Maurizio Costanzo, non “solo” il giornalista: i cult che non sarebbero mai nati senza di lui
Il decano del giornalismo italiano ha spiccato anche nella settima arte, al fianco di personalità quali Pupi Avati ed Ettore Scola
Oltre ad aver contribuito a plasmare il genere del talk show, Maurizio Costanzo ha sceneggiato diversi capolavori del cinema italiano. Oltre alle commedie, grazie alle quali ha dimostrato lungimiranza nell’intercettare il gusto del pubblico, spiccano diversi cult di tutt’altro genere.
Improvvisa come un fulmine a ciel sereno, la notizia della scomparsa di Maurizio Costanzo ci ha colti tutti impreparati. Il giornalista, conduttore, autore e sceneggiatore si è spento nella sua natia Roma, all’età di 84 anni. Nel corso della sua lunga e fortunata carriera, ha firmato numerosi programmi di successo, prendendo anche posizioni nette contro la Mafia. Amico del giudice Giovanni Falcone, è sfuggito ad un attentato, che avrebbe dovuto toglierlo di mezzo nel 1993.
Parallelamente alla sua vocazione per il giornalismo e alla sua lotta contro Cosa nostra, Maurizio Costanzo ha condotto anche una fortunata carriera nel mondo del cinema, in qualità di sceneggiatore. Il periodo di maggior attività si concentra tra il 1968 e il 1983 e prende forma, per lo più, in pellicole di genere commedia, senza particolare pretesa di originalità o di estro artistico. I testi per i quali ha collaborato alla sceneggiatura, infatti, sono per lo più finalizzati alla valorizzazione delle personalità coinvolte. Ciononostante, complice anche la proficua collaborazione con Pupi Avati, il decano del giornalismo italiano ha contribuito a restituirci alcuni tra i capolavori più noti del cinema nostrano.
Maurizio Costanzo e il sodalizio (neanche troppo) nascosto con il cinema
La co-sceneggiatura de I quattro del pater noster di Ruggero Deodato (1969) – sì, lo stesso che qualche anno più avanti avrebbe diretto il controverso e agghiacciante Cannibal Holocaust – è stato uno dei primi esperimenti di Maurizio Costanzo. Nel tono parodistico, che sembrava fare il verso a I quattro dell’Ave Maria (con Bud Spencer e Terence Hill), erano già insite l’ironia – neanche troppo sottile – e la capacità del giornalista di intercettare il gusto del pubblico. Entrambe qualità divenute fil rouge della sua carriera televisiva e che lo hanno accomunato anche alla sua ultima consorte, Maria De Filippi.
La pellicola permette a Costanzo di stringere un sodalizio con Paolo Villaggio, per il quale ha co-sceneggiato gli episodi televisivi di Giandomenico Fracchia – Sogni proibiti di uno di noi. Il goffo ragioniere che dà il titolo all’omonima miniserie televisiva, del 1975, è stato a tutti gli effetti il precursore del più noto Fantozzi, contenendo in sé quegli sketch e quella caratterizzazione che avrebbero reso iconico il ragioniere.
Grazie all’incontro con Pupi Avati, la carriera di sceneggiatore di Maurizio Costanzo assiste a una particolare svolta. Il noto volto televisivo e il regista, infatti, si erano incrociati durante la lavorazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini. Costanzo aveva collaborato a una prima versione dello script, poi rifiutata, mentre Pupi Avati era nel team della stesura definitiva.
Il successo con Pupi Avati e l’incontro con Ettore Scola
Dalla loro unione intellettuale nasce il primo di una lunga serie film, ovvero Bordella (1976). Lo stesso anno, nelle sale esce il cult La casa dalle finestre che ridono, horror che tradisce la passione del regista bolognese per l’esoterismo e che, ad oggi, è considerato tra i capolavori italiani del genere. L’anno successivo (e fino al 1983), collabora alla sceneggiatura di tutte le pellicole dirette da Pupi Avati: Tutti defunti… tranne i morti (1977); Jazz Band (1978, miniserie in 3 episodi); Le strelle nel fosso (1978); Cinema!!! (1979, miniserie in 4 episodi) e Zeder (1983).
Il 1977 si è rivelato un anno particolarmente rilevante per la carriera di Maurizio Costanzo. Oltre a co-sceneggiare Tutti defunti… tranne i morti ha diretto il suo unico film, Melodrammore, con Enrico Montesano e Amedeo Nazzari. Il suo nome, nello stesso periodo, compare tra i credits della sceneggiatura di uno dei capisaldi del cinema nostrano: Una giornata particolare di Ettore Scola. La pellicola, interpretata da una Sophia Loren e un Marcello Mastroianni in stato di grazia vince il Golden Globe come Miglior Film in Lingua Straniera e ottiene la nomination al Premio Oscar, senza però trionfare.
Negli anni successivi al 1983, complice anche l’avvento delle TV commerciali e, in particolar modo, di Fininvest, Maurizio Costanzo è tornato principalmente sul piccolo schermo, senza mai salutare del tutto il cinema. Un cinema che, ad oggi, deve ancora molto anche a lui.