Caso Orlandi-Gregori-Cesaroni: stop dal Governo alla Commissione d’inchiesta
Per il sottosegretario Molteni servono "approfondimenti" prima del via libera, dopo 4 decenni di indagini e l'apertura di un'inchiesta pure in Vaticano
Il caso Emanuela Orlandi fa ancora paura dopo 40 anni. Ma non soltanto in Vaticano: anche in Italia. Lo dimostra il fatto che, senza ragioni apparenti, il Governo Meloni, attraverso il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, ha chiesto e ottenuto dal Parlamento il rinvio dell’attesa votazione in Commissione Affari costituzionali.
I membri della Commissione avrebbero dovuto sancire il via libera alla proposta di legge per istituire una Bicamerale di inchiesta sui casi Orlandi-Gregori-Cesaroni. Se ne riparla invece a marzo. Molteni ha detto che al Governo servono non meglio precisati “approfondimenti“.
La rabbia delle opposizioni
Difficile però comprendere quali approfondimenti possano ancora servire per rendersi conto della necessità di una Commissione bicamerale d’inchiesta su alcuni dei peggiori e irrisolti misteri di cronaca nera della storia d’Italia degli ultimi decenni. In particolare in riferimento al caso, emblematico, di Emanuela Orlandi. “Si dovrebbero chiedere alla presidenza del Consiglio i motivi dell’approfondimento: forse lo ha chiesto il Vaticano“, accusa Roberto Morassut del PD.
“Questa scelta incomprensibile danneggia le famiglie e tutti i cittadini che chiedono di fare luce su questa torbida vicenda” dice invece Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Adesso sentirò il Governo per capire se l’impreparazione con cui sono arrivati in Commissione Affari costituzionali derivi da una loro incapacità di leggere di cosa si discute in Commissione e quindi prepararsi prima, o da un fattore politico“ continua l’esponente dei Cinque Stelle.
I casi Orlandi e Gregori
Emanuela Orlandi, se fosse viva – poiché non esiste neppure la certezza assoluta che sia morta – oggi avrebbe 55 anni. Scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita da una scuola di musica in centro a Roma. Era la figlia 15enne di un messo della prefettura della Casa pontificia, cittadina del Vaticano. Agli inizi di maggio 1983, un mese e mezzo prima, era sparita nel nulla un’altra ragazza romana: Mirella Gregori, coetanea di Emanuela.
Si collegarono subito i due casi. In questi termini – come di “una stessa cosa” – ne ha parlato anche Ali Agca, l’attentatore di papa Giovanni Paolo II, poi pentito. E ritenuto non sempre affidabile per ciò che riguarda le sue esternazioni che durano ancora oggi. Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di Via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi. Né le due ragazze avevano frequentazioni in comune.
Pietro Orlandi: “Ci avevano detto altro“
“Francamente, dopo quarant’anni, non so che cosa si debba approfondire. Bisognerebbe cercare la verità e velocizzare il più possibile”. Così all’Ansa Laura Sgrò, avvocata della famiglia Orlandi, sulla decisione di far slittare la Commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di Emanuela Orlandi, Mirella Gregori e Simonetta Cesaroni. Quest’ultima assassinata a Roma nel 1990, nel famigerato delitto di Via Poma.
“Noi ci auguriamo che questi approfondimenti si risolvano velocemente. La famiglia aspetta risposte da quaranta anni, l’approfondimento andrebbe fatto piuttosto nel senso della verità“, ha aggiunto Sgrò. A Today.it Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha esternato il suo stupore. “Quando abbiamo incontrato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e i capigruppo sembrava che tutti volessero accelerare” ha detto.
“Avevamo ricevuto rassicurazioni unanimi su questo. Ci avevano addirittura detto che sarebbe stata una formalità, molto veloce, tanto che la Commissione avrebbe cominciato i propri lavori già ad aprile. Ora questa novità arriva un po’ all’improvviso. Io resto sempre a disposizione di approfondimento. Certo che dopo 40 anni, mi chiedo quali tipo di approfondimenti servano ancora“. Anche perché lo stop all’apertura di una Commissione d’inchiesta sul caso Orlandi arriva dopo che il Vaticano ha aperto un’indagine giudiziaria sul caso all’indomani della morte di papa Benedetto XVI.