Matteo Messina Denaro, arrestata una coppia: “Hanno favorito la latitanza del boss”
In manette Emanuele Bonafede, nipote del boss Leonardo Bonafede, e la moglie Lorena Ninfa Lanceri, che Messina Denaro chiamava "Diletta"
Non si fermano le indagini sui complici del boss Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio. Esattamente due mesi dopo i carabinieri del Ros hanno arrestato Emanuele Bonafede, nipote del boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede, e la moglie Lorena Ninfa Lanceri.
Per queste persone le accuse sono di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, aggravati dal metodo mafioso.
Messina Denaro e “Diletta“
A coordinare l’inchiesta sono stati il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e i pm Piero Padova e Gianluca De Leo. Dall’inchiesta emerge che Lorena Lanceri sarebbe stata molto legata a Matteo Messina Denaro. I militari hanno trovato numerosi riscontri del rapporto tra il boss e la Lanceri. Messina Denaro, per nasconderne la vera identità, la chiamava Diletta.
Inoltre, nel corso delle indagini, i carabinieri hanno trovato una foto di Matteo Messina Denaro che fuma un sigaro e tiene in mano un bicchiere da Cognac scattata a casa di Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Lanceri. Il documento è fra gli elementi che incastrano i due coniugi accusati di favoreggiamento. La foto risale a qualche anno fa e mostra solo gambe e busto dell’allora latitante, non il volto.
La testimone e le chat col boss
Ma come hanno fatto i carabinieri a capire che Diletta era Lorena Lanceri? Tutto parte dalla testimonianza di una delle pazienti con cui Messina Denaro, ammalato di tumore, faceva la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo. E che era diventata amica del boss. Il 18 gennaio scorso, due giorni dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, i carabinieri del Ros hanno interrogato la testimone. La donna ha raccontato che il boss – che lei conosceva come Andrea Bonafede – le aveva detto di avere una storia con una ragazza di nome Diletta.
Il finto Bonafede aveva anche messo in contatto le due donne tramite chat audio. La paziente le ha conservate e consegnate ai militari del Ros. “Ah c’è Diletta che ha il Covid… gliel’ho passato io… si sta curando stiamo qua a casa assieme e Diletta ti saluta anzi ora te la passo per messaggio“, si sente in una delle chat vocali che Messina Denaro manda all’amica e che i carabinieri hanno ascoltato. Segue l’audio di Diletta inviato sempre alla paziente: “Io qua con la creatura (fa riferimento al boss, ndr.) quello che mi sta facendo passare non solo mi ha trasmesso il Covid… però alla fine per lo meno mi fa ridere perché è simpatico“.
Messina Denaro tradito dai telefoni
Durante la registrazione dei vocali, tutti partiti dal telefono di Messina Denaro, il cellulare di Diletta riceve una chiamata. Nella registrazione delle conversazioni, poi ascoltata dagli investigatori, si sente lo squillo e la donna rispondere. L’analisi delle celle telefoniche svela ai militari l’identità di Diletta. Nell’istante in cui le chat vocali vengono registrate, e il cellulare della donna che è col boss riceve la chiamata, i telefonini di Messina Denaro e della Lanceri agganciano le stesse celle. I due, evidentemente, sono insieme. E dunque Diletta è la Lanceri.
Infine, in alcuni messaggi che il padrino manda alla sorella Rosalia, anch’essa arrestata, lo scorso 3 marzo, si comprende chiaramente quanto Diletta conti per lui. “Nessun dubbio può quindi residuare sulla centralità del ruolo della donna – scrive il gip – per assicurare al latitante il più ampio conforto emotivo e relazionale – oltre a quello logistico e assistenziale“. “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu“. Così, del resto, scriveva 4 anni fa in un biglietto diretto a Matteo Messina Denaro la Lanceri, firmandosi “Diletta“.