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Papa Francesco rompe il tabù del celibato dei preti: “Può essere rivisto”

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Nei giorni in cui si celebra il decimo anniversario del suo pontificato (13 marzo 2013), papa Francesco si esprime sul celibato dei preti. E in un’intervista al sito di informazione argentino Infobae afferma che l’obbligo del celibato per i sacerdoti della Chiesa cattolica è “una prescrizione temporanea” e dunque può essere rivisto.

Il vincolo al celibato per i chierici è notoriamente una disciplina introdotta dalla Chiesa a un certo punto della propria storia, dopo i primi secoli, ed è raro, sottolinea Repubblica, che il Papa ne parli esplicitamente. Addirittura facendo intendere che potrebbe metterla in discussione alla radice.

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Papa Francesco si è espresso esplicitamente sulla possibilità che il celibato dei sacerdoti cattolici costituisca una regola che è possibile rivedere perché nata storicamente ad un dato momento e dunque “temporanea”. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Il Papa e il Concilio

Papa Francesco, del resto, dal momento della sua elezione come primo Pontefice non europeo da molti secoli, ha caratterizzato il suo corso per lo spiccato carattere conciliare. Il Concilio Vaticano II (1962-1965) è il suo faro. Francesco promuove la “conversione pastorale” e “missionaria” della Chiesa, oltre che, in questi ultimi due anni, la “sinodalità“. Lo spirito “conciliare” dell’azione di rinnovamento di papa Francesco è in parte contrastato da larghe fasce conservatrici dell’arcipelago ecclesiale.

Uno spirito, tra l’altro, che nell’ottica di papa Francesco, si rifà alla “radicalità evangelica” e all’anima della “Chiesa degli inizi“, in tutti i suoi risvolti. Dall’amore per il prossimo alla sobrietà e allo spogliarsi di ogni orpello mondano e simbolo di potere. E dalla cosiddetta “opzione preferenziale per i poveri” alla missione “evangelizzatrice” di ogni battezzato. In quel “sinodale” camminare insieme in cui non ci sono più rigide distinzioni tra chierici e laici, sottolinea l’Ansa. Fino all’atteggiamento della “misericordia“, che per Francesco costituisce il marchio di fabbrica del cristianesimo. A cui il Papa ha dedicato un Giubileo straordinario e che nel suo pontificato è diventato persino “una forma dell’agire politico e diplomatico“, come sostiene padre Antonio Spadaro direttore de La Civiltà Cattolica.

Il ruolo dei preti e quello dei laici

In questo contesto si devono inquadrare le affermazioni del papa sul celibato obbligatorio, che è revisionabile in quanto prassi storica della Chiesa ma non certo prescrizione immutabile, tanto meno dogmatica. “L’attuazione del Vaticano II è la carne di questo pontificato“, scrive eloquentemente sulla testata The Catholic Leader il cardinale canadese Michael Czerny, gesuita come Bergoglio. Ma anche suo stretto collaboratore in quanto prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. “Dalla caratterizzazione conciliare dei fedeli come ‘popolo di Dio’, il Papa estrapola che ‘ciascuno di noi è battezzato non solo per seguire Cristo, ma per essere discepolo missionario“. “Non credo che, prima, il signore e la signora ‘Cattolici’, giovani o meno giovani, si fossero visti con questa essenza e vocazione che ora papa Francesco sta spacchettando e liberando“, aggiunge Czerny.

Papa Francesco all’udienza in Piazza San Pietro l’8 marzo. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Il Papa e i rimproveri alla Chiesa italiana

Sento che il Signore vuole che il Concilio si faccia strada nella Chiesa. Gli storici dicono che perché un Concilio sia applicato ci vogliono 100 anni. Siamo a metà strada“, ha ripetuto più volte papa Bergoglio. E tra i ricorrenti rimproveri alla Chiesa italiana forse il più tagliente è stato quello arrivato con l’intervista al Corriere della Sera del 3 maggio 2022. In quell’occasione il papa sottolineava che l’attuazione degli orientamenti dati dal Concilio Vaticano II è stata “forse più difficile” in Italia che in America Latina o in Africa. “Spesso ho trovato una mentalità preconciliare che si travestiva da conciliare“. Cosa succederà adesso per l’obbligo del celibato ai sacerdoti? Papa Francesco sembra voler rompere un tabù ma non è detto che trovi, tra i chierici come tra i fedeli laici, consenso alla sua impostazione. Soprattutto in Italia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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