Ucraina si è rivelata coriacea, da subito appoggiata militarmente in modo massiccio dai paesi NATO. Combattimenti feroci sono andati avanti per settimane sia a Kiev che a Kharkiv, la seconda città più grande del paese. Gli invasori hanno preso la ex centrale nucleare di Chernobyl e ampie porzioni di territorio a sud, come la regione di Kherson e quella di Zaporizhzhia, inclusa l’omonima centrale nucleare.
Mariupol e l’Azovstal
L’assedio della città portuale di Mariupol, a sud-est, è divenuto emblematico di un’escalation nella guerra in Ucraina. Lì i russi hanno bombardato indiscriminatamente edifici civili, compresi l’ospedale e il teatro. Nella primavera del 2022 è apparso chiaro che i russi non avrebbero preso Kiev. A maggio 2022 Mariupol ha ceduto, praticamente rasa al suolo. Le ultime fasi della battaglia si erano concentrare nell’acciaieria Azovstal, dove per settimane si erano rifugiati centinaia di civili e militari, tentando fino all’ultimo di resistere.
Civili massacrati, armi proibite
Già prima, a fine marzo, i fallimenti militari della Russia si sono concretizzati in un’eclatante ritirata dell’esercito dal nord dell’Ucraina, in particolare dalle zone di Kiev e Chernihiv, nel nord-est. In paesi vicino a Kiev, come Bucha e Irpin, dopo che gli occupanti si erano ritirati sono emerse le prove di massacri, torture, stragi, esecuzioni sommarie, stupri contro centinaia di persone: la popolazione civile ucraina, compresi i bambini.
Un altro massacro di civili è stato il bombardamento della stazione ferroviaria di Kramatorsk ad aprile. L’esercito russo è sotto accusa anche per aver compiuto attacchi con armi letali proibite dalle convenzioni internazionali. Come le bombe a grappolo, nella zona di Kharkiv e contro un asilo a Okhtyrka, nell’est dell’Ucraina. Oltre che per l’uso di bombe termobariche in aree densamente popolate dai civili.
Ucraina, la guerra nel Donbass
Tra la primavera e l’estate 2022, avendo dovuto ritirarsi dalle regioni di Kiev e Kharkiv a nord e nord-est, e non avendo preso Odessa a Sud, i russi hanno provato a prendere il Donbass. Ovvero le zone dell’Ucraina orientale in cui si trovano le autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk, in cui dal 2014 era in corso un conflitto tra ucraini e separatisti filorussi.
L'”aiuto” alle repubbliche filorusse è stata fin dall’inizio la ragione formale ufficiale che Putin ha addotto per tentare di giustificare l'”operazione militare speciale” in Ucraina. La battaglia del Donbass è iniziata a metà aprile del 2022 ed è andata avanti molto più lentamente di quanto si aspettava la Russia. Oggi è di fatto ancora in corso. La Russia controlla quasi tutta la regione di Lugansk, sottolinea ilpost.it, e parte delle regioni del Donetsk, di Zaporizhzhia e di Kherson. Ma non è mai riuscita a sfondare come avrebbe voluto, anzi: ha subìto grosse controffensive da parte dell’Ucraina. Adesso la guerra è in stallo: un conflitto di logoramento nel Donbass, a Bakhmut e zone limitrofe in particolare. Ma sul mondo aleggia lo spettro di uno scontro fra Russia e la NATO, anche perché Mosca starebbe preparando un’offensiva di primavera molto forte. Sarebbe l’anticamera di una guerra planetaria.