Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha riferito ai deputati sul naufragio di Cutro, in Calabria, di domenica 26 febbraio. Alla gravità della condotta criminale degli scafisti “facevo riferimento quando ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti. In nessun modo volendo colpevolizzare le vittime. Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato“.
Così il capo del Viminale si è difeso oggi 7 marzo a Montecitorio. Matteo Piantedosi ha affermato che il bilancio del naufragio “non è ancora definitivo“. A oggi le vittime “sono 72, di cui 28 minori, mentre i superstiti sono 80. Di questi, 54 sono accolti nel locale Centro di accoglienza richiedenti asilo. Altri 12 nel Sistema Sai a Crotone, 8 sono ricoverati in ospedale, 2 minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e 3 soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati“.
La ricostruzione dei fatti
Intorno alle 4 del mattino di domenica 26 febbraio, ha riferito Piantedosi, “sull’utenza di emergenza 112 giunge una richiesta di soccorso telefonico. È questo il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l’esigenza di soccorso per le autorità italiane“. Nei momenti immediatamente precedenti al naufragio la navigazione “era proseguita fino alle 3.50, allorquando, a circa 200 metri dalla costa, dalla barca avevano avvistato dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia. A quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata per cambiare direzione. In quel frangente, la barca, in mezzo ad onde alte, urta, con ogni probabilità, una secca e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia ad imbarcare acqua“.
Piantedosi su Sar e soccorsi
“È essenziale chiarire che l’attivazione dell’intero sistema Sar (ricerca e soccorso, n.d.r.) non può prescindere da una segnalazione di una situazione di emergenza. Solo ed esclusivamente se c’è tale segnalazione, si attiva il dispositivo Sar. Laddove, invece, nessuno segnali un distress, l’evento operativo è gestito come un intervento di polizia. È esattamente quanto avvenuto nel caso in questione” ha precisato Piantedosi. Peraltro, ha aggiunto, “le modalità tecnico-operative dei salvataggi non si possono sottoporre a condizionamenti. Dunque, sostenere che i soccorsi sarebbero stati condizionati o addirittura impediti dal Governo costituisce una grave falsità. Che offende, soprattutto, l’onore e la professionalità dei nostri operatori impegnati quotidianamente in mare, in scenari particolarmente difficili“.
Le repliche dell’opposizione
Le forze di opposizione hanno risposto con durezza all’informativa del ministro Piantedosi. “Alla fine quelle vite si potevano salvare, lo ha detto il comandante della Guardia Costiera di Crotone” è stata la dichiarazione del vicesegretario uscente del PD, Peppe Provenzano. “Il Governo deve essere indagato per strage colposa come disse anche Meloni il 14 aprile del 2015, dopo il naufragio a largo di Lampedusa. Ma allora il naufragio avvenne a 200 miglia dalla costa, questo a 200 metri“. “Dove è Matteo Salvini” ha chiesto polemicamente il deputato pentastellata Vittorio Baldino. “Perché continua a scappare dal Parlamento come un coniglio e non si assume le sue responsabilità? Se ritiene di rispondere solo a se stesso si guardi allo specchio e si dimetta“.
FI: “Bravo Piantedosi“
Dai banchi della maggioranza il capogruppo di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, ha dichiarato che avrebbe voluto “un dibattito con toni differenti davanti a vittime innocenti. Invece va in scena una strumentalizzazione per il solo gusto di chiedere le dimissioni di Piantedosi. Signor ministro, lei ha la fiducia del nostro gruppo parlamentare: ha chiarito i termini della tragedia. Non è stata la prima ma vogliamo lavorare insieme perché sia l’ultima“.