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Ucraina: i russi sganciano la super bomba, Kiev chiede i caccia F-16

Battaglia sempre più feroce a Bakhmut. Mosca usa bombe da oltre mille chili

In Ucraina, mentre continua la battaglia di Bakhmut, una nuova minaccia si materializza: una bomba mai vista finora. I russi avrebbero sganciato nella regione di Chernihiv la UPAB-1500B, potente bomba planante dal peso di 1,5 tonnellate per colpire obiettivi protetti fino a 40 chilometri di distanza. E questo grazie ai suoi 1.010 kg di esplosivo ad alto potenziale.

Si tratterebbe dell’ennesimo segnale che a Mosca sono pronti a usare ogni mezzo per raggiungere gli obiettivi della loro “operazione militare speciale” in Ucraina.

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Militari ucraini a Bakhmut il 3 marzo 2023. Foto Ansa/Carlo Orlandi

L’avvertimento dell’oligarca

Secondo il capo dell’intelligence militare di Kiev, Kyrylo Budanov, la Russia però è a corto di risorse. E non sarà in grado di sostenere economicamente la guerra dopo i prossimi tre mesi. “Mosca ha sprecato enormi quantità di risorse umane, armamenti e materiali, e la sua economia e la sua produzione non sono in grado di coprire queste perdite“, ha affermato Budanov. “Se l’esercito russo fallirà nei suoi obiettivi questa primavera, esaurirà i suoi strumenti di guerra“.

Parole che arrivano dopo la denuncia dei giorni scorsi dell’oligarca Oleg Deripaska, secondo cui la Russia potrebbe trovarsi con le casse vuote già il prossimo anno. Dunque con la necessità di ricevere investimenti da paesi “amici” per spezzare la morsa delle sanzioni occidentali. Poche ore dopo la denuncia di Defense Express, sull’uso della superbomba è arrivata la conferma dell’aeronautica di Kiev. Di fronte a questo nuovo pericolo l’Ucraina è tornata a insistere sulla richiesta di caccia occidentali, necessari per “proteggere le nostre città e i nostri villaggi“, ha detto il portavoce Yuriy Ihnat.

L’Ucraina e i caccia bombardieri

Su questo nodo, qualcosa sembra muoversi con gli Stati Uniti. Due piloti ucraini sono giunti alla base militare di Tucson, in Arizona, per un periodo di addestramento con i caccia F-16, hanno fatto trapelare fonti alla Cnn. L’iniziativa servirà al Governo americano per determinare quanto tempo sarebbe necessario ad addestrarli a pilotare i caccia statunitensi, segno che la porta non è chiusa sui jet all’Ucraina invocati dal presidente Volodymyr Zelensky per dare una svolta positiva alla guerra nel suo secondo anno.

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Mykola evacua Valentyna, 72 anni, dalla sua casa a Bakhmut. Si tratta dell’ultima persona che ha lasciato la zona più vicina al fronte russo. Foto Ansa/Epa George Ivanchenko

Con il conflitto che non vede tregue nel prossimo futuro, lo scontro al fronte continua. Nel Donbasssi combatte una delle battaglie più dure, dolorose e difficili“, ha detto Zelensky. Nel punto caldo di Bakhmut da giorni si rincorrono voci di un’imminente conquista da parte dei russi, mentre Kiev si affretta a ribadire che la difesa resiste e non c’è alcun ritiro in corso. Secondo il think tank statunitense Isw, le forze di Mosca sembrano però essersi assicurate un “vantaggio di posizione” nella battaglia, “anche se i russi non hanno ancora costretto le forze ucraine a ritirarsi. E probabilmente non saranno in grado di circondare presto la città“.

L’assedio di Bakhmut

Così l‘assedio continua. Mentre i soldati dell’Ucraina denunciano di “non ricevere sostegno” sufficiente parlando al Kyiv Independent. Dall’altra parte del fronte, ritirarsi da Bakhmut non è un’opzione per i mercenari russi del gruppo Wagner. “L’intero fronte crollerebbe” in quel caso, secondo il capo del gruppo Yevgeny Prigozhin, che è tornato a lamentarsi del ministero della Difesa russo che non fornirebbe al gruppo altre munizioni e detenuti da mandare al fronte.

Su tutte le linee di contatto, il comando russo continua intanto a insistere su azioni offensive, che secondo l’intelligence britannica portano a combattimenti ravvicinati con la fanteria di Mosca scarsamente equipaggiata. In particolare, alla fine del mese scorso i riservisti russi hanno dichiarato di aver ricevuto l’ordine di prendere d’assalto una roccaforte ucraina armati solo di “armi da fuoco e pale“.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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