Rieletto capo di Stato della Cina per la terza volta, Xi Jinping ha chiesto di attuare la “strategia generale del Partito comunista per risolvere la questione di Taiwan nella nuova era“. Chiudendo i lavori del Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese, Xi ha menzionato i requisiti di “adesione al principio della ‘Unica Cina’ e il Consenso del 1992“.
Ma anche la promozione attiva “dello sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto di Taiwan“. La Cina si opporrà quindi “con fermezza alle interferenze esterne e alle attività separatiste per l’indipendenza di Taiwan promuovendo con decisione il processo di riunificazione nazionale“.
Cina e Taiwan, la tensione cresce
Si tratta di dichiarazioni tutt’altro che rassicuranti rispetto alla geopolitica mondiale e alla guerra fredda che è in corso fra Cina e Stati Uniti. Gli Usa, sostenitori di Taiwan, sono ancora infuriati per i presunti palloni-spia cinesi che Pechino avrebbe inviato sopra siti militari nucleari americani. D’altro canto la Cina ha risposto duramente a Washington, invitando gli Usa a non esacerbare le tensioni “altrimenti ci saranno scontri“. Arriva adesso la dichiarazione del ‘neo-imperatore’ Xi Jinping, sempre più capo assoluto della Cina, sull’indipendenza di Taiwan che deve finire. Le forze armate cinesi, afferma il presidente, devono salvaguardare la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina.
Xi vara il riamo
Nel primo discorso dal terzo mandato di fila al vertice della Repubblica popolare, Xi Jinping ha rimarcato che “la sicurezza è il fondamento dello sviluppo. Mentre la stabilità è un prerequisito per la prosperità“. E perciò ha chiesto “sforzi per modernizzare la difesa nazionale e l’Esercito popolare di liberazione su tutti i fronti“. Al fine di “trasformare le forze armate in una ‘Grande muraglia d’acciaio’ capace di salvaguardare con efficacia la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo“. Infine, alcune fonti hanno riferito che il presidente della Cina ha in programma di visitare Mosca la prossima settimana. Lo riporta il quotidiano inglese The Guardian.
La Cina e la guerra in Ucraina
In rapporto al conflitto in Europa, il nuovo ministro degli Esteri, Qin Gang, ha affermato la scorsa settimana che la relazione tra Cina e Russia “non minaccia alcun Paese“. E quindi “non è soggetta ad alcuna interferenza o discordia seminata da terzi“. Si basa sui principi “di non alleanza, non confronto e non presa di mira di terze parti“. Anzi, se Cina e Russia “lavorano insieme, il mondo avrà una forza trainante verso il multipolarismo. E una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali“. Mentre “l’equilibrio strategico globale e la stabilità saranno meglio garantiti“.
D’altra parte, è il monito del capo della diplomazia della Cina, se gli Stati Uniti “non frenano e continuano sulla strada sbagliata, ci saranno sicuramente conflitti e scontri. Chi ne sopporterà le catastrofiche conseguenze?” Per Qin Gang “contenimento e repressione non renderanno grande l’America e non fermeranno il rinnovamento della Cina“. In una conferenza stampa Qin ha preso in esame anche la questione del pallone aerostatico transitato, e abbattuto, un mese fa sul territorio americano. Gli Usa “hanno agito con una presunzione di colpa, reagito in modo eccessivo, abusato della forza e drammatizzato l’incidente“, ha aggiunto.