I recenti segnali di disgelo fra l’Europa e la Cina, riguardo la proposta di pace di quest’ultima sul conflitto in Ucraina, fanno ben sperare circa il raggiungimento di un nuovo equilibrio geopolitico globale. Le ultime dichiarazioni difatti, sia dell’alto rappresentante della politica estera UE, Josep Borrell, che della presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen suggeriscono che l’Europa abbia l’intenzione di ascoltare e di prendere in considerazione le intenzioni cinesi.
Quest’apertura dell’UE verso il Dragone potrebbe gettare concretamente le basi per la pace nel Vecchio Continente. L’Europa rappresenta il vero ago della bilancia, per potere economico e politico, nella lotta per la supremazia globale in atto fra gli USA e la Cina. La Cina vede nell’UE uno sbocco economico cruciale per il proprio espansionismo globale, mentre gli USA hanno bisogno necessariamente dell’UE per mantenere una propria influenza politica al di là dell’Atlantico.
L’Europa tra Cina e USA: Von Der Leyen e Borrell alla ricerca di un accordo di pace con i cinesi
In questa “guerra per procura” tra USA e Cina, che vede sfortunatamente il territorio ucraino come protagonista, l’Europa potrebbe essere l’unica “potenza occidentale” che possiede buone chance di agguantare un cessate il fuoco ed una pace equa. E sembrano averne preso coscienza anche gli alti rappresentati delle istituzioni UE. L’alto rappresentante della politica estera difatti, Josep Borrell, ha dichiarato recentemente che si recherà presto in Cina per una missione che punta ad esplorare in profondità la possibilità di un’azione cinese a favore della pace in Ucraina. «I cinesi vogliono avere un ruolo diplomatico, non vogliono essere associati con le azioni militari di Mosca». E nella stessa direzione andrebbe la visita, prevista la settimana prossima, in Cina, della presidente Ursula Von Der Leyen con il presidente francese Emmanuel Macron.
Toni più morbidi anche da parte del premier spagnolo Pedro Sanchez. Il quale ha affermato riguardo la Cina che “è un’attore globale e la sua voce deve essere ascoltata per trovare un modo per porre fine a questa guerra e per aiutare l’Ucraina a recuperare la sua la sovranità violata da Putin”. Più voci dunque in tutta Europa, sembrano riunirsi attorno all’idea che l’UE debba giocare la sua partita, in equidistanza tra Pechino e Washington, per raggiungere la pace nel Vecchio Continente. La Cina difatti, contrariamente ad una certa propaganda statunitense, non ha niente da guadagnare col prosieguo della guerra. Alla pari dell’Europa.
Perché la Cina vuole la pace e il cessate il fuoco
Viste le sue aspirazioni economiche al livello globale difatti, per Pechino l’allargamento del conflitto su scala globale, rappresenterebbe solo una pesante battuta d’arresto. La “nuova Guerra Fredda” fra il blocco occidentale e quello orientale costerebbe alla Cina la perdita di un mercato ricco e proficuo come quello dell’Unione Europea. Pechino perciò ha tutto l’interesse oggi di evitare, tanto quanto l’Europa, uno scontro frontale armato con l’Occidente. E, allo stesso tempo, sta tentando di garantire una fuoriuscita “degna” al proprio alleato russo. La disfatta totale di Putin confermerebbe il vecchio ordine mondiale e la supremazia dei paesi del G7, e l’influenza di Washington. Pechino, senza conflitto armato, vuole tessere le tele di un ordine mondiale alternativo.
Sul piano economico-finanziario e geopolitico, il riavvicinamento tra l’Arabia Saudita e l’Iran ha mostrato al mondo il nuovo ruolo internazionale di Pechino. In barba agli insuccessi americani nella regione, a cui aggiungere lo smacco da parte dei sauditi della Saudi National Bank, che nel crollo della banca svizzera Credit Suisse ha rifiutato di partecipare alla ricapitalizzazione dell’istituto di credito. Le Nazioni asiatiche e mediorientali stanno dando vita a nuove alleanze politiche e commerciali che non promettono affatto bene per la stabilità del primato globale USA. L’Europa in questo quadro apocalittico però ha oggi un importante carta da giocare, che potrebbe salvare migliaia di vite umane. E magari ridare dignità e credibilità al ruolo geopolitico dell’Unione Europea.