In Ucraina, il gruppo di mercenari russi Wagner ha annunciato di avere preso il pieno controllo della parte orientale di Bakhmut. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto alla Cnn che se i russi conquisteranno completamente la città del Donbass, nella regione di Donetsk, avranno “la strada aperta” per catturare altre città.
Il New York Times intanto rivela che dietro l’attacco ai gasdotti Nord Stream ci sarebbe un gruppo pro-Ucraina. Secondo le informazioni raccolte degli 007 americani, comunque, non ci sono prove che Zelensky fosse a conoscenza del piano.
L’Ucraina: “Vogliamo armi e munizioni“
Alle porte della primavera la guerra si aggrava e ora i russi potrebbero sfondare e abbattere le difese ucraine nel Donbass. L’Unione europea è in allarme. In Europa “siamo arrivati a un momento cruciale del nostro sostegno per l’Ucraina” ha detto Thierry Breton, Commissario europeo per il Mercato Interno, al consiglio informale Difesa a Stoccolma, l’8 marzo. “È assolutamente obbligatorio che ci si muova in una sorta di economia di guerra per l’industria della difesa. Dobbiamo fare ‘whatever it takes‘ per fornire l’Ucraina di munizioni“.
Gli ha fatto eco il ministro della Difesa dell’Ucraina, Oleksii Reznikov. “Abbiamo bisogno di munizioni, munizioni, munizioni” ha dichiarato al summit di Stoccolma. “Ma non solo. Anche sistemi di difesa aerea, veicoli di fanteria da combattimento e altri carri armati come i Leopard. A quel punto avremo il pugno di ferro che ci serve per la controffensiva“. “Le procedure sono una cosa giusta“, ha detto a proposito dei tempi decisionali dell’Unione europea. “Tuttavia, come ha detto il segretario generale della NATO in tempo di guerra, la rapidità salva vite. Ecco perché dobbiamo andare avanti il più rapidamente possibile“.
Il Comandante e i capi NATO
Uno dei punti più delicati in discussione fra gli Stati membri dell’Unione è se comprare le munizioni per Kiev esclusivamente dall’industria europea, rafforzando le linee produttive anche con investimenti pubblici. Oppure acquistarle sul mercato mondiale. Tra i 27 non c’è ancora accordo su questo.
Sul piano militare, il comandante in capo delle forze armate ucraine, Valerii Zaluzhnyi, ha incontrato il generale americano Christopher Cavoli, comandante del Comando alleato NATO supremo in Europa (Saceur). Ha visto però anche l’ammiraglio britannico Tony Radakin, capo di Stato maggiore della difesa della Gran Bretagna. Quindi il generale polacco Rajmund Andrzejczak, capo di Stato maggiore delle forze armate della Polonia. E infine il tenente generale americano Antonio Aguto, comandante del Gruppo assistenza e sicurezza Ucraina. Zaluzhnyi li avrebbe informati della situazione sul campo di battaglia, in particolare a Bakhmut.
Gasdotto, l’Ucraina dietro il sabotaggio?
L’Ucraina potrebbe presto dover chiarire il giallo del clamoroso sabotaggio, con plurime esplosioni sottomarine, ai gasdotti Nord Stream, nel Mar Baltico ai confini fra Svezia e Danimarca, avvenuto il 26 settembre 2022. Secondo il New York Times sarebbe da addebitarsi a un commando pro-Ucraina, composto da 5 uomini e una donna, che potrebbe aver agito all’insaputa di Volodymyr Zelensky del suo Governo.
La rete Nord Stream 1 (la 2 non è mai entrata in funzione) porta il gas direttamente dalla Russia alla Germania. Stati Uniti, Ucraina e Polonia. L’hanno sempre vista con ostilità. “Sull’incidente al Nord Stream ci sono tre inchieste in corso, ancora non si è arrivati ad una conclusione, aspettiamo la fine delle indagini” ha detto il portavoce per la sicurezza nazionale americana, John Kirby.
L’ipotesi Stati Uniti
La cautela americana è comprensibile anche alla luce dei sospetti che proprio gli Stati Uniti possano essere all’origine del sabotaggio, tramite una delle tante operazioni sotto copertura che fanno nel mondo. Secondo un’inchiesta del giornalista statunitense Seymour Hersh, più volte Premio Pulitzer, sarebbero infatti gli Usa, con l’aiuto della Norvegia, i responsabili di quanto accaduto. “È stato un atto terroristico” degli Stati Uniti contro la Russia e contro la Germania, per far sì che “Berlino non abbia più un ruolo“, ha sostenuto il Cremlino chiedendo una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU.