Naufragio di Cutro: Meloni convoca Piantedosi, i familiari delle vittime si rivolgono agli avvocati
La premier insoddisfatta del capo del Viminale. A Crotone potrebbe scattare un'azione legale collettiva a supporto dei due procedimenti penali
Per la premier Giorgia Meloni ci sarebbero stati “troppi errori, troppe leggerezze” nella vicenda del naufragio dei migranti a Steccato di Cutro (Crotone). Lo scrive Repubblica, secondo cui la presidente del Consiglio vuole parlare con il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi e bloccare i decreti che stringono le maglie dei soccorsi in mare.
Piantedosi, che dovrà riferire il 7 marzo alle Camere, è nell’occhio del ciclone per i suoi commenti sul naufragio. Fra cui la frase sulla “disperazione che non può mai giustificare questi viaggi in cui i genitori mettono a rischio i propri figli“.
Parole che hanno scandalizzato e fatto arrabbiare buona parte dell’opinione pubblica, a cominciare dai crotonesi. In circa mille hanno partecipato alla Via Crucis in riva al mare, domenica 5 marzo, in memoria delle vittime del naufragio. Una processione in testa alla quale c’era la croce realizzata dall’artista Maurizio Giglio con i resti del barcone affondato, su incarico di don Francesco Loprete, parroco di Le Castella a Isola Capo Rizzuto. Alla Via Crucis hanno partecipato anche l’arcivescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta, e l’imam della moschea di Cutro, Mustafa Achik.
Stop alla stretta sui migranti
Per Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi avrebbe avuto un approccio troppo ‘burocratico‘ per un caso altamente drammatico che richiedeva invece toni e parole adeguate. Ma c’è di più, scrive Linkiesta. Meloni chiederà al ministro degli Interni di bloccare il pacchetto di norme mutuate dai vecchi decreti Salvini che prevedono una stretta sull’accoglienza dei migranti. La premier vuole indire per il 9 o 10 marzo un Consiglio dei ministri a Cutro, sul luogo del naufragio. E non intende presentarsi con un nuovo giro di vite sulle norme che regolano i soccorsi in mare.
Piuttosto ha chiesto di capire come rimpatriare le salme dei 71 morti accertati, a cominciare dai bambini, anche neonati, nei diversi Paesi d’origine. A spese dello Stato. Un modo per dare solidarietà alle vittime. Ma anche per scrollarsi di dosso le accuse di essere stata assente sulla vicenda e di non essersi recata a Crotone come invece ha fatto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel frattempo ha fatto sue, ripostandole sui social media, le parole di papa Francesco all’Angelus di domenica 5 marzo in cui il pontefice ha chiesto di fermare i trafficanti di uomini.
Le parole del Santo Padre rappresentano un grande richiamo per tutte le Istituzioni. Come Governo le facciamo nostre, continuando a impiegare tutte le forze necessarie per combattere i trafficanti di esseri umani e fermare le morti in mare. pic.twitter.com/2jR1fMiiAp
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) March 5, 2023
Naufragio, class action sui soccorsi
Tutto questo mentre dalla città calabrese giunge la notizia che i parenti delle vittime del naufragio potrebbero dar vita a una class action: un’azione legale collettiva. Alcuni di loro si sarebbero già rivolti ad alcuni avvocati. L’assistenza di un avvocato è d’altra parte necessaria anche per poter contribuire all’inchiesta della procura di Crotone. Al centro della possibile class action il capitolo soccorsi. Si cercherà di appurare se siano stati tempestivi o se vi siano state delle responsabilità che hanno portato alla morte delle 71 vittime finora accertate.
I due procedimenti in corso
Ad assistere gratuitamente i familiari delle vittime un pool di avvocati, tra cui Luigi Li Gotti, ex sottosegretario alla Giustizia. Ma anche Mitja Gialuz, ordinario di Diritto processuale penale all’Università di Genova, Vincenzo Cardone e Francesco Verri, cassazionisti esperti di Diritto penale internazionale.
“Siamo stati incaricati da numerosi familiari delle vittime del naufragio” affermano in una nota i quattro penalisti. “Li rappresenteremo nei due procedimenti penali iscritti dalla Procura della Repubblica di Crotone. Il primo ha già condotto all’arresto di alcuni presunti scafisti che rispondono dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo quale conseguenza della violazione dolosa delle leggi sull’immigrazione. Il secondo procedimento mira a raccogliere gli elementi per valutare se ci sono responsabilità per il mancato soccorso in mare“.
Da Torino sono invece in arrivo a Crotone gli avvocati Marco Bona ed Enrico Calabrese che già in passato hanno assistito i familiari delle vittime di altre tragedie in mare, come quella del traghetto Norman Atlantic e della Costa Concordia. “Incontreremo i familiari delle vittime che ci hanno contattato” hanno spiegato al quotidiano La Stampa. “Prenderemo in esame ogni possibile responsabilità di istituzioni nazionali e comunitarie, Frontex e Commissione incluse“.