Udienza Generale 29 marzo, Papa Francesco: ecco perché si crede
Nella catechesi che precede la Domenica delle Palme il Pontefice spiega alcuni aspetti della fede
L’Udienza Generale del 29 marzo è l’ultima prima della Settimana Santa. In questa occasione Papa Francesco spiega perché si crede. Un azione che può risultare ‘semplice’ per chi ha fede, ma spesso incomprensibile agli occhi di non capisce come sia possibile arrivare a questa dimensione spirituale.
Nell’Udienza Generale del mercoledì 29 marzo Papa Francesco si sofferma su alcuni aspetti importanti che caratterizzano ‘l’avere fede‘. Si tratta della catechesi che precede la Domenica delle Palme e quindi la Settimana Santa in cui si ricorda la Passione di Gesù, un momento intenso per i Cristiani. In questa Udienza, il Pontefice si sofferma dunque sulla figura di San Paolo. Questo Santo rappresenta un simbolo per i credenti, egli persecutore dei Cristiani si converte, ed è per questo che il Papa definisce la sua esperienza di “caduta e risurrezione“.
Papa Francesco spiega il senso vero di essere cristiani
Nella Lettera ai Galati, San Paolo dice: “(Fratelli, io) non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire: ‘Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere’. E glorificavano Dio per causa mia. (Gal 1,22-24)”. San Paolo, come sottolinea Papa Francesco, subisce una sorta di ‘trasformazione‘ durante la sua conversione e dalla passione per la Legge, passa alla passione per il Vangelo, dal voler distruggere la Chiesa passa alla volontà di volerla costruire. Un passaggio forte che il Santo Padre indica con una parola piena di significato: incontro.
“Nel caso di Paolo, ciò che lo ha cambiato non è una semplice idea o una convinzione. È stato l’incontro, questa parola, è stato l’incontro con il Signore risorto“. E così come per San Paolo, Papa Francesco vuole sottolineare come Dio non annulli mai le caratteristiche di una persona, la sua umanità, le sue peculiarità. Ma come dice anche San Paolo: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura“, quindi, la sua intera esistenza si è trasformata in qualcosa di nuovo. L’incontro con il Signore porta un cambiamento che arriva da dentro e come tiene a precisare il Santo Padre: “Diventare Cristiano non è un maquillage, che ti cambia la faccia, no! Se tu sei Cristiano ti è cambiato il cuore ma se tu sei cristiano di apparenza, questo non va“, perché prosegue: “Il vero cambiamento è del cuore“.
La conversione vera
Per questo il Pontefice tiene a precisare che la passione per il Vangelo non si caratterizza con studi intensi. Si può studiare tutta la Bibbia restando comunque atei. Convertirsi è diverso, non passa attraverso lo studio che pur da conoscenza, ma passa dalla stessa “caduta e risurrezione” attraversata da Saulo/Paolo. Il Papa ricorda che si può essere Cristiani anche solo d’apparenza, ma se non avviene l’incontro con Gesù allora il cuore non potrà essere cambiato. E a tal proposito il Santo Padre propone un importante paradosso. Il Pontefice ricorda che finché Paolo si riteneva “giusto davanti a Dio” si sentiva “autorizzato a perseguitare“, persino ad uccidere.
Ma solo quando si rende conto di essere “bestemmiatore e violento” e si riconosce come tale, allora è capace di amare. Quindi, non basta sentirsi a posto, non basta l’autosufficienza, perché si rischia di essere solo un “cattolico elegante“. “Ma un cattolico elegante non è un cattolico santo“. E in conclusione Papa Francesco auspica: “Che il Signore ci aiuti a trovare Gesù, a incontrare Gesù. E che questo Gesù da dentro ci cambi la vita e ci aiuti ad aiutare gli altri“. Il vero senso di essere Cristiani: aiutare gli altri. Un ‘monito’ che il Santo Padre non dimentica di ricordare in tutte le sue catechesi e così anche oggi.